“Prudenza, per non ritrovarsi tra due settimane di nuovo in fascia arancione” dichiarava il presidente di Regione Liguria Giovanni Toti a inizio febbraio. Se la Regione fosse più tempestivamente intervenuta nei giorni scorsi a regolare la situazione dell’imperiese, si sarebbe potuto evitare di uscire dalla fascia gialla di rischio? Impossibile dare una risposta certa. Da domenica tutta la Liguria ritorna dunque in zona arancione come le regioni Abruzzo, Toscana e la Provincia Autonoma di Trento.
Le polemiche sul San Valentino saltato continuano anche se la questione si è conclusa ieri con l’ordinanza del ministero della Salute. Il presidente di Regione Liguria GiovanniToti ieri sera ha precisato di aver chiesto al ministro della Salute Speranza di poter far scattare l’ordinanza dalla sera della domenica, “tenendo conto della particolare giornata di festa che per i ristoratori ha un grande valore economico, ma la mia richiesta è stata respinta, perché il dato normativo prevede che la fascia di rischio entri in vigore a 24 ore di distanza dall’ordinanza del ministro. Ribadisco pertanto che il quadro normativo non consente alla Regione Liguria di assumere alcun provvedimento ponte nelle prossime ore”.
il vicepresidente e assessore all’Agricoltura di Regione Liguria Alessandro Piana torna sulla polemica. “Chiuse nella zona arancione le consumazioni sul posto -dice Alessandro Piana- con conseguenti saracinesche abbassate per ristoranti e agriturismi. Una decisione in queste ore di cambiamento ancor più difficile da digerire o, anche solo lontanamente, da comprendere, sia da parte dei singoli operatori sia dal versante delle associazioni di categoria subissate di lamentele e di richieste. Sul lato pratico un provvedimento di tal fatta arreca un altro drammatico colpo alla grandissima precarietà su cui si reggono le nostre piccole e medie aziende. Tutti esercizi che si sono già approvvigionati per la giornata clou, spesso con proposte a tema, più ricche del solito. Una decisione così repentina senza dare apparenti concreti benefici sul piano della salute pubblica e del timing non è accettabile. Si poteva mantenere l’apertura a pranzo con gli appositi accorgimenti di sicurezza”.
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“Le scorte andranno sprecate per l’ennesima volta, così come tutta la catena di produzione necessaria e a farne le spese saranno sia gli imprenditori sia i lavoratori, in un periodo decisamente delicato. Alla grave situazione economica – aggiunge Piana – al danno degli ultimi mesi si aggiunge in tal modo un’ulteriore beffa dal peso insostenibile e di cui non si capisce l’estrema ratio, una doccia gelata per chi sperava di iniziare a vedere la ripresa delle proprie attività. Solo chi ha lavorato nel campo può comprendere quanto lavoro ci sia dietro anche ad un solo coperto”.
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