Chirivì (FdI):“il comune di Finale Ligure non rinunci al restauro del Teatro Sivori”

Alessandro Chirivì

Finale Ligure | In relazione all’ipotesi circolata in alcuni media locali che il Comune di Finale Ligure rinunci al restauro dello storico Teatro Sivori interviene il Direttivo Provinciale di Fratelli d’Italia, per il tramite del responsabile provinciale delle politiche culturali, Alessandro Chirivì.

“Il Teatro Sivori, inaugurato nel 1868 da un concerto del celebre violinista finalese Camillo Sivori, è uno dei teatri storici più belli ed importanti della Regione Liguria, con arredi interni preziosi e molto curati, splendide decorazioni pittoriche e scultoree dei fratelli Mario e Giuseppe Moscino ed una facciata impreziosita dall’opera di Antonio Brilla, scultore e decoratore del teatro Chiabrera di Savona, e merita di essere restaurato, riportato all’antico splendore e rimesso a disposizione della cittadinanza, per farlo tornare a quel ruolo di punto di incontro e di sviluppo della diffusione della cultura teatrale e musicale che ha avuto fin dall’ottocento” afferma Alessandro Chirivì del Direttivo Provinciale di Fratelli d’Italia, che prosegue “è dovere dell’amministrazione comunale lavorare quotidianamente alla ricerca di possibili ulteriori finanziamenti, dell’Unione Europea, dello Stato Italiano, della Regione e di tutti gli Enti che erogano risorse per le finalità culturali e di recupero del patrimonio storico artistico”. 

“Rinunciare a recuperare le più importanti testimonianze della storia e della cultura di una comunità significa condannarla a perdere la sua memoria e la sua identità, ed il recupero dei beni culturali e la valorizzazione delle bellezze locali, anche a fini turistici e di attrazione, devono avere una priorità assoluta. L’impegno di Fratelli d’Italia sarà sempre in prima linea per supportare le amministrazioni locali nella ricerca dei finanziamenti e degli interventi necessari per riportare agli antichi splendori le testimonianze del nostro passato, ma le comunità locali non devono arrendersi passivamente e rinunciare alla loro storia ed alle loro tradizioni”, conclude Chirivì.

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