La favola del Principe Amleto

Genova. Marco Sciaccaluga, nel doppio ruolo di regista e direttore della Scuola di Recitazione del Teatro Nazionale di Genova “Mariangela Melato”, ha scelto di confrontarsi con quello che forse è il testo più famoso di William Shakespeare per dare vita insieme a un folto gruppo di giovani e talentuosi attori a La favola del Principe Amleto, in prima assoluta da mercoledì 30 gennaio a domenica 3 febbraio al Teatro Duse.


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Questa nuova produzione è il culmine di un lungo percorso, che ha coinvolto i partecipanti del Master di recitazione. La sera della prima ci sarà, quindi, anche la cerimonia di consegna dei diplomi. Subito dopo lo spettacolo gli attori torneranno sul palco per ricevere gli attestati, che saranno consegnati da Fabrizio Marchetti, Responsabile Direzione Territoriale Lodi, Pavia, Liguria Levante (BPL) di Banco BPM, lo sponsor che con il suo prezioso contributo sostiene la Scuola di Recitazione del Teatro Nazionale di Genova.

Il personaggio di Amleto ha goduto nei secoli una popolarità tale da oltrepassare i confini teatrali per entrare nel vissuto comune. Il principe di Danimarca da un lato esprime i dubbi dell’uomo moderno e la complessità dei più importanti personaggi shakespeariani – mai del tutto buoni, né del tutto cattivi – dall’altro è il protagonista di una storia archetipica, come quella delle favole, con tanto di matrigne cattive e aiutanti dell’eroe. Una storia di cui fanno parte moltissimi personaggi, dallo zio Claudio – l’usurpatore contro cui si rivolgerà la vendetta di Amleto – a Ofelia, prototipo della ragazza dal destino infelice, dal Segretario di Corte Polonio agli amici di Amleto – Laerte, Orazio, Rosencrantz e Guildenstern – sino alla compagnia di attori che sarà centrale nello scioglimento della vicenda.

Nel portare sulla scena questo dramma corale Marco Sciaccaluga ha avuto l’intuizione di fare indossare agli attori maschere di stoffa bianca, uno stratagemma mutuato dal teatro di Bertolt Brecht (e del regista Benno Besson, suo allievo). “Inizialmente utilizzavamo le maschere come esercizio teatrale: cancellare i tratti fisici dei singoli attori per lavorare sulla creazione dei personaggi da una prospettiva diversa. Successivamente ho capito che l’effetto di straniamento così creato faceva emergere la storia di Amleto come una fiaba arcana, ricca di sfumature e particolarità ma al contempo universale con i suoi aspetti tragici e grotteschi. E questa è stata la chiave di volta del nostro spettacolo”. L’uso delle maschere, inoltre, permette di alternare attori diversi nel ruolo dello stesso personaggio. Per esempio, Amleto viene interpretato da tre ragazze e un ragazzo, che si scambiano la maschera e la parte nell’arco della stessa rappresentazione. “Partendo da questa insolita prospettiva, privilegiamo una delle infinite essenze dell’antica storia narrata da Shakespeare”, conclude Sciaccaluga. “La favola del Principe Amleto vuole essere un viaggio che ci conduce al mistero dell’uomo e dell’essere, e dunque del teatro”.

Inizio spettacoli martedì, mercoledì, venerdì e sabato ore 20.30, giovedì ore 19.30, domenica ore 16. Biglietti da 12 a 27 euro.