“My Way”: omaggio a Pino Pascali

di Claudio Almanzi Albenga / Polignano a Mare. Si inaugura questo pomeriggio, alle ore 18 alla Fondazione Museo Pino Pascali di Polignano a Mare, la mostra: “My Way- Installazione con figure” dell’ artista romano Fabio Sargentini. Si tratta di un omaggio che il grande artista-gallerista ha voluto tributare a Pascali nel cinquantenario della scomparsa. Abbiamo visitato la Fondazione di Polignano proprio nei giorni scorsi, durante i lavori di preparazione di questa mostra il cui cuore è l’ installazione che propone le sagome di alcuni grandi artisti, amici di Pascali, che all’ inizio degli anni Sessanta a Roma frequentarono la mitica galleria “L’Attico”.

Qui Sargentini, visionario artista, sensibile gallerista, acuto collezionista, generoso mecenate ed illuminato operatore culturale, ospitò le loro opere e con il suo fiuto fece di Roma una delle grandi capitali mondiali dell’Arte Contemporanea. Nel salone principale della Fondazione Pascali sono così riuniti Gino De Dominicis, Simona Forti, Jannis Kounellis, Eliseo Mattiacci, Mario Merz, Pino Pascali, Robert Smithson e Fabio Sargentini. Non ci sono proprio loro, anche perchè quasi tutti scomparsi, ma le loro sagome, a grandezza naturale, riprodotte in bianco e nero, con quella di Sargentini invece a colori per mettere in evidenza l’artista e gallerista visionario che seppe vedere in loro, primo fra tutti, il talento e l’estro. Sargentini a colori anche per sottolineare che proprio lui ha vinto il Premio Pascali 2018 e che la sua idea per ricordare l’ amico Pino Pascali è stata vincente e concretizzata proprio attraverso questa suggestiva mostra.

Il premio, che consiste in una coda di balena in ceramica bianca, realizzata dagli studenti del Liceo Artistico “Pascali-De Nittis”di Bari, verrà consegnato oggi a Sargentini da Aldo Patruno, direttore del Dipartimento Turismo, Economia e Cultura della Regione Puglia, mentre nelle vesti di padroni di casa ci saranno il presidente della Fondazione Pascali Giuseppe Teofilo e la direttrice del Museo Rosalba Branà. Il gruppo di artisti venne accolto nella “Città Eterna” fraternamente da Sargentini: all’Attico si creò un ambiente frizzante e creativo nel quale nacquero alcune fra le più grandi intuizioni artistiche che hanno caratterizzato l’ arte contemporanea italiana ed internazionale degli anni Sessanta e Settanta. E la mostra è dedicata proprio al periodo che va dal 1966 al 1976.

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Fra i pezzi storici più importanti di Pino Pascali in mostra ci sono la “Cresta di Dinosauro”, proveniente dalla Galleria Nazionale di Roma ed i mitici “Bachi da setola con bozzolo”, che il Museo Pascali ha acquistato recentemente grazie ad un finanziamento della Regione Puglia. La mostra è arricchita dalle splendide fotografie di Claudio Abate che testimoniano eventi storici, a cavallo ftra gli anni Sessanta e Settanta, come i celebri “Dodici cavalli” che Jannis Kounellis espose nel 1969 all’ Attico, in via Beccaria; lo storico “Igloo” di Mario Merz ed il celebre “Zodiaco” di Gino De Dominicis.

Pino Pascali è morto, a soli 33 anni, l’11 settembre del 1968 a Roma, tragicamente e prematuramente. È forse l’artista pugliese più grande, certamente il più celebre a livello internazionale di tutto il Novecento. Era nato a Bari (i genitori di Polignano a Mare) il 19 ottobre del 1935. Dopo la tragica fine (fu investito da un’auto mentre correva in moto) la sua salma fu inumata nel piccolo cimitero del suo paese di origine. La carriere artistica di Pascali è stata breve e folgorante. Si era diplomato all’Accademia di Belle Arti di Roma nel 1959 e aveva cominciato subito a farsi notare come scenografo. Aveva eseguito bozzetti, disegni e “corti” per “Carosello” e altre trasmissioni tv, oltre che disegni e plastici di velieri, treni, corazze. Era un instancabile, sensibile e visionario sperimentatore.

Nel 1965 aveva tenuto la sua prima personale, a Roma nella prestigiosa galleria “La Tartaruga”. In soli tre anni si era imposto all’attenzione dei maggior critici d’arte italiani (Vivaldi, Calvesi, Grandi, Rubiu, Boatto, Bucarelli, De Marchis) e di galleristi d’avanguardia, come Sargentini, Sperone, Iolas (che lo presentò nel 1968 a Parigi). Proprio nell’estate del 1968 aveva partecipato su invito con una sala personale alla XXXIV Biennale di Venezia. Era la sua consacrazione: dopo la sua scomparsa, a mostra ancora aperta, gli fu conferito il Premio internazionale per la Scultura. Scultore, scenografo, performer.

La mostra resterà aperta, fino al 19 giugno, con il seguente orario: dal martedì alla domenica, dalle ore 10 alle 13 e dalle 16 alle 21.