“Assegnisti di ricerca” nell’Università di Genova, un’interrogazione in Regione

Giovanni Lunardon (Pd) ha presentato oggi in Consiglio regionale un’interrogazione, sottoscritta da collega di gruppo Luca Garibaldi, sulla figura dell’“assegnista di ricerca”. Nell’Università di Genova ci sono – ha rilevato – circa 300 assegnisti di ricerca, di cui una novantina in ambito medico che supportano l’attività diagnostica ospedaliera e, fra questi, 23 assegnisti biologi svolgono da una media di 15 anni attività all’interno dell’Ateneo con forme contrattuali precarie e saranno in scadenza, non più rinnovabili, già nel 2018 mentre la legge regionale 17 del 2016 prevede un piano di procedure di stabilizzazione del precariato in ambito sanitario. Lunardon ha chiesto quali azioni la Regione assumerà per stabilizzare questi lavoratori in ambito universitario, a partire dai contratti in scadenza nell’anno corrente.

L’assessore all’università Ilaria Cavo ha illustrato nel dettaglio il quadro normativo nazionale che regola la materia, in particolare la cosiddetta riforma Gelmini, e i vincoli che pone circa la durata degli incarichi. Cavo ha quindi illustrato gli impegni della giunta nel 2018 per finanziare assegni di ricerca. A seguito all’emanazione di alcune circolari del ministero della Funzione pubblica del 2017 e del 2018 non sembra – ha detto – che gli assegnisti di ricerca dell’area medica possa inserirsi nei processi di stabilizzazione previsti per la sanità. Inoltre, il sistema di stabilizzazione previsto da un apposito decreto del 2017 – ha aggiunto – non trova applicazione per il personale destinato alla docenza universitaria. Gli assegnisti – ha concluso – potrebbero essere eventualmente stabilizzati dalle università ma non nell’ambito accademico, ma in quello del personale “complementare” cioè come tecnici.