Con la visita a Varsavia, concluso il viaggio nei luoghi simbolo della Shoah

Si è concluso oggi il viaggio della delegazione ligure, composta dagli studenti che hanno vinto l’ultima edizione del concorso dedicato al Giorno della memoria, nei luoghi simbolo della Shoah.

I ragazzi erano accompagnati anche dal rabbino della comunità ebraica di Genova Giuseppe Momigliano, dalla rappresentante della comunità Miriam Kraus, da Maria Alessandra Remorino e Marina Picasso, in rappresentanza dell’Aned di Genova, Piera Sciutto dell’Aned di Savona e Imperia, Biancagiulia Niccolini dell’Aned della Spezia.

La delegazione, dopo avere visitato nei giorni scorsi il lager di Auschwitz-Birkenau, ieri ha raggiunto Varsavia, dove ha conosciuto la storia secolare della popolazione ebraica in Polonia attraverso la ricostruzione elaborata nel museo Polin, dove viene raccontato il dramma dell’Olocausto, la storia e l’antico splendore della cultura Yiddish in questa parte dell’Europa prima che la furia nazista decimasse la comunità: negli anni 30 in Polonia vivevano quasi 4 milioni di ebrei, oggi ne sono rimaste poche migliaia.

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Oggi, ultima tappa del soggiorno organizzato dal Consiglio regionale, gli studenti hanno conosciuto nei particolari la drammatica rivolta dell’esercito polacco e degli abitanti di Varsavia alle truppe naziste nel Museo dell’Insurrezione.

Secondo Giuseppe Momigliano «è molto importante promuovere queste iniziative, come ha fatto il Consiglio regionale della Liguria, perché permettono la conoscenza sul posto di questa tragedia: in questo modo – spiega – gli studenti percepiscono la diversità della conoscenza diretta rispetto a quella che avviene attraverso i testi scolastici. Sono state importanti anche le conversazioni informali che abbiamo avuto con i ragazzi durante il viaggio in cui è stato possibile illustrare le tradizioni ebraiche. Mi auguro che, anche attraverso queste iniziative, si formi una coscienza morale forte e sensibile per rispondere a dovere, in modo costruttivo e positivo, anche a segnali analoghi nel nostro tempo. E’ importante – ha concluso – che da questo orrore nascano progetti di vita in cui i giovani possono realizzare idealità impostate sui valori dell’accoglienza, della giustizia e della solidarietà».

«Un silenzio assordante», questa è la prima impressione dopo la visita ad Auschwitz- Birkenau. Il silenzio del campo e il silenzio dei ragazzi: il primo – dichiarano i rappresentanti dell’Aned – è greve di urla lontane, degli ordini dei soldati tedeschi, del pianto di dolore dei deportati, il secondo è carico del rispetto di chi in questi giorni ha girato fra i blocchi e le baracche pensando a quanto è avvenuto». Spiegano Maria Alessandra Remorino, Marina Picasso, Piera Sciutto e Biancagiulia Niccolini: «Il nostro pensiero era rivolto a chi, chiamato all’appello alle 4 del mattino, vestito estate e inverno con la divisa di cotone che conosciamo, restava per ore nella neve con ai piedi solo zoccoli o scarpe spaiate se non addirittura scalzo. Alcuni di noi hanno provato quasi un senso di vergogna per esser così ben coperti». I rappresentanti hanno ripercorso le fasi più toccanti del viaggio: dai sassolini deposti sulla Juden Rampe di Birkenau, per ricordare i deportati liguri, fino alla visita al museo Schindler a Cracovia. «Parlando con gli studenti – spiegano – abbiamo capito quanto siano importanti i viaggi della memoria ed esperienze come questa perché alle giovani generazioni è chiesto di non restare indifferenti e non permettere che una società assopita emargini, discrimini e perseguiti per motivi religiosi, razziali e di genere».

Gli studenti che hanno partecipato al viaggio nei luoghi della Shoah

Elisa Migliavacca dell’Istituto Morti per la Patria di Chiavari: «È stata la prima volta che ho visto un campo di sterminio. E’ stata un’esperienza impressionante, inspiegabile. Fra i tanti aspetti che mi hanno colpito c’è la perdita di identità dei deportati che, prima di perdere la vita, sono stati costretti a perdere tutto il resto secondo una lucida pianificazione. Cercherò di spiegare ai miei compagni di classe quanto ho visto nei campi, ma non sarà facile».

Giulio Cassinelli dell’Istituto Immacolatine di Genova: «Quello che ho visto nei lager di Auschwitz e Birkenau è stato terribile e, sotto un profilo completamente diverso, è stata interessante la visita nel quartiere Kazimierz e nel museo Schindler, a Cracovia, perché mi ha permesso di comprendere quale era la vita della comunità ebraica prima della guerra e negli anni dell’occupazione nazista».

Gli studenti dell’Istituto Primo Levi di Ronco Scrivia: «”Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario”. Così Primo Levi esprime la propria convinzione di fronte all’indifferenza nei confronti dell’Olocausto. Non si può, infatti, essere indifferenti, perché è necessario conoscere, imparare e scoprire, per poi divulgare a nostra volta le testimonianze dei sopravvissuti, in modo che le nuove generazioni non dimentichino. Era questo lo scopo del nostro viaggio, intrapreso per far sì che diventassimo noi stessi testimoni delle prove di questo terribile crimine. Infatti, in seguito a ciò che è successo, rimanere indifferenti equivale a rendersi complici degli artefici del massacro perché, come ha detto la nostra guida al termine della visita al campo di concentramento di Auschwitz “Il contrario dell’amore non è l’odio, ma l’indifferenza”».

Tommaso Aiello dell’Istituto Pacinotti della Spezia: «Conoscere i luoghi dove è avvenuto lo sterminio è importante per capire quali erano le reali condizioni dei deportati nei lager. Non possiamo e non dobbiamo dimenticare, perché queste tragedie possono succedere ancora, la memoria di questi fatti deve rimanere, perché non accadano più».

Giulia Fano dell’Istituto Alberti Boselli di Savona: «Si parla tanto del Giorno della memoria, ma quando a Auschwitz ho visto quegli enormi volumi con tutti i nomi dei deportati morti nel lager e ho letto i nomi della mia famiglia ho capito che tutto questo non riguarda solo la storia ma appartiene anche a me, alle mie radici. E’ stata una sensazione fortissima».

Secondo gli studenti del liceo musicale dell’Istituto Calasanzio di Carcare, «grazie a questa esperienza, da Auschwitz al ghetto di Cracovia, dai musei alle sinagoghe, oltre a sentirci più arricchiti culturalmente, siamo stati toccati profondamente dalle atrocità compiute da questa “bestia umana”. E proprio perché siamo la terza generazione dopo l’Olocausto è fondamentale ricordare le vittime e le violenze che hanno subito. Vedere quella distesa infinita di baracche ci ha portato indietro di 70 anni, ci ha fatto realizzare come dovevano essere le condizioni di vita di un essere umano che moriva “per un sì o per un no”. Ognuno di noi sicuramente avrà letto qualcosa in merito, ma essere lì in quel luogo ha cambiato profondamente la nostra esistenza. Sarebbe opportuno che ciascuno di noi, almeno una volta nella vita, visiti questi luoghi di memoria perché “se comprendere è impossibile, conoscere è necessario”».

Arianna Francese e Valeria Damonte del liceo Chiabrera Martini di Savona: «Questo viaggio è stata per noi un’esperienza unica che tutti nella vita dovrebbero fare perché, per quanto dolorosa, è necessaria per rendersi conto della realtà veramente: fino a quando i fatti vengono raccontati non ci accorgiamo fino in fondo della loro gravità, ma quando ognuno di noi si trova nei luoghi dove sono morte così tante persone, si realizza fino a quali confini l’uomo può arrivare».

Sara Cianci e Giorgia Bolognesi dell’istituto Bruno di Albenga : «La visita al campo di Auschwitz è stata davvero emozionante e significativa. Lo stupore che provocano quelle immagini è indescrivibile insieme all’orrore e all’orrore e al disgusto per quanto è successo in questi luoghi. E’ un’esperienza senza dubbio indimenticabile che racconteremo e consiglieremo ai nostri coetanei, e non solo a loro, per invitarli a visitare il campo e portare avanti il ricordo di quello che è stato l’Olocausto».

Sara Delfino e Elena Capuozzi dell’Istituto Della Rovere di Savona: «Questo viaggio è stato un vero e proprio appuntamento con noi stessi: aver toccato con mano la storia dell’Olocausto e la realtà della comunità ebrea ci ha reso coscienti del punto fino a cui può arrivare la crudeltà dell’uomo. Da ora in poi abbiamo assunto un impegno con noi stesse: portare avanti la memoria, perché nulla deve andare mai perso».

Gli studenti dell’Istituto Ipsia da Vinci di Finale Ligure: «Il viaggio nei luoghi della Shoah è stata un’esperienza toccante oltre ogni aspettativa: questo ha rappresentato per noi la visita ai luoghi della memoria della Shoah. Vedere fino a che punto può spingersi la cattiveria umana ci invita ad essere vigili sentinelle affinché simili orrori non si ripetano.
Ma per noi il viaggio ha significato anche conoscere persone fantastiche ed interessanti per cui speriamo che sia solo, parafrasando Bogart “L’inizio di una splendida amicizia”».

Secondo gli studenti del liceo musicale dell’Istituto Calasanzio di Carcare, «grazie a questa esperienza, da Auschwitz al ghetto di Cracovia, dai musei alle sinagoghe, oltre a sentirci più arricchiti culturalmente, siamo stati toccati profondamente dalle atrocità compiute da questa “bestia umana”. E proprio perché siamo la terza generazione dopo l’Olocausto è fondamentale ricordare le vittime e le violenze che hanno subito. Vedere quella distesa infinita di baracche ci ha portato indietro di 70 anni, ci ha fatto realizzare come dovevano essere le condizioni di vita di un essere umano che moriva “per un sì o per un no”. Ognuno di noi sicuramente avrà letto qualcosa in merito, ma essere lì in quel luogo ha cambiato profondamente la nostra esistenza. Sarebbe opportuno che ciascuno di noi, almeno una volta nella vita, visiti questi luoghi di memoria perché “se comprendere è impossibile, conoscere è necessario”».

Lara Laganà dell’istituto Calasanzio di Carcare: «Sono contenta di avere questa opportunità. Per me è stata un’esperienza molto forte: appena sono entrata nel lager sono stata assalita da un brivido profondo che mi ha fatto commuovere. Milioni di anime, che rivendicano la propria esistenza ci chiedono che non accadano mai più tragedie simili. In questa visita ad Auschwitz e Birkenau ho imparato più di quanto ho imparato nei miei diciotto anni di vita e, prima di tutto, che nessuno ha il diritto di prevaricare gli altri: questo principio, in una visione più globale, tocca anche altri fenomeni simili nel mondo attuale, fra cui quello del bullismo».

Alessia Galluzzo e Martina Suppa dell’istituto Cassini di Sanremo: «Ringraziamo il Consiglio regionale per averci dato l’opportunità di vivere questa esperienza, che è stata per noi veramente formativa e arricchente sotto ogni aspetto, in particolare quello umano. Soprattutto perché quanto è accaduto ad Auschwitz rappresenta un evento di fronte al quale l’uomo si sente annichilito e ogni certezza metafisica, parafrasando Jonas, sembra svanire in un nulla assordante. Siamo senza parole. La ragione non vuole spiegare ciò che non può comprendere, ma lo smarrimento che abbiamo provato visitando i campi di sterminio di Auschwitz-Birkenau proveremo a vestirlo di consapevolezza del fatto che da oggi siamo e ci sentiamo persone diverse: abbiamo capito che la difesa dei diritti non è scontata e vogliamo diventare cittadine costruttrici di un’uguaglianza vera e non solo putativa perché, come Wiesel ne “La Notte”, al campo ci siamo chieste dove fosse Dio e la risposta non può che essere: Dio era appeso a quella forca».