Savona, Pcl: incontro con Giorgio Barisone sul caso Tirreno Power

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Savona. Mercoledì 13 aprile alle 20.45 presso la sede del Partito Comunista dei Lavoratori, in via Milano 25 r., il candidato sindaco Giorgio Barisone terrà un incontro con i lavoratori e cittadini sul caso Tirreno Power.

Sulla questione il programma elettorale del PCL per il Comune di Savona del prossimo 5 giugno ha già tracciato le linee: «Sul caso dello stabilimento della Tirreno Power di Vado Ligure, oggi al centro di una travagliata vicenda, in parte giudiziaria (circoscritta ai problemi ambientali), e in parte legata alle scelte operate dalla proprietà, tendente alla chiusura del sito industriale di Vado Ligure, i cui effetti incrociati mettono in pericolo decine di posti di lavoro, è necessario ricordare come negli anni si siano realizzate operazioni speculative (vedi Sorgenia-De Benedetti), che hanno generato una situazione di pesante indebitamento finanziario e di altrettanto pesante inquinamento ambientale».

«Più volte negli anni scorsi lo Stato è intervenuto a sostegno del settore energetico, con consistenti concessioni e finanziamenti senza peraltro riuscire a garantire la continuità produttiva, degli stabilimenti industriali sostenuti, nel rispetto delle norme antinquinamento. Ora è necessario attuare politiche che abbiano come obbiettivo la risoluzione radicale dei problemi che la gestione privata dei siti di produzione energetica continua a sollevare».

«Il Partito Comunista dei Lavoratori (PCL), ritenendo tale settore strategico ai fabbisogni della collettività, ritiene che lo stesso debba ritornare saldamente in mano alle strutture pubbliche attraverso la nazionalizzazione senza indennizzo per i grandi azionisti, dell’intero comparto, introducendo – a ristrutturazione avvenuta – forme di controllo e gestione democratica da parte dei lavoratori e degli abitanti: garantendo il tal modo occupazione e salvaguardia ambientale attraverso un sistema di monitoraggio costante delle emissioni e delle produzioni, i cui dati messi a disposizione di strutture democratiche di base permettano ai cittadini ed ai lavoratori di definire le strategie produttive più efficaci sotto il profilo della salvaguardia occupazionale ed ambientale, nell’ottica dell’abbattimento dei costi attraverso l’utilizzo di tutte le più moderne tecnologie che la ricerca ha messo o mette a disposizione degli operatori del settore».

«La nostra proposta rifiuta la logica che permette a gruppi privati e multiutility, anche con all’interno del pacchetto azionario capitale pubblico, di contendersi la ghiotta torta del settore energetico, accumulando enormi profitti in parte successivamente utilizzati per acquisire ex municipalizzate del settore, velocizzando i processi di privatizzazione, aumentando costantemente le tariffe, aggravando i problemi ambientali con l’ottenimento di autorizzazioni ambientali integrate miranti ad eludere i parametri di tutela imposti dall’Europa (peraltro già abbondantemente permissivi) e precarizzando addetti e lavoratori attraverso subappalti ed esternalizzazioni di processi produttivi, di controllo, distribuzione e logistica. È necessario impedire che siano i lavoratori a pagare il prezzo della crisi del settore che ha motivazioni sempre più misteriose e non dipendenti da fattori industriali».

«Lo scenario è desolante: la magistratura non fornisce ancora tutti i chiarimenti necessari ed i vertici aziendali non garantiscono gli investimenti per il risanamento ambientale e la predisposizione di un piano industriale adeguato ad evitare la pesante emorragia occupazionale in atto. In questa situazione di incertezza i lavoratori sono così colpiti due volte; schiacciati dalla precarietà del lavoro e costretti a vivere, insieme alla proprie famiglie, in un ambiente insalubre perché pesantemente inquinato dalle emissioni dello stabilimento».

«L’articolata proposta del Partito Comunista dei Lavoratori (PCL), liberata dai vincoli di accumulo capitalista, permette la coesistenza del lavoro in ambiente salubre attraverso la nazionalizzazione dell’intero comparto da attuarsi sotto il vigile controllo degli stessi lavoratori. Il Partito Comunista dei Lavoratori (PCL) rivendica l’unicità e la razionalità della proposta avanzata, da applicarsi in maniera generalizzata nei confronti di tutte le aziende che, parimenti alla Tirreno Power, generano precarietà e disastri ambientali: Ilva di Taranto a tal proposito insegna. Soluzioni diverse miranti alla gestione capitalista di simili settori fondamentalmente strategici e strutturalmente inquinanti, devastano interi territori contrapponendo volutamente lavoro a salute, desertificandoli e permettendo enormi accumuli di capitale nelle mani della proprietà, scaricando consapevolmente i costi sociali sull’intera comunità».