Ideologia e scienza: in Liguria la destra vota contro la fantomatica “Teoria del gender”

Con 16 voti favorevoli Centrodestra, e 14 contrari (centro sinistra e Palazzo Regione Liguria scritta  fp1 x00Mov5 stelle) è stata approvata ieri dal Consiglio regionale la mozione che ha come primo firmatario Matteo Rosso (Fdi) e sottoscritta anche da Alessandro Puggioni (Lega Nord Liguria-Salvini), con la quale si impegna la giunta affinché nelle scuole di ogni livello e grado nella Regione Liguria non venga introdotta la “Teoria del gender” e venga rispettato il ruolo della famiglia nell’educazione all’affettività e alla sessualità, riconoscendo il suo diritto prioritario e affinché si educhi a riconoscere il valore della differenza sessuale e della complementarietà biologica, funzionale, psicologica e sociale. «In questo modo – si legge nella mozione – gli studenti impareranno anche che la madre e il padre, nella famiglia, ancor più che nel mondo del lavoro o in altri contesti, apportano la loro propria ed insostituibile ricchezza specifica».

Nel documento si chiede, inoltre, che nelle scuole «si educhi al rispetto del corpo altrui e al rispetto dei tempi della propria maturazione sessuale ed affettiva. Questo implica che si tenga conto delle specificità neurofisiologiche e psicologiche dei ragazzi e delle ragazze in modo da accompagnarli nella loro crescita in maniera sana e responsabile, prevedendo corsi di educazione all’affettività e alla sessualità concordati con i genitori e non imposti senza nessuna informazione al riguardo e senza consenso esplicito e consapevole».

Sullo stesso argomento è stata approvata anche una seconda mozione con 16 voti favorevoli e 14 contrari, che ha come primo firmatario Angelo Vaccarezza (FI) ed era sottoscritta anche da un altro componente del suo gruppo, Claudio Muzio, con la quale si impegna la giunta affinché nelle scuole di ogni ordine e grado, presenti nella regione Liguria, non siano in alcun modo introdotte la cosiddetta “Teoria del gender” o altre teorie equivalenti, rispettando così quanto stabilito dalla Costituzione, dalla Carta dei Diritti Umani e da tutte le altre norme che riconoscono e tutelano le differenze e le complementarietà tra uomo e donna ed il valore della famiglia come società naturale basata sul matrimonio. Vaccarezza sottolinea che la cosiddetta “teoria del gender”, in estrema sintesi, sostiene che le differenze biologiche tra i sessi, a parte quelle strutturali, non esistono; che ’identità prescinde dal dato biologico, ma è determinata da modelli sociali e culturali; che nella persona, così come nella famiglia, i ruoli sono elastici ed intercambiabili; che la complementarietà secondo natura tra i due sessi è solo un’ideologia: pertanto, l’eterosessualità non costituisce la norma. «Queste posizioni risultano, in tutta evidenza, contrastanti ed inconciliabili – ha concluso – con i dettami della nostra Costituzione e della Carta dei Diritti Umani» .

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Matteo Rosso (Fratelli d’Italia-An), illustrando la prima mozione ha detto: «Contenuti importanti diventano pretesti per propagandare il superamento della famiglia naturale. Bisogna combattere queste teorie ascientifiche che, se trasmesse ai giovani, li potrebbero confondere in maniera grave».

Angelo Vaccarezza (capogruppo Forza Italia) nell’illustrare la seconda mozione ha detto: «In questa società dove si fa molta confusione su tutto noi crediamo ancora che crocifisso e tricolore siano i valori per i quali sia giusto vivere e morire. Il Consiglio regionale non è un luogo dove diamo giudizi ma una teoria che nega tutto quello che è naturale non può entrare». Vaccarezza si è augurato che su un tema così importante si possa trovare un consenso unanime e, di fronte alle risposte polemiche provenienti dai banchi del centro sinistra e del Movimento 5Stelle, ha detto che questo sancisce una grande differenza fra i due schieramenti. E ha giudicato l’approvazione della mozione «un grande segnale che la maggioranza si basa su valori diversi da quelli della sinistra».

Alessandro Puggioni (Lega Nord Liguria-Salvini) ha detto di condividere pienamente la mozione: «Sui valori non siamo disposti a fare i modernisti».

Sul fronte opposto Marco De Ferrari (Mov.5 Stelle) ha detto: «Non esiste nessuna proposta in parlamento sulla teoria gender, anzi non esiste alcuna teoria gender. Si tratta di una bufala inventata solo per creare paura».

Luigi Garibaldi (PD) ha accusato il centrodestra di inventare una teoria che non esiste con il solo scopo di dire che non si è d’accordo: «Questa è un’ iniziativa ideologica che va rigettata, una operazione di disinformazione». Secondo Garibaldi occorre, invece, educare al rispetto delle differenze di genere.

Francesco Battistini (Mov5Stelle) ha ribadito: «Queste mozioni si basano su un grosso granchio: nella riforma della scuola di Renzi non c’è alcun riscontro reale alle loro affermazioni. Per fortuna omosessualità ed eterosessualità non si insegnano a scuola».

Giovanni Lunardon (Pd) si è associato alle critiche in quanto «il dispositivo tende a contrastare fantomatiche teorie gender nelle scuole, ma non esiste alcun atto del governo o di un insegnante perché non esiste neppure la teoria». Andrea Costa (Gruppo misto-Ncd) ha detto che la discussione legata ai due documenti rappresenta una preziosa occasione per ribadire il valore della famiglia.

Giovanni Pastorino (Rete a sinistra) si è detto preoccupato che certe visioni del mondo entrino a far parte dei criteri per la scelta dei docenti da parte dei presidi manager.

A nome della giunta l’assessore alla Comunicazione, Formazione, Politiche giovanili e Culturali Ilaria Cavo ha appoggiato con fermezza le due mozioni.

Sergio Rossetti (PD) citando un bollettino della chiesa cattolica, ha spiegato che la questione del gender non può essere ridotta ad ideologia gender. Ha definito quella avviata dal centrodestra una discussione ideologica e ha annunciato che, «da cattolico praticante», avrebbe votato contro ad entrambe le mozioni.

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