Approvate le modifiche allo statuto della Regione Liguria. I favorevoli e i contrari: il dibattito in assemblea

Con 24 voti favorevoli (maggioranza e Ncd) e 8 contrari (FI, Lega Nord Palazzo Regione Liguria scritta  fp1 x00Liguria-Padania e Liste civiche per Biasotti presidente) è stata approvata oggi in Consiglio regionale la Proposta di legge 365 di iniziativa dei Consiglieri regionali Boffa, Donzella, Morgillo, Conti e Bruzzone: “Modifiche e integrazioni alla legge statutaria 3 maggio 2005, n. 1 (Statuto della Regione Liguria)”.

La legge era stata già approvata in prima lettura il 18 novembre scorso [NdR: vedi Corsara 18/11/2014 Modifiche dello Statuto Regione Liguria: abolita la Consulta, ridotto l’Ufficio di presidenza del Consiglio regionale, sette assessori in giunta] ma era necessaria una seconda votazione del medesimo testo dopo sessanta giorni. Perseguendo gli obbiettivi di una progressiva riduzione dei costi, il provvedimento prende atto di alcune modifiche nella composizione degli organi dell’Assemblea legislativa e degli organi di garanzia. Viene abolita la Consulta statutaria e vengono attribuite all’Ufficio di presidenza del Consiglio regionale le funzioni relative al giudizio di ammissibilità dell’iniziativa popolare o del referendum e l’accertamento della chiarezza e dell’univocità del quesito referendario. In seguito alla riduzione dei numero di consiglieri, inoltre, la composizione dell’Ufficio di presidenza viene ridotta da 5 a 3 membri contemplando un solo vicepresidente e un solo segretario. Viene abrogato l’articolo che istituiva il Consiglio regionale dell’economia e del lavoro che, peraltro, non era mai stato costituito.

Al difensore civico, istituito “per la tutela del singolo cittadino e di interessi collettivi particolarmente rilevanti” potranno essere attribuite altre funzioni di garanzia. La proposta di legge è approdata in aula nella prima lettura con un ulteriore emendamento approvato in commissione, che prevede la modifica del numero dei componenti la giunta: “un quinto dei componenti del Consiglio regionale arrotondato all’unità superiore”. In sostanza sette assessori anziché sei. Queste disposizioni decorrono dalla X legislatura, cioè quella che inizierà quest’anno con le elezioni di primavera.

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Nel dibattito in aula sono stati respinti due emendamenti, presentati da Aldo Siri (Liste civiche per Biasotti presidente) e sottoscritti dal collega Lorenzo Pellerano, che chiedevano rispettivamente di non superare il limite di sei assessori in giunta e di tre assessori esterni.

Alberto Marsella (Percorsi in Liguria) ha sostenuto con forza l’opportunità di approvare lo Statuto in seconda lettura senza apportare modifiche perché queste avrebbero comportato un’ulteriore votazione per la quale non ci sarebbe il tempo materiale prima delle elezioni. Nel merito ha affermato di essere contrario a limitare il numero degli assessori esterni e all’eliminazione del “listino”: «Il presidente della Regione lo eleggono i cittadini: secondo noi, che a livello nazionale aderiamo allo schieramento Popolari per l’Italia, il presidente deve avere il potere di scegliere i suoi uomini in piena autonomia. Vogliamo dare al presidente una forza politica maggiore di quella che ha adesso. Quando si dice che questo statuto è frutto di accordi si è fuori della realtà: lo stiamo riformando con il massimo di serietà e questa scelta tutta politica relativa al potere da dare al nuovo presidente non deve essere assolutamente sminuita».

Luigi Morgillo, sviluppando la relazione di minoranza, ha presentato due emendamenti «che sicuramente mettono in discussione la seconda lettura, ma – ha assicurato – ci sono i tempi per approvare le modifiche». Morgillo nel primo emendamento ha proposto di mettere un tetto agli assessori esterni pari a 3 e nel secondo ha chiesto che l’Ufficio di presidenza sia composto da un vicepresidente e due segretari (e non da un vicepresidente e un segretario, ndr). «Anche se con le mie modifiche, che richiedono una lettura successiva, non si chiudesse il percorso per modificare lo Statuto entro la fine della legislatura, non credo sarebbe una tragedia: anche se lo Statuto entra in vigore tre mesi dopo, infatti, la giunta può andare avanti serenamente qualche settimana con un assessore in meno. Negli emendamenti – ha aggiunto – non c’è nessuna voglia di populismo e, se passerà quello sulla riduzione a sei dei membri della giunta, i liguri pagheranno un assessore in meno. Inoltre, come possiamo essere sicuri che il prossimo presidente non li scelga tutti esterni al Consiglio? In ogni caso il candidato che io sosterrò alle prossime elezioni – ha spiegato – dovrà impegnarsi a non andare oltre i 6 assessori, di cui solo tre dovranno essere esterni. Invece oggi in questa aula ci si nasconde dietro al calendario. L’unica cosa che abbiamo tagliato è la democrazia, portando a tre i membri l’Ufficio di presidenza perché, in quel modo, non ci sarà la rappresentanza di tutte le minoranze».

Al termine del lungo dibattito, Morgillo ha ritirato sia l’emendamento sul tetto agli assessori esterni, in quanto poco prima ne era stato respinto uno analogo presentato da Siri e Pellerano, sia quello sulla composizione dell’Ufficio di presidenza auspicando però che, su questo punto, si avvii un percorso per portarne i membri a 4 «altrimenti – ha concluso – verrebbe alterata la funzionalità dei lavori del prossimo Consiglio che non potrà garantire l’imparzialità e l’equilibrio della rappresentanza come è stato finora».

IL DIBATTITO IN AULA (DAI RESOCONTI DEL CONSIGLIO)

Aldo Siri (Liste civiche per Biasotti presidente) ha polemizzato duramente con il Pd accusato di avere il naso come Pinocchio: «Dopo tante promesse sul contenimento dei costi della politica, con un gioco delle tre tavolette non ha approvato l’abolizione del listino e ha aumentato da 6 a 7 gli assessori che possono essere scelti tutti all’esterno del Consiglio regionale». Siri ha presentato un emendamento per limitare il numero degli assessori esterni a tre e un altro per ridurre da sette a sei il numero totale dei membri della giunta per avere professionalità adeguate e non presenti in Consiglio e nello stesso tempo per contenere i costi dell’Assemblea regionale. Siri ha affermato che il costo aggiuntivo di sette assessori esterni sarebbe di quasi 4 milioni di euro nell’arco della legislatura. «Con questi soldi si potrebbero risolvere tanti problemi, per primi quelli delle famiglie e delle aziende colpite dall’alluvione».

Ezio Chiesa (Gruppo misto-Liguria Viva) dapprima ha invitato a sospendere la discussione e rinviarla a una prossima seduta di Consiglio per valutare gli emendamenti presentati e le nuove posizioni di alcuni gruppi. Ma la sua posizione, appoggiata da Marco Melgrati (Forza Italia), è stata rigettata da Antonino Miceli (capogruppo del Pd) e dalla maggioranza. Amaro il commento di Chiesa: «Speravo che sulle regole il Consiglio regionale avrebbe trovato una soluzione condivisa dalla stragrande maggioranza dei consiglieri ma questo non si è verificato. Si è voluto separare l’approvazione della legge elettorale, dal regolamento e dallo statuto. Si è voluto fare una forzatura politica. Per un anno in aula si è discusso dei costi della politica e tutti affermavano che si doveva risparmiare. Io ci credo ancora perciò voterò a favore dell’emendamento Siri, che limita gli assessori esterni a tre. Il mondo della politica deve smetterla di predicare bene e razzolare male altrimenti il divari fra politici e cittadini aumenterà». L’emendamento presentato da Aldo Siri (Liste Biasotti) è stato però respinto con10 voti a favore e 20 contrari. Al termine della discussione Chiesa ha votato «senza convinzione» lo Statuto.

Marco Melgrati (FI) ha giudicato l’aumento da sei a sette degli assessori, la possibilità di nominarli tutti al di fuori dei membri del Consiglio e il mantenimento del listino «una grave caduta di stile della maggioranza che potrebbe portare a 37 (30 consiglieri eletti e sette assessori esterni) i politici stipendiati dal Consiglio regionale. Di questi il 35% – 13 persone – non verranno votate ma nominate della politica». Infatti su 30 consiglieri 6 farebbero parte del listino, gli uomini scelti dal presidente eletto. «È una porcata – ha detto senza giri di parole il capogruppo – e ancora una volta l’Ncd fa da stampella alla maggioranza di centrosinistra senza accorgersi che il vento sta cambiando». Melgrati ha anche ironizzato sugli assessori esterni membri della giunta Burlando: «Dovevano essere dei tecnici di chiara fama, ma fra loro non vedo luminari della scienza e professionalità che non si potevano trovare fra i consiglieri eletti».

Lorenzo Pellerano (Liste civiche per Biasotti presidente): «Lo statuto definisce le regole del gioco ma la maggioranza sta facendo una forzatura per fini di una politica brutta che la gente non vuole, la gente vuole scegliere le persone da mandare in Consiglio e la mancanza del tetto sugli assessori esterni, che dunque possono essere scelti dal presidente anche al di fuori dei consiglieri eletti, va contro il volere della gente». Secondo il consigliere «sono stati gli equilibri politici costruiti nelle primarie a spingere per mantenere molti posti in giunta da dare a esterni ma la legittimazione politica di un assessore, che è anche consigliere, è sicuramente superiore a quella di un assessore esterno». Pellerano ha chiuso l’intervento chiedendo a Raffaella Paita (candidato alla presidenza della Regione) in caso di elezione di limitare comunque il numero di membri esterni alla giunta che dovrà comporre.

Antonino Miceli (Pd) ha annunciato il voto sfavorevole all’emendamento sul tetto massimo degli assessori esterni presentato da Siri.«Il mio voto – ha spiegato – sarà contrario per una questione formale, ma che è anche di sostanza perché, se noi approviamo questo emendamento, sarebbe necessaria una seconda lettura del testo così modificato, che si potrebbe fare solo fra due mesi. Siccome si voterà il prossimo Consiglio regionale il 17 maggio e questa Assemblea non può legiferare 45 giorni prima, non ci sono i tempi per votarla in seconda lettura». Inoltre Miceli ha spiegato che, con l’attuale modifica statutaria, fra giunta e Consiglio scende da 19 a 13 il numero massimo dei componenti non eletti fra il listino del presidente e una giunta che fosse composta da soli assessori esterni: «Ricordo, comunque, che la giunta regionale non è mai stata composta totalmente da esterni».

Francesco Bruzzone (Lega Nord Liguria-Padania) ha affermato: «La proposta di statuto iniziale avanzata dall’Ufficio di presidenza è stata corrotta. Il capogruppo Pd Miceli dice che non ci sono più i tempi per arrivare ad una scelta condivisa. È paradossale che tale affermazione venga da una parte politica che si è fatta i comodi propri fino ad oggi. E’ vero che comunque una riduzione del personale politico c’è, ma si consente il massimo di persone esterne, l’accesso ai posti di maggiore responsabilità a politici non votati dalla gente. E’ facile prevedere che saranno spartiti fra i trombati delle elezioni o rappresenteranno un contentino per qualche corrente del Pd».

Alessio Saso (Ncd) ha dichiarato di essere contrario alle modifiche proposte dalla minoranza: «Sarei favorevole a mettere il limite agli esterni e a rivedere il numero dei componenti dell’Ufficio di presidenza, ma ritengo che non sia il caso di cambiare l’iter della legge che ormai volge al termine e, quindi, non ci sarebbero più le condizioni per approvare il testo entro la legislatura. I nostri voti sono determinanti – ha ricordato – per approvare le modifiche statutarie». Saso ha concluso sottolineando: «Nel merito credo che il tetto agli assessori esterni sia un falso problema perché politicamente è impossibile avere tutti non consiglieri e, da un bilancio di 5 miliardi euro, risparmiare due tre centomila euro è un argomento populista che non ho mai seguìto nella mia carriera: la politica può spendere, se spende per il bene della Liguria».

Massimo Donzella. L’esponente del Partito democratico, che è anche vicepresidente del Consiglio, ha ricordato come da un lato il nuovo statuto comporti una consistente riduzione del numero dei consiglieri e degli assessori. «Occorre inoltre riflettere sulla distinzione di ruoli fra la giunta, che ha compiti esecutivi, e il Consiglio che ha un ruolo di indirizzo e controllo. Non a caso – ha detto – la Toscana nel suo statuto ha previsto addirittura l’incompatibilità fra la carica di assessore e quella di consigliere. Non si deve essere populisti a tutti i costi: il numero di 7 assessori non è assolutamente eccessivo, anzi, forse sarebbe davvero utile che fossero tutti esterni per garantire loro un impegno pieno a livello di giunta, così come per i consiglieri in Consiglio, dove il loro numero scende da 40 a 30». Donzella ha detto quindi di votare «in modo convinto» anche il base al ruolo istituzionale che svolge all’interno dell’Ufficio di presidenza.

Angelo Barbero (Gruppo Misto) ha rilevato lacontraddizione assoluta nei lavori del Consiglio dovuta al fatto che non ci sarà una contestualità fra l’approvazione legge elettorale e dello statuto. «La legge elettorale prevede il cosiddetto listino, la cosiddetta squadra del presidente, a questi si aggiungeranno 7 assessori nominati dal presidente stesso. In pratica diamo la possibilità a 13 persone di entrare in questo ente senza essere passati dal vaglio del voto di preferenza. Una situazione paradossale. Il listino va assolutamente abolito e, solo allora, può avere senso avere gli assessori nominati. Se in Consiglio non ci fossero le capacità per essere assessori sarebbe tragico, ma è evidente che non era questa considerazione alla base della scelta originaria del legislatore».

Edoardo Rixi (Lega Nord – Liguria Padania): «È stato sbagliato il metodo, la modifica dello Statuto doveva essere un atto condiviso da tutte le forze politiche perché riguarda questioni di principio relative alle regole. Occorreva istituire una commissione ad hoc. Invece si è proceduto solo con un empirico adeguamento alla riduzione del numero dei consiglieri. Credo che in questa sede la riforma dello statuto è frutto di una convenienza politica che va bene a chi vince ma non è cosi che si fanno le riforme».

Giancarlo Manti (Pd): «Condivido le precisazioni di Marsella e Donzella. Ritengo, inoltre, fuorviante confondere chi è stato eletto nel listino con gli assessori esterni. Con le riforme elettorali, che hanno previsto l’elezione diretta del sindaco e del presidente della Provincia, il consigliere che diventa assessore si deve dimettere da consigliere perché il controllore non può fare anche il controllato ma in Consiglio regionale questo non è successo perché all’inizio non c’era l’elezione diretta del presidente. Ora, invece, votando direttamente il candidato presidente, chi vince viene investito dell’autorità di capo dell’esecutivo e, quindi, ha tutto il diritto di nominare le persone che fanno parte della sua squadra, che siano o no del Consiglio perché sarà il popolo sovrano, a fine mandato, a giudicare il suo operato e quello della sua squadra. Quindi il tema posto oggi è fuorviante e demagogico».

Andrea Stimamiglio (Gruppo misto). Intervenendo in merito ai costi di un assessore in giunta Stimamiglio ha dichiarato: «Stiamo parlando di cifre che corrispondono allo zero virgola zero del bilancio regionale, io avrei preferito fare una lunga discussione come questa sui temi del lavoro e sulla disoccupazione. Suggerisco, semmai, di mettere un tetto alla spesa destinata agli stipendi assessori e non al loro numero, questo potrebbe essere un modo per tagliare i costi della politica. E ci sono anche altri modi, Io percepisco 6300 euro al mese come consigliere e da luglio scorso al 31 marzo ho avuto 49 mila 500 euro di versamenti per le spese. Credo che tali spese si potrebbero più che dimezzare». Il consigliere ha spiegato di avere depositato in banca questi soldi e che, con gli interessi maturati, restituirà al Consiglio una cifra ancora superiore ai 49 mila euro iniziali. Si è infine impegnato a portare avanti l’abolizione secca del listino attraverso una proposta ad hoc nella prossima legge “omnibus”.

Gino Garibaldi (Ncd) ha annunciato il voto favorevole al testo di modifica dello Statuto ribadendo la coerenza e correttezza del gruppo e, in relazione agli emendamenti presentato, ha ribattuto:«Meno vincoli ci sono più c’è libertà per l’amministratore di dare risposte politiche ai cittadini in cui ci si assume le responsabilità. Chi ha fatto l’amministratore sa che è una cosa giusta».

Armando Ezio Capurro (Noi con Burlando) ha annunciato il voto a favore del provvedimento nella sua proposta iniziale.