Melgrati (FI): “Divide et impera, questo è il concetto politico del Pd nella sanità Savonese”

«La recente storia di un paziente che ha subito un primo intervento Marco Melgrati fpA1sx Mcongiunto di Ortopedia (Dott. M. Federici), Chirurgia Plastica (Dott. G. Di Pietro) e Chirurgia Vascolare (Dott. A. Schiavetta) in urgenza, presso il reparto di Ortopedia e Traumatologia del Ospedale Santa Corona, diretto dal Dottor Lanza è emblematica; questa operazione ha permesso di stabilizzare le fratture e trattare lesioni cutanee e vascolari», dichiara Melgrati.


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«In condizioni cliniche più stabili il paziente è stato trasferito presso il MIOS per essere sottoposto ad un delicato e lungo intervento di trapianto osseo vascolarizzato effettuato dal Dott. Antonini: trapianto osseo proveniente dall’arto opposto alla lesione. Questo deve insegnare e far riflettere… Infatti un tipico caso in cui la sinergia tra varie specialità ha trovato felice soluzione nell’Ospedale Unico del Ponente “Santa Corona-Santa Maria di Misericordia” che realizzano assieme il DEA HUB di 2° livello. Piaccia o no».

«L’aspetto beneaugurale – prosegue il consigliere regionale – è che la multidisciplinarità abbia operato attraverso le sinergie di varie specialità, fenomeno questo sempre più atteso, in un momento in cui la specializzazione stretta, anzi strettissima spesso ha un campo visivo non proprio grandangolare… Nella fattispecie, non ci sorprenderemmo se l’iper-settorialità dovesse proporre sempre un maggior numero di medici specialisti per un numero sempre maggiore di organi della “mappa” anatomica umana… con gli ovvii difetti di comunicazione a cui spesso si assiste, che portano il paziente a peregrinare tra le diverse diagnosi, da un ospedale all’altro. Invece, questi sono gli esempi che dovrebbero insegnare cosa significhi davvero far lavorare un ospedale che sulla carta è già Unico in due diverse sedi come un unico ospedale davvero integrato, in perfetta sinergia. Quella sinergia che è richiesta e di cui si parla da tempo ma che invece forse per precisi intenti, non si riesce ad ottenere. Ma questo, ovviamente non lo si ottiene di certo con la soppressione tout-court di reparti o la paventata “razionalizzazione” che ha solo lo scopo di indebolire l’uno a svantaggio dell’altro per altri “oscuri” fini».

«In qualche caso ci siamo anche chiesti se tutte le penalizzazioni subite dall’Ospedale di Albenga, in termini di soppressioni di reparti, con le annesse relative vessazioni patite da 63.000 residenti, non siano state strumentali e tese a concretizzare una disfunzione presso l’ospedale pietrese. A questo proposito come non ricordare la soppressioni di ortopedia ad Albenga che ancor oggi costringe il reparto corrispondente pietrese a lavorare in condizioni limite, compreso l’Ambulatorio Ortopedico che smaltisce in media 60/90 pazienti per mattina, visto che l’ambulatorio ingauno lasciato “di rappresentanza” in pochi sanno che ancora esista pur se con orari feriali».

«Alla luce di tutto questo – continua Melgrati – ci si chiede la collaborazione esercitata in questo caso non possa avvenire anche per la Chirurgia Generale, visto che è nota la soppressione del reparto chirurgico ingauno a la sua trasformazione in week-surgery, con la conseguente incomprensibile e irrazionale soppressione della chirurgia di media complessità di elezione dall’Ospedale ingauno, ingolfando la struttura chirurgica pietrese di pazienti che potrebbero essere gestiti ad Albenga! Sappiamo bene come  fu condotta questa “operazione” di soppressione della chirurgia ad Albenga: al momento del pensionamento del Prof. Falchero che dirigeva il reparto si è proceduto alla soppressione della reperibilità di sala operatoria notturna e festiva, risparmiando la mirabolante cifra di 50/60.000 euro l’anno; in conseguenza di ciò, i validi medici di stanza ad Albenga, “discepoli” del Prof. Falchero e specialisti in chirurgia video-laparoscopica e nella chirurgia bariatrica, oltre che in chirurgia generale, non disponendo più di una reperibilità notturna del personale di sala operatoria, non hanno più potuto proseguire l’attività di chirurgia di media complessità di elezione, non potendo rischiare di dover trasportare i pazienti a Santa Corona in urgenza di notte o nei festivi e prefestivi in caso di complicazioni e necessità di intervento chirurgico».

«Anche altre specialità chirurgiche di media complessità di otorino-laringoiatria e oftalmologia, hanno dovuto piegarsi alla medesima logica imposta da quell’irrazionale scelta. Senza contare che ancor oggi, l’esistente reparto di ortopedia Privata GSL potrebbe avere necessità di notte e nei festivi di intervenire per specialità non ortopediche. Questi sono gli esiti delle presunte “razionalizzazioni” e “ottimizzazioni” volute e commissionate da Montaldo. Quando il 5 di ottobre lanciavo l’allarme per la sanità e l’assetto ospedaliero a causa della sopravvenuta normativa del Patto per la Salute (con la possibilità di perdere il DEA di II Livello al Santa Corona in virtù Decreto Governativo riferito agli standard nazionali) mi riferivo anche a situazioni come quella dell’ospedale di Albenga depotenziato senza una precisa logica. Così come non vorremmo più vedere il paradosso sanitario di un elicottero che si alza da Santa Corona (DEA di II Livello) con destinazione Savona (DEA di I Livello), non vorremmo più vedere reparti sottoutilizzati all’Ospedale di Albenga».

«Ho presentato una interrogazione urgente – conclude Marco Melgrati – che è anche una riflessione, per conoscere il pensiero dell’Assessore alla Salute Claudio Montaldo sulla possibile riorganizzazione dei reparti dell’Ospedale Unico del Ponente “Santa Corona-Santa Maria di Misericordia”, che con poche risorse economiche potrebbero portare a un miglioramento del servizio, in controtendenza con la “Programmazione sanitaria” di questa Giunta Regionale e di questa Dirigenza Generale».

1 Commento

  1. Praticamente racconta come hanno “segato ” l’ospedale di Albenga con biechi sistemi di guerriglia e tattica da guerra fredda.
    A nessuno interessava far decollare questo ospedale facendolo lavorare in sinergia con il Santa Corona perchè occorreva mandare in tilt quest’ultimo.Renderlo inefficente per poterlo scippare della classificazione di DEA di 2 Livello tanto agognata e invidiata dal San Paolo.
    In altra ipotesi non si spiegherebbero i motivi per i quali i compiti che Albenga svolgeva di supporto (per esempio nella chirurgia di elezione di media complessità) integrandosi con Pietra e sollevando il DEA e permettendo al questo di potersi dedicare alla sua natura di emergenza.
    Non si spiegherebbero nemmeno i motivi per cui sottoutilizzare (che equivale a SPRECARE)possa andar ebene a tutti, lasciando un intero territorio di 65.000 persone residenti private di servizi sanitari e costrette ad andare a fare la coda in S. Corona…MA QUESTI QUI QUANDO VANNO IN CABINA, COSA VOTANO??????
    Ma adesso le carte cambiano in tavola con il decreto che Melgrati ricordava: ora i rischi per la sopravvivenza di un seocndo DEA ligure ci sono e Savona dovrà iniziare a fare i conti con una realtà nuova, dove ogni velleità di scippo della classificazione pietrese perde ogni prospettiva.
    L’unica salvezza per l’ospedale pietrese è quella di spostarlo ad Albenga, dnadogli giustificazione di poter esistere per svariati fattori, non per ultimo il riequilibrio di distanze con il San Martino e la conseguent ecopertura del terrotorio imperiese, oltre che per motivi di entità di utenti che i flussi turistici (quelli del ponente) forse ci permetterano di poter continuare a contare su due DEA in Liguria.
    E’ una amara verità che nesusn politico in questo momento si può permetter edi prospettar ema purtroppo è l’unica vian di uscita..a meno che in Regione non siano così cinici da fregarsene di combattere per avere due DEA…!
    COmunque, bravo Melgrati ad aver riproposto l’indecente situazione che descrivi, che ormai , eccetto te, non interessa più a nessuno…

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