Terreni Creativi Festival: il Paradiso può attendere

di Alfredo Sgarlato – La scorsa edizione del Festival di teatro e danza Terreni Creativi, rassegna ideata da Kronoteatro e da molti anni tra le più originali e interessanti della scena italiana, al punto da vincere il prestigioso Premio Ubu, l’equivalente del David o del Campiello per lo spettacolo, era stata annunciata come l’ultima: la difficoltà nel reperire fondi sembrava troppa per mantenere il livello altissimo delle edizioni precedenti. Chi opera nel mondo della cultura sa quanto sia difficile andare avanti: il lavoro culturale va sparendo, tutto è demandato alle associazioni di volontariato, le quali devono però agire con spirito d’impresa: una evidente contraddizione, ma nel mondo al contrario in cui sono i libri brutti e inutili e non quelli di Michele Mari o Paul Auster a vendere succede anche questo.

Per fortuna amministrazioni e fondazioni all’altezza esistono ancora, e in Liguria si riesce a fare cultura, e terreni Creativi sopravvive con una nuova ricchissima edizione significativamente intitolata “Il Paradiso può attendere”. Chi scrive è potuto andare a partire dalla terza serata, ed eccone il racconto. Il primo set è “Mondo”, di e con Gennaro Lauro, una performance di danza molto significativa e coinvolgente, anche per il vostro cronista che non è un vero appassionato della materia. Lauro, accompagnato da musiche violente e ossessive (ma c’è anche Patti Smith), interpreta il percorso di crescita di un uomo attraverso le sue sofferenze, con una forza espressiva, nel volto e non solo nel corpo, che crea un fortissimo coinvolgimento nel pubblico, che applaude a scena aperta.

Grande coinvolgimento e applausi pure per “Tre voci”, di e con Sara Bertolucci, a partire da un radiodramma di Sylvia Plath. Anche chi non conosce l’opera della grande poetessa americana morta prematuramente suicida ha potuto essere straziato dal pathos creato dalla profondità dei testi e dall’ottima interpretazione della Bertolucci, anche brava cantante. Un lavoro davvero importante, e perfettamente riuscito, e anche conciso, cosa rara in un’epoca che predilige le maxi durate.

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Conciso anche lo spettacolo di chiusura, “Il cortile”, di Spiro Scimone, con lo stesso Scimone, Francesco Sframeli, Gianluca Cesale, diretto da Valerio Binasco, Premio Ubu 2004. Uno spettacolo ambientato in uno spazio ristretto, popolato da rottami, in cui dialogano due, a volte tre persone, tre poveracci che nella vita hanno perso tutto, richiamando anche l’umanità dolente di “Cinico TV”, specie nel personaggio di Cesale, un uomo che appare ogni tanto dal sottosuolo. Ma si ride anche, con uno humour surreale, stralunato, basato sulla ripetizione di dialoghi paradossali. Uno spettacolo anche politico, la rappresentazione di un mondo dove c’è chi bastona e c’è chi viene bastonato, dove chi mangia poco può tiranneggiare chi non mangia nulla. L’alternanza di comico e drammatico è garanzia di valore di un testo, e la qualità della scrittura, molto alta, permette di apprezzare la bravura degli attori e la loro recitazione sottotraccia. Si chiude con le musiche afrobeat, soul, funky, di Angie BacktoMono DJ, che accompagnano il pubblico, che discute degli spettacoli che ha seguito rinfrescandosi con macedonia e gelato.

Serata finale stasera all’Ortofrutticola dalle 20.15

*Foto di Luca Del Pia dalla pagina Facebook di Terreni Creativi Festival