Confagricoltura esprime preoccupazione per l’approvazione di un emendamento al Ddl Sicurezza che vieta la coltivazione, lavorazione e vendita delle infiorescenze di canapa a basso contenuto di THC, compromettendo gli sforzi della filiera italiana della canapa industriale. Questo settore, che include oltre 800 aziende e 1.500 realtà di trasformazione, è in crescita e coinvolge circa 10.000 lavoratori.
L’emendamento rappresenta un duro colpo per il Made in Italy agroindustriale, specialmente in un momento in cui gli imprenditori stanno investendo in nuove produzioni. La legge 242 del 2016 ha già promosso la coltivazione della canapa come una pratica sostenibile, ma ora il rischio è di perdere competitività rispetto ad altri paesi europei che stanno investendo nella filiera della canapa.
Da sette anni è legale coltivare canapa in modo controllato, utilizzando sementi certificate e con un contenuto di Thc inferiore allo 0,2%. Questo significa che, secondo la legge, non rientra tra le sostanze stupefacenti. La normativa specifica che dalla canapa così coltivata si possono ottenere alimenti, cosmetici, semilavorati, fibre, polveri, oli, carburanti, materiali per bioingegneria o bioedilizia, oltre a soluzioni per la bonifica di terreni inquinati e attività didattiche. Negli ultimi anni, molti imprenditori, anche giovani, hanno deciso di investire in questa nuova forma di coltivazione.
Sono oltre 50 le imprese in Liguria. “Stiamo parlando – si legge in una nota di Confagricoltura Liguria – di un settore serio, altamente professionale che consta di oltre 800 aziende in tutta Italia, cui si ‘affiancano’ oltre 1.500 realtà della trasformazione con una base di manodopera stimata in circa 10.000 addetti. Solo in Liguria parliamo di oltre un milione di euro di produzione lorda”.