di Alfredo Sgarlato – Secondo appuntamento per l’undicesima edizione dell’Albenga Jazz Festival, che quest’anno presenta una novità: al mattino si può partecipare alle prove di una big band diretta dal Maestro Riccardo Zegna, un’occasione per i musicisti giovani (una batterista undicenne mostra già un bel senso del ritmo) e no di fare pratica e per gli appassionati di entrare meglio nei segreti della musica. Quindi al pomeriggio appuntamento in Piazza San Siro con la cantante Andrea Celeste, accompagnata da un quartetto d’archi: Alessandra Della Barba primo violino, Roberto Piga violino, Teresa Valenza viola, Carola Puppo violoncello. Il quartetto esegue alcuni brani tratti da film, temi di Morricone, Rota, Piovani molto amati e altri meno noti, gli arrangiamenti sono raffinati e Andrea Celeste è dotata di una bella voce e di tecnica vocale perfetta, senza indulgere in quei virtuosismi eccessivi che sono di moda oggi. I momenti per me più emozionanti Calling you, dal cult dei miei tempi “Baghdad Cafè” e una bellissima cover di Every breath you take.
Concerto serale col quartetto di Chico Freeman e Antonio Faraò, con Paolo Pellegatti alla batteria e Makar Novikov al contrabbasso. Il gruppo esegue musiche di John Coltrane o a lui dedicate; specificare chi era John Coltrane dovrebbe essere superfluo, per i pochi che non lo sapessero diremo che è colui che ha portato lo stile del sax tenore ai livelli più alti, in un connubio di musica e spiritualità mai eguagliato. Ma ovviamente i quattro non replicano pedissequamente lo stile del quartetto di Coltrane e, come è nello spirito del jazz, esprimono il loro estro improvvisando con stile personale. In particolare colpisce la straordinaria tecnica di Faraò, pianista da tempo di fama internazionale, che oltre alla lunga collaborazione con Freeman ha suonato con giganti come Jack DeJohnette, Joe Lovano, Lee Konitz. Padroneggia la tastiera con solo lunghi e veloci, ma con una sensibilità notevole. Freeman è sassofonista classico, anche lui si cimenta in lunghi solo, prediligendo tempi veloci e pure rimanendo sempre melodico, portando solo in brevi tratti la sonorità calda e pastosa del suo strumento al limite.
L’inizio è con due brani dal primo repertorio di Coltrane, Lonnie’s lament, una ballata coinvolgente, e Moment’s notice, da “Bue Train”, in cui il gruppo mostra tutto il proprio talento, per proseguire con due composizioni originali, una di Faraò e una di Freeman, Dance of light for Luani, dedicata alla figlia che -racconta il musicista, che dà l’idea di essere una persona allegra e simpatica- fin da bambina ha viaggiato a lungo con lui al suono della musica del genio Coltrane. Ottimi anche i due ritmi, il veterano Pellegatti e il russo Novikov. Quasi due ore di concerto, malgrado il caldo record, e molti applausi da parte di un pubblico ancora una volta numeroso e attento. Oggi si conclude con due pianisti, Fabio Vernizzi al pomeriggio e Dena De Rose alla sera: non mancate!
*Foto di Giovanna Cirotto