Loano vara il nuovo Piano del Commercio: no a nuove aperture della Gdo e stop ai “bazar” in centro storico

negozio interno

No all’apertura di nuove grandi strutture di vendita della Gdo e stop al proliferare, nel centro storico, di piccole attività al dettaglio non specializzate. Sono questi due degli elementi principali del nuovo Piano del Commercio che il consiglio comunale di Loano ha approvato nella seduta di ieri sera, martedì 14 marzo.


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Il documento è frutto del lavoro di condivisione dell’ufficio commercio, dell’ufficio edilizia privata e del segretario generale con il supporto di Techinical Design, la ditta che gestisce il portale Suap del Comune di Loano, ed è stato condiviso con le categorie economiche della città. Il Piano parte dall’analisi del tessuto commerciale loanese, fatto di 370 attività tra esercizi di vicinato e medie strutture. Nell’ultimo biennio nuove aperture e chiusure definitive sono sostanzialmente in pareggio ed il cospicuo numero di subingressi (che ha pareggiato quello delle cessazioni) ha lievemente attutito l’incremento delle chiusure.

L’obiettivo del Piano – spiegano il sindaco di Loano Luca Lettieri, l’assessore alle attività produttive Enrica Rocca ed il consigliere incaricato Demis Aghittino – è quello di preservare, sviluppare e potenziare la funzione del commercio, riconoscendo al settore il grande contributo che fornisce all’aggregazione sociale. In particolare, come amministrazione riteniamo che il Piano del Commercio debba rendere compatibili i servizi commerciali con le altre funzioni territoriali quali la viabilità, la mobilità dei consumatori, la riqualificazione urbana; semplificare ulteriormente i procedimenti e gli adempimenti per l’avvio e l’esercizio dell’attività; salvaguardare le aree di interesse archeologico, storico, architettonico, artistico, ambientale; valorizzare e promuovere la cultura enogastronomica e le produzioni tipiche regionali e nazionali”.

“Per raggiungere tali obiettivi è importante che la parte pubblica incentivi la salvaguardia del territorio mediante la tutela di ‘aree delicate o sensibili’, come ad esempio i centri storici. E il documento dedica particolare attenzione proprio alla salvaguardia del tessuto commerciale del nostro centro storico, dove negli ultimi anni sono sorte numerose attività commerciali non specializzate. Una presenza che ha in parte snaturato le caratteristiche della parte più antica della città. Per questo motivo, nel Piano abbiamo inserito una serie di norme volte a limitare questo fenomeno e che, d’altro canto, possano incentivare la nascita di nuove attività in grado di amalgamarsi meglio con quelle già esistenti. Il divieto di nuove aperture e il divieto di cessione dovrebbero portare, nel tempo, un calo nel numero di questi esercizi. Analoghe iniziative sono state prese nei confronti dei punti vendita della Grande Distribuzione Organizzata: una limitazione alle nuove aperture e agli ampliamenti a favore delle piccole attività locali”.

Fondamentale, per il raggiungimento degli obiettivi del Piano, sarà la collaborazione con le associazioni di categoria: “A questo proposito la giunta comunale si farà promotrice della organizzazione di un tavolo di lavoro con tutti gli attori del settore, al fine di migliorare l’offerta al consumatore salvaguardando la rete esistente. Del resto, fin dall’insediamento la nostra amministrazione ha avviato periodiche consultazioni con le associazioni di categoria anche in ambito commerciale in modo da orientare la programmazione delle attività alla luce delle richieste pervenute durante queste riunioni”.

Il Piano prende in considerazione anche la creazione di un Centro Integrato di Via: “Il Civ ipotizzato nel Piano – proseguono ancora gli amministratori loanesi – dovrà però essere diverso rispetto a quelli già sperimentati altrove: queste esperienze, infatti, non hanno riscontrato il successo inizialmente previsto”. Il Centro Integrato di Via previsto nel Piano deve: proporre tipologie merceologiche compatibili con la zona di competenza (come ad esempio prodotti gastronomici tipici, attività artigianali artistiche) e strumenti per la loro valorizzazione; individuare nuove tipologie produttive e distributive che possano apportare valore aggiunto; creare un marchio d’area; individuare nuove forme pubblicitarie utilizzando i media informatici (Facebook e WhatsApp); organizzare servizi a favore dei turisti/consumatori (come ad esempio consegna a domicilio, baby-parking, bike sharing per bambini); organizzare iniziative promozionali sia di specifiche attività (ad esempio legate ai saldi, tipo “fuoritutto” con proprie postazioni originali all’esterno dei locali) sia di particolarità del territorio (ad esempio per il riutilizzo di locali vuoti con mostre, conferenze, ecc.); proporre nuove forme di collaborazione per la tutela del territorio (ad esempio gruppo di lavoro con forze dell’ordine e altri organismi pubblici); individuare itinerari guidati al patrimonio religioso o comunque culturale gestiti da operatori inseriti nella zona. Il Civ dovrà anche svolgere il ruolo di strumento di rinascita soprattutto in zone della città che presentano criticità, sotto l’aspetto della presenza commerciale, della carenza di servizi, della viabilità, stimolando progettualità sul riuso di volumi esistenti o situazioni di degrado.

Altro strumento per la tutela, la salvaguardia e la valorizzazione dei centri storici è considerato il Patto d’Area, che potrà essere stipulato (su aree appositamente perimetrate) tra Regione, Prefettura, Comune, associazioni del commercio, Camera di Commercio, Consorzi imprese (in modo particolare i Civ) e proprietari di immobili collocati nel perimetro: “Questo strumento sarà attivato non appena sarà approvato il Piano ed il conseguente regolamento attuativo (che sarà a breve portato all’attenzione del consiglio) per valorizzare il centro storico”.

All’interno di questo lavoro preparatorio, l’amministrazione si assumerà il compito di individuare: ulteriori regole uniformi, chiare e stringenti, sull’utilizzo del suolo pubblico; tende di forma e colore uniforme; insegne, luminose e no, armonizzate con l’architettura dei palazzi (ad esempio no neon, utilizzo di portalampade di materiali idonei); illuminazione di ciascun esercizio compatibile con il risparmio energetico; accessibilità più idonea all’intera area; wi-fi gratuito su tutta la zona; arredo urbano che rispetti il contesto storico; modifiche del regolamento edilizio con deroghe particolari per il centro storico; raccolta rifiuti con modalità compatibili (ad esempio evitando cassonetti sparsi ovunque, creazione di isole ecologiche); installazione di totem touch-screen con indicazioni turistiche/commerciali; gratuità di concessione in cambio di servizi (ad esempio la manutenzione delle fioriere pubbliche da parte degli operatori economici); gratuità del suolo pubblico in occasione di iniziative particolari e concordate.

Scendendo nel dettaglio, il Piano del Commercio suddivide il territorio cittadino in sei zone: la Zona 1 comprende il centro storico; la Zona 2 comprende la commerciale consolidata; la Zona 3 la zona portuale; la Zona 4 la zona agricola; la Zona 5 è la zona produttiva; la Zona 6 è la zona in espansione.

La Zona 1 è considerata “sensibile” e quindi sottoposta a tutela particolare in quanto aree di interesse archeologico, storico, architettonico, artistico. In queste aree gli esercizi di vicinato devono attenersi ad una specifica regolamentazione. Ad esempio: la superficie di vendita massima attivabile è di 100 metri quadri; l’ampliamento, il trasferimento e la modifica del settore merceologico devono rispettare precisi limiti di superfice massima. Nella Zona 1 sono vietate le aperture di Medie Strutture di Vendita; per l’insediamento o ampliamento di tali strutture è necessario procedere a varianti al Piano Regolatore e seguire le prescrizioni della legge regionale 10/2012. In ogni caso, tali varianti non possono prevedere superfici di vendita massima attivabile superiori a 250 metri quadri per il settore alimentare e 600 metri quadri per il settore non alimentare. Per le Msv che intendono ampliarsi, trasferirsi o modificare il proprio settore merceologico sono previsti limiti spaziali e temporali; la riduzione di superficie di vendita, invece, è sempre consentita.

In centro storico, come anticipato, è vietata l’apertura di nuove grandi strutture di vendita. Inoltre, in tutta la zona non sono consentite nuove aperture, modifiche qualitative o quantitative né trasferimenti da altre zone di esercizi commerciali di alcune categorie merceologiche: materiali da recupero; auto e relativi ricambi ed accessori, moto e relativi ricambi ed accessori, pneumatici; motori di qualsiasi tipo o genere; oli lubrificanti; materiale antincendio; combustibili solidi e liquidi; cose usate; merci speciali; prodotti derivanti dalla canapa;

In tutta la zona non sono consentite nuove aperture, trasferimenti da altre zone delle seguenti tipologie di attività, nemmeno come incremento di attività già esistenti: agenzie di pompe funebri; locale esclusivo di distributori automatici alimentari e non alimentari; sexy shop; commercio all’ingrosso sia alimentare sia non alimentare; sale giochi e agenzie di scommesse; lavanderie a gettone; officine, carrozzerie, elettrauto; esercizi di compro-oro; temporary shop; phone center, money transfer, money change, internet point; palestre; sale da ballo, discoteche e night club; artigianato alimentare etnico; commercio al dettaglio non alimentare di una gamma indistinta e generalizzata di prodotti vari senza alcuna specializzazione (bazar).

Nella Zona 2 la superficie di vendita massima attivabile sia per il settore alimentare sia non alimentare è di 250 metri quadri. Per le Msv è individuata in questa zona una fascia della profondità di mille metri attorno ad alcune specifiche aree nelle quali le nuove strutture e gli eventuali ampliamenti di quelle esistenti devono avere una superficie inferiore a mille metri quadri; nella rimanente parte del territorio della zona la superficie massima attivabile per le Msv sia del settore alimentare sia non alimentare è di 1.500 metri quadri; l’apertura di una nuova Msv comporta il rispetto dei requisiti qualitativi e di prestazioni obbligatori nonché di parcheggi. E’ vietata l’apertura di grandi strutture di vendita.

La Zona 3 della Marina di Loano è soggetta ai limiti di insediamento previsti dal Piano Particolareggiato del porto. In ogni caso, per gli esercizi di vicinato la superficie di vendita massima attivabile sia per il settore alimentare sia non alimentare è di 250 metri quadri. E’ vietata l’apertura di Grandi Strutture di Vendita. Nella Zona 4 agricola sono vietati tutti gli insediamenti commerciali; è consentita l’attività commerciale effettuata direttamente in azienda da agricoltori esclusivamente per la vendita di prodotti di produzione propria. La Zona 5 coincide con le zone D del Piano Regolatore di insediamenti produttivi e artigianali; qui sono vietati tutti gli insediamenti commerciali. E’ consentita l’attività commerciale effettuata direttamente nei locali di produzione da ditta artigiana regolarmente iscritta all’albo delle imprese artigiane. Nella Zona 6 valgono le indicazioni commerciali previste per la Zona 2.

Il Piano del Commercio si propone di valorizzare le “Botteghe storiche”, cioè quelle attività che hanno alle spalle almeno 50 anni di anzianità, le “Botteghe liguri”, gli esercizi di vicinato che sono luogo di incontro e di presidio sociale e urbano del territorio ligure, ed il “Negozio turistico”, una tipologia innovativa di attività di somministrazione di alimenti e bevande che organizza la propria superficie di vendita con uno spazio dedicato alle informazioni e comunicazioni per il turista consumatore attraverso l’impiego di un personal computer e di un desk fornito di materiale cartaceo informativo e di collegamento alla rete.

Inoltre, al fine di fotografare tutte le tipologie commerciali del territorio, sono stati dedicati capitoli alla vendita diretta da parte di artigiani e strutture ricettive, alla vendita diretta da parte di agricoltori, alla vendita diretta da parte di pescatori professionali. Il piano inoltre prende in considerazione alcune tipologie particolari di vendita quali gli “Esercizi di vendita di merci speciali” quelli di “Affido di reparto” ed il “consumo sul posto”, che prevede all’interno degli esercizi di vicinato del settore alimentare (nell’ambito della superficie di vendita) nonché all’interno degli esercizi di artigianato alimentare (nell’ambito del laboratorio di produzione o locali adiacenti) l’attività congiunta di ingrosso e dettaglio, l’esposizione di merce in un locale diverso da quello di vendita all’interno del quale non si effettua alcuna operazione di vendita (e quindi nemmeno la raccolta di ordinativi di acquisto).

“Abbiamo ritenuto opportuno dedicare un capitolo del piano alla pubblicità dei prezzi al pubblico prevedendo che i prodotti esposti nelle vetrine devono riportare, in modo ben chiaro, leggibile anche in orario di chiusura dell’attività, l’indicazione del prezzo di vendita al pubblico utilizzando un cartello o un’altra modalità idonea allo scopo. Infine, in considerazione del fatto che comincia ad essere un’esperienza diffusa, il Piano va anche a regolamentare il ‘Co-working‘, ovvero il plurinegozio, un nuovo modello organizzativo in cui più imprese o studi professionali insediano la propria attività nello stesso locale mantenendo comunque la propria indipendenza”.