Andora alla scoperta del patrimonio mineralogico del Museo Dabroi

Andora: il Museo Luciano Dabroi è stato selezionato dalla Commissione Musei SIMP Società Italiana di Mineralogia e Petrologia, per partecipare a “Gli Zolfi Italiani” la manifestazione che coinvolgerà i musei naturalistici italiani fino al 12 giugno 2022.

L’iniziativa, a cui ha aderito il polo culturale di Andora, è inserita nel calendario degli eventi che il Museo ha programmato per l’Anno Internazionale della Mineralogia fra i quali la presentazione del grande progetto di digitalizzazione degli esemplari della collezione e la partecipazione alla XX edizione del Festival della Scienza di Genova.

Palazzo Tagliaferro in occasione de “Gli Zolfi Italiani” effettuerà aperture tutti i giorni dal 6 al 12 giugno dalle 15.00 alle 19.00 offrendo un ricco programma sia a studiosi che semplici appassionati.

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La rassegna prevede:

  • la mostra temporanea dedicata agli esemplari di Zolfo presenti in collezione, tutti provenienti dalla Sicilia e in particolare dalle Miniera di Cozzo Disi e Giumentaro situate nelle province di Agrigento e Caltanissetta,
  • una visita guidata, il 10 giugno dalle 15.00 alle 18.00 a cura del DISTAV Università di Genova, che permetterà ai visitatori di andare alla scoperta degli oltre 5000 esemplari esposti nelle iridescenti vetrine del Dabroi.
  • Il video reportage “The Devil’s Gold”del fotografo Luca Catalano Gonzaga che ha indagato con il suo obiettivo le condizioni di lavoro dei minatori indonesiani che si calano nel ventre del vulcano Lien Kawa alla ricerca dell’oro del diavolo, come da sempre viene chiamato lo zolfo.

“The Devil’s Gold” è il video reportage del fotografo Luca Catalogo Gonzaga che racconta le modalità di racconta dello Zolfo in Indonesia. E’ dentro il ventre del vulcano Ijen Kawah, nella parte orientale di Giava, in Indonesia che i minatori si calano alla ricerca dell’oro del diavolo, come da sempre viene chiamato lo zolfo. Trecento uomini che ogni giorno, dal campo base che si trova alle pendici della montagna, raggiungono a piedi la sommità del vulcano. Si inerpicano per tre chilometri per poi iniziare la discesa nel bordo del cratere dove si trovano i cristalli di zolfo. Novecento metri in discesa verso l”inferno, sfidando il calore insopportabile, la scarsa areazione e il buio, senza alcuna protezione. Il gas sulfureo afferra la gola, brucia i polmoni, fa lacrimare gli occhi. Pochi hanno in dotazione vecchie maschere antigas: molti preferiscono lavorare di notte perché il caldo è più tollerabile, sulla bocca uno straccio bagnato nell’illusione di proteggersi dal fumo e respirare meglio. Un lavoro durissimo che finirà presto; qui la speranza di vita non supera i 50 anni. Le lastre di zolfo vengono rotte con l’aiuto di aste di metallo e poi caricate in cesti di vimini che in genere pesano 70-90 kg.

Inizia così il viaggio a ritroso del raccoglitore di zolfo del XXI secolo che arranca sotto il peso, in equilibrio precario, verso la bocca del vulcano, un peso devastante che modifica la spina dorsale, piega le gambe, crea ulcere sulle spalle. Qui consegnerà le lastre per la purificazione processo che avviene di notte e dura 14 ore. Tutto ciò per 5 euro al giorno, 10 se è in grado di ripercorrere il tragitto due volte.