Musica rock, stili e decenni

di Alfredo Sgarlato – Leggevo giorni fa una classifica della serie “i migliori dischi rock degli anni ’80”: non entrerò nel merito delle scelte, ma la prenderò come spunto per una mia riflessione. Se dovessi fare io una classifica dei dischi più belli e importanti degli anni ’80 ci metterei senz’altro “London Calling”, dei Clash: dove sta il problema? È uscito il 14 dicembre 1979. Fermo restando che per un cinese, un musulmano o un bolscevico quell’anno incredibile sotto il profilo musicale non era il 1979 ma il 4676 o il 1400, e che come cristiani contiamo gli anni a partire da un evento che non sappiamo precisamente se e quando si è verificato, devo ammettere che quasi tutti i dischi che io segnalerei come i più belli degli anni ’80 sono usciti nel 1979, o nel 1980, che per in fanatici della matematica è l’ultimo anno del decennio precedente e non il primo del successivo, poiché l’anno zero non esiste. Allo stesso modo mi verrebbe da mettere in un elenco dei migliori dischi degli anni ’70 “In the court of the Crimson King”, oppure “Hot Rats”, entrambi usciti il 10 ottobre 1969.


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In the court of the Crimson King

Come è ovvio chiunque in una classifica di gradimento sceglie di seguire i decenni come matematica comanda (anzi no, perché si parte sempre dallo zero e non dall’uno): ma sarebbe molto più interessante usare un criterio stilistico, anziché temporale, sarebbe molto più fecondo da un punto di vista storico e artistico. Potremmo, volendo, identificare i principali decenni della storia del rock con alcuni sottogeneri, che hanno caratteristiche esclusive che sottintendono una visione del mondo: la psichedelia degli anni ’60, il progressive dei ’70, la new wave degli ’80, l’alternative dei ’90, ma seguendo questa linea gli inizi e la fine di ogni decennio musicale non coincidono col calendario. Il ’68 non cambia solo la politica o il costume: i Beatles di “Sergent Pepper” (1967) e quelli di “Abbey Road” (1969) sono due gruppi molto diversi. Così il 1977, con l’esplosione del punk, ma anche della disco music, segna una cesura netta con gli anni precedenti: da brani di lunga durata, con complesse parti strumentali e a solo virtuosistici, e testi spesso ispirati al fantasy o alla fantascienza ecologista, si passa a brani brevi, sonorità oscure, testi basati sul male di vivere e la distopia.

Closer, Joy Division, uscito il 18 luglio 1980

Non sono estranee all’evoluzione della musica rock le mutazioni sociali, storiche, economiche, tecniche: il rock nasce quando si diffondono gli strumenti elettrici; l’invenzione dell’LP a 33 giri permette l’incisione di brani lunghi anche una ventina di minuti, cavallo di battaglia di psichedelia e progressive; una nuova crisi economica, successiva alle guerre in Medio Oriente, riporta in auge il 45 giri, e musiche ad esso più adatte, punk e pop. Con l’esplosione del CD, dopo la metà degli anni ’80, viene ristampato ogni genere di rarità, e queste apre la strada ai revival e ai crossover (i ragazzi adesso ascoltano di tutto, senza i pregiudizi delle generazioni precedenti) tipici degli anni ’90, ma portati avanti da gruppi nati a metà anni ’80, come quelli della scena di Seattle.

Bleach, Nirvana, uscito il 15 giugno 1989

Sono discorsi oziosi, me ne rendo conto, ma è bello vivere ancora in periodo e in uno stato in cui puoi spendere del tempo discutendo di stili musicali e non lottando per la sopravvivenza, o costretti al carcere o alla fuga.