Albergatori: non basta una stagione per cancellare due anni di lockdown

mare meditazione

“Una stagione sempre più breve, la mancanza di personale, scarsi incentivi per rinnovare le strutture e rendere gli alberghi più competitivi. Inoltre il Savonese paga il prezzo di infrastrutture viarie e una rete ferroviaria inadeguata a servire una realtà turistica. Il fine settimana di Ferragosto sta trascorrendo senza che i veri problemi del settore siano stati ancora affrontati”. Gli albergatori savonesi tracciano il quadro e lanciano l’allarme.

«Il tema vero non è come sta andando agosto – precisa il presidente di Federalberghi Andrea Valle con i colleghi Laura Pagliari (Spotorno), Giovanni Argento (Finale), Simona Silva (Pietra) e Marco Bennici (Varazze) – La situazione è buona, le camere nel periodo centrale del mese sono tutte esaurite e gli arrivi sono settimanali, in controtendenza con la scelta del solo fine settimana che ha caratterizzato fin ora la stagione. Presto per fare bilanci, ma sta andando meglio del previsto, perché i confini con l’estero sono in gran parte chiusi. Ma attenzione: questo è il minimo sindacale, sarebbe stato drammatico registrare alberghi vuoti ad agosto».

«Cosa accadrà il prossimo anno, quando i mercati torneranno alla normalità? Il problema è che non basta una stagione per cancellare due anni di lockdown: le questioni cruciali del turismo sono irrisolte da molto prima di questo periodo segnato dall’emergenza e ora vanno affrontate subito se vogliamo essere pronti in futuro a fronteggiare la concorrenza del Mediterraneo. Moltissimi alberghi sono ancora alla ricerca di figure professionali da assumere per completare gli organici. Mancano camerieri di sala, personale per la cucina, camerieri ai piani. Quelli citati sono esempi dei nodi da sciogliere, l’elenco prosegue con il fatto che scarseggiano parcheggi e servizi, i nostri turisti faticano a trovare posto a spiaggia, perché l’offerta è limitata».

Advertisements

Per quanto riguarda il mondo del lavoro, domanda e offerta nel settore non sono mai state così distanti, anche se la crisi si protrae da tempo e di recente è stata accentuata dal Covid. Inoltre all’orizzonte degli albergatori si profilano nuove spese, a partire dalla ripresa delle rate dei mutui.

«Offriamo contratti regolari e una prospettiva di futuro – proseguono gli albergatori -, ma il problema è che sono sempre meno le persone disposte a lavorare nel mondo del turismo, anche in una provincia vocata all’accoglienza come quella Savonese. Lo scenario è indubbiamente cambiato: un tempo la stagione durava da Pasqua all’autunno inoltrato, c’era una reciprocità tra mare e montagna, tanto che chi lavorava in estate in Riviera poteva poi andare a fare l’inverno nelle strutture dei paesi sciistici. Oggi da noi questi aspetti sono mutati e la stagione lavorativa è sempre più corta. Di conseguenza i giovani non leggono la possibilità di lavorare nel turismo come un investimento a lungo termine, bensì come un impegno “mordi e fuggi”. Il risultato è che in pochi scelgono questo settore, che ora fa fatica a individuare le figure che servono, a formarle e specializzarle adeguatamente. Il quadro è aggravato da reddito di cittadinanza e disoccupazione, che allontanano le persone dal lavoro. Eppure le spese per mantenere un albergo sono enormi: a breve ripartiranno i mutui, siamo anche alla vigilia della prima rata dei fondi del Recovery e nessuno si è ancora ricordato del nostro mondo».