Rete No fossili: “Non ci sono ragioni occupazionali ed energetiche per il raddoppio della Centrale”

Centrale

La Rete contro le fonti fossili (ex Rete savonese fermiamo il carbone) esprime contrarietà all’ampliamento della centrale di Vado Ligure. Le sigle aderenti alla Rete sono: ARCI, ACLI, Comitato Acqua Bene Comune , Comitato Ambiente Spotorno-Noli, Gruppo Acquisto Solidale GASSA, Legambiente, Libreria Ubik, Movimento Consumatori, NuovoFilmstudio, Federazione dei Verdi, Movimento 5 Stelle, Noi per Savona, Rifondazione Comunista. La Rete ha il sostegno di: WWF Nazionale, Greenpeace nazionale, ARCI nazionale, Legambiente Nazionale, Comitato Unitario di base, Medicina democratica, Cittadinanza attiva.

«Dopo il Comune di  Quiliano, anche quello di Savona si dichiara contrario al progetto di  raddoppio della centrale di Vado Ligure (così come la minoranza nel  Consiglio comunale di Vado Ligure).
Resta  arroccata nella sua difesa tenace e incondizionata del progetto il  Sindaco di Vado Monica Giuliano (già tristemente nota in questi anni per  averi difeso strenuamente la combustione a carbone), la quale continua a  difenderlo in modo acritico i tutti i modi: 
-organizzando  'tour turistici' dei consiglieri in centrale, e permettendo di dar voce  ai tecnici dell'azienda in incontri con i gruppi consiliari, senza  contraddittorio;
-posponendo la calendarizzazione di mozioni dell'opposizione, 
critiche al progetto;
-non  avvalendosi di consulenze indipendenti per un'analisi ambientale  (essenziale in questi contesti per permettere ai ministeri una  valutazione più ponderata, come normalmente accade in altri territori);
-criticando  il Sindaco del Comune adiacente che, a tutela della cittadinanza che è  tenuto a rappresentare anche sul piano sanitario, ha invece optato per  l'avvalersi di una perizia giurata redatta da tecnici indipendenti.
-criticando  pubblicamente partiti e associazioni che manifestano dubbi e critiche,  dato che un uso di quelle aree ancora vincolato a fonti fossili  precluderebbe nei prossimi decenni uno sviluppo diverso ed  ecocompatibile del nostro territorio.

La Sindaca afferma che "non ci sono basi scientifiche" per dire che "il territorio in questi anni è stato fortemente compromesso in termini ambientali e di ricadute sulla salute dei cittadini". È grave quindi che, pur in qualità di primo responsabile della salute  pubblica e ignorando i più elementari principi di precauzione, ritenga inattendibili gli esiti dei due unici studi epidemiologici pubblici effettuati sul territorio (quello della Procura e quello del CNR).
È ormai chiaro che non esistono ragioni economiche, occupazionali (soli 25 posti di lavoro a regime), energetiche (abbiamo già una potenza installata sufficiente), climatiche (le centrali hanno gravi effetti climalteranti), di transizione (che riguardano solo le centrali a carbone in attività), d'azienda (TP lo scorso anno ha già fatto registrare 167 milioni di utile), di coinvolgimento dei territori alle necessità nazionali (abbiamo già una centrale in attività) di valutazione sanitaria (nel progetto viene gravemente sottostimata la situazione sanitaria attuale del territorio), e ambientali (una  centrale inquina enormemente il comprensorio in cui è installata per  circa 30 anni, e questa nuova centrale sarebbe autorizzata ad emettere  in Ossidi di Azoto l'equivalente di circa 800.000 auto Euro6 in più in  circolazione).
Mentre  purtroppo esistono le ragioni e gli interessi del Fondo di risparmio  nuovo proprietario dell'azienda: con i contributi del Capacity market  (75.000 euro a Mw installato) l'azienda potrà incamerare più di 900 milioni di ricavi anche a centrale spenta, un business sicuro e senza rischio d'impresa, a danno della salute dei savonesi.

In  un'epoca mondiale di transizione green, non vogliamo passare alla  storia come la provincia che accetta supinamente la costruzione di  quella che diventerebbe a oggi una delle centrali a gas più grandi  d'Europa, in un  territorio che sta subendo ancora gli effetti  dell'inquinamento provocato con la combustione a carbone dalla stessa  azienda (attualmente sotto processo per disastro ambientale).
Siccome quindi non sussistono ragioni occupazionali ed energetiche, quali indecifrabili ragioni inducono la Giuliano a sostenere questo progetto contro tutto e tutti?»
Rete contro le fonti fossili