Microimprese e liquidità: le 3 mosse per affrontare la crisi

L'emergenza coronavirus e le restrizioni messe in atto dal governo stanno mettendo in difficoltà le microimprese, che si trovano a fronteggiare soprattutto una crisi di liquidità senza precedenti. Grasso (Confartigianato Liguria): «Occorre prendere decisioni ragionate, sfruttare tutte le opportunità a disposizione e strutturare piani di business consapevoli. In questo percorso non lasceremo sole le nostre imprese»

Giancarlo Grasso - Confartigianato Liguria

Savona / Genova | Chiedere una moratoria sulle esposizioni bancarie, analizzare la propria situazione aziendale, pianificare gli interventi in modo ponderato e individuare gli strumenti finanziari più adatti a realizzare un nuovo business plan. Ecco le prime fondamentali mosse necessarie a tutte quelle microimprese che, a causa dell’emergenza coronavirus, stanno affrontando una crisi economica importante, soprattutto in termini di liquidità.

Prima di tutto occorre sapere che il decreto Cura Italia, all’articolo 56, dispone una moratoria a favore delle micro, piccole e medie imprese che, alla data di entrata in vigore del decreto, abbiano in essere finanziamenti o linee di credito concessi da banche o altri intermediari finanziari. Per chiederla occorre soddisfare due requisiti: è necessarioavere sede in Italia e non si devono avere esposizioni debitorie deteriorate. Inoltre, occorre presentare un’autocertificazione in cui si dichiari che la temporanea carenza di liquidità subita è una conseguenza diretta dell’epidemia di Covid-19. A seconda del tipo di esposizione verso gli istituti di credito, la moratoria viene concessa diversamente: nel caso di una linea di credito, questa non viene revocata (per l’intero importo accordato) fino al 30 settembre 2020. Rinviata alla stessa data anche la restituzione dei prestiti non rateali. Infine, vengono sospese, sempre fino al 30 settembre 2020, le rate di mutui e altri prestiti, accordando un eventuale allungamento del piano di ammortamento oppure una rimodulazione dell’importo delle singole rate future, in modo da non arrecare ulteriori oneri all’azienda.

Dopo aver “tirato il fiato” sul fronte debitorio, occorre analizzare la propria situazione economica: nel caso in cui l’emergenza e le restrizioni in atto abbiano intaccato il business aziendale, è molto probabile che la microimpresa si trovi di fronte a una carenza di liquidità. Per questo è fondamentale non prendere decisioni avventate che potrebbero creare solo ulteriori danni al proprio giro d’affari. È dunque necessario strutturare i costi aziendali e individuare gli strumenti finanziari necessari a coprirli, facendo fronte, eventualmente, anche ad ammortizzatori sociali. Occorre poi determinare il fabbisogno finanziario in corso (relativo, per esempio, al pagamento di stipendi e di fornitori) e calcolare di quante risorse finanziarie si riuscirà a disporre nel periodo di emergenza.

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Sulla base di queste evidenze, l‘azienda può costruire in modo più consapevole e ragionato un nuovo piano di business e, di conseguenza, stabilire quali azioni mettere in campo per sostenerlo «soprattutto a livello finanziario – sottolinea Giancarlo Grasso, presidente di Confartigianato Liguria – Da questo punto di vista, le possibilità sono piuttosto numerose: si stanno attuando diverse iniziative di matrice comunitaria, nazionale e regionale per consentire alle microimprese di accedere al credito bancario anche attraverso lo strumento della garanzia confidi».

Per esempio, Confart può concedere all’impresa una garanzia fino al 90% sul finanziamento chiesto alla banca per ristrutturazione o come nuova finanza. Inoltre, grazie alle convenzioni fra Confart e le banche, è possibile ottenere il prestito a condizioni migliori rispetto a quelle di mercato. «Ovviamente gli artigiani non sono soli in questo fondamentale e delicato percorso – ricorda Grasso – siamo a disposizione non solo per affiancare le nostre microimprese in un momento così difficile, ma anche per fornire loro una consulenza qualificata».