Caccia, Enpa Savona: unica ottima notizia la “riduzione del ‘serbatoio elettorale’ dei politici ‘amici’”

La Protezione Animali savonese denuncia che l’attività venatoria danneggerà la stagione riproduttiva degli animali, già in corso da diversi giorni e che si intensificherà a febbraio e marzo

Una Ghiandaia ferita -

Savona / Genova | L’unica ottima notizia per la fauna selvatica secondo gli attivisti dell’Enpa «è che, in provincia di Savona (come in tutto il paese) i cacciatori, sempre più anziani, si sono ridotti a meno di un quarto di quanti erano nel 1977, con conseguente riduzione del “serbatoio elettorale” dei politici “amici” loro e delle fabbriche d’armi».


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La polemica ritorna come ogni anno in occasione della chiusura della caccia, prevista per ieri, giovedì 30 gennaio, ma – denuncia l’Enpa – che «in Liguria, per mano della giunta di centrodestra del presidente Toti e dell’assessore Mai, concordi però tutti gli altri partiti ad eccezione del Movimento 5 Stelle e dei Verdi, continua fino al 10 febbraio a colombacci, cornacchie grigie e nere, gazze e ghiandaie (nella foto un soggetto ferito soccorso da Enpa Savona) e fino al 14 marzo ai cuccioli di daino e capriolo ed alle loro madri, sorelle, zie e nonne. La Protezione Animali savonese denuncia che l’attività venatoria danneggerà la stagione riproduttiva degli animali, già in corso da diversi giorni e che si intensificherà a febbraio e marzo; coppie di selvatici che stanno scaldando uova e tra poco i piccoli, abbandoneranno il nido impauriti dalle fucilate e, con questo freddo, ne verrà quasi certamente causata la morte».

Per gli animalisti si tratta di «milioni di animali selvatici, molti sempre più rari, uccisi per un anacronistico divertimento di pochi; campagne ‘militarizzate’ da piccoli eserciti di persone che, anziché rispettare la natura, girano armati; regioni che calpestano sentenze di Tar, Corte Costituzionale, Consiglio di Stato e gli autorevoli pareri scientifici al fine di mantenere una manciata di consensi, e vittime umane”. Questo il quadro della caccia in Italia, che devasta ambienti, inquina habitat e mette in pericolo la vita di escursionisti, cittadini, e anche dei bambini. Enpa sottolinea che ormai è una questione di sicurezza e chiede l’intervento del Ministro dell’Interno e che vengano innalzati i massimali delle polizze assicurative; tra tutte le forme venatorie, l’associazione sottolinea la pericolosità e l’alto impatto ambientale della caccia al cinghiale, causa dei principiali incidenti che coinvolgono anche le persone e che quest’anno ha causato diverse vittime, ed anche per questo ritiene necessario l’innalzamento dei massimali delle polizze assicurative, che tra l’altro alimentano una parte del fondo destinato alle vittime della caccia.»

Enpa punta inoltre il dito «sulla “facilità” con la quale è possibile ottenere oggi il rinnovo della licenza di caccia, che avviene ogni 5 anni dietro presentazione di un certificato medico; e chiede, attraverso i suoi organi nazionali, al ministero dell’Interno che sia introdotta una norma che preveda, dopo il raggiungimento di una certa età, l’obbligo di un controllo psicofisico annuale: è impensabile che possano girare armati ultrasettantenni che possono rappresentare un pericolo per loro stessi e per gli altri. In un quadro drammatico per l’ambiente, dove si tagliano i parchi e dove la piaga del bracconaggio assume connotati drammatici, e dove per l’Unione Europea siamo sorvegliati speciali per le nostre politiche venatorie troppo permissive, Enpa  sollecita l’attuale Governo ad intervenire con forza, soprattutto nei confronti di quelle regioni, dei dirigenti e della cariche politiche, che continuano ad emanare consapevolmente atti illegittimi, contro gli interessi dei cittadini che invece vorrebbero maggiori tutele per gli animali selvatici riconosciuti dalla legge nazionale 157/92 come beni indisponibili dello Stato.»