Kronostagione 13, con “Overload” si ride molto, e molto seriamente

Albenga | di Alfredo Sgarlato Ad Albenga primo appuntamento per il 2020 con la Kronostagione, con “Overload“, Premio Ubu 2018, scritto e diretto dalla compagnia Sotterraneo di Firenze, con Sara Bonaventura, Lorenza Guerrini, Claudio Cirri, Daniele Pennati, Giulio Santolini. In scena un microfono e una vasca di pesci rossi, che ci dicono avere un’attenzione di dieci secondi, contro i nove che avrebbe oggi un umano, abituato ai ritmi di internet. Fake news, ovviamente: come si fa a misurare l’attenzione di un pesce? E questa, la facilità con cui si casca nella bufala, è una delle molte riflessioni che scatena questo spettacolo ricco di spunti.

Appare un personaggio, che si presenta come lo scrittore David Foster Wallace (DFW per i suoi adoratori, tra cui il vostro cronista), riconoscibile per il suo tipico abbigliamento (altro spunto: DFW era un genio, ma sarebbe stato così seguito, almeno negli U.S.A., se non fosse stato anche immediatamente riconoscibile come personaggio?), che recita un testo tratto da un suo famoso discorso, pubblicato col titolo “Questa è l’acqua”. Lo scrittore viene continuamente interrotto, da sportivi, miss, terroristi, giornalisti in condizioni estreme, pornografia, in breve tutti i personaggi che vediamo in tv o in rete, soprattutto quando non ci interessano. A un certo punto una divertentissima svolta surreale, quando protagonista della storia diventa un uomo pesce creato in laboratorio.

Le continue interruzioni sono molto divertenti, a volte esilaranti, mantengono viva l’attenzione invece di distrarre, ma porgono anche un altro spunto di riflessione, il contrasto tra cultura alta, il discorso dello scrittore che, in controtendenza con la sua epoca, non teme di affrontare temi alti, esistenziali, metafisici, e lo spettacolo coi suoi materiali bassi, che ci sommerge continuamente, creando un frullatore mediatico in cui tutto è uguale a tutto. Nel finale dello spettacolo gli attori interpretano sè stessi e raccontano di un viaggio finito tragicamente: uno scarto che potrebbe sembrare fuori luogo, fine a sè stesso, e invece è ancora materia di riflessione. Fino ad allora lo spettacolo, benché sia la storia di un suicida, lo si dichiara fin dall’inizio, è divertentissimo; ora invece si fa tragico: i modi del racconto guidano le emozioni più del contenuto. Si cita l’intervista in cui DFW si scaglia contro l’ironia, elemento che oggi appare indispensabile in ogni racconto, e invece lo scrittore considerava deleteria, in quanto nemica della profondità. Le due parti dello spettacolo ne sono dimostrazione, anche in questo caso la miscela tra contenuto e rappresentazione funziona perfettamente.

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Non stupisce che un testo che coniuga così bene leggerezza e profondità abbia vinto il Premio Ubu: il pubblico che ha affollato lo Spazio Bruno ha spesso sottolineato con gli applausi le gag, sempre divertenti e mai volgari; anche senza essere conoscitori di David Foster Wallace, o di David Lynch, altro nome di culto che faceva spesso capolino, con Overload si ride e si pensa. Gran bella serata, prossimo appuntamento sabato 8 febbraio con “Quintetto” di Marco Chenevier.

*Foto cortesia di Kronoteatro ufficio stampa