Su La Testa 2019, prima serata: Maria Gadù incanta

di Alfredo Sgarlato – Inizia la quattordicesima edizione di Su La Testa festival con uno strano personaggio steampunk che annuncia il primo concerto: si tratta di Messer Davil, supereroe che dà il nome all’omonima band, che presenta il primo album “La sindrome di Stoccolma“. Formano il gruppo musicisti di Albenga e dintorni rodati da molte esperienze live e in studio: Alessandro Lamberti voce, Davide Aicardi e Alessandro Castelli chitarre, Mauro “Max” Maloberti tastiere, Federico Fugassa basso e Maurizio De Palo batteria. Il loro è un tipico rock all’italiana, che si rifà ai gruppi degli anni ’90, con rimandi alla new wave e incursioni nel reggae, melodico ma anche energico. Il gruppo appare rodato, a suo agio nei cambi di ritmo, raffinato il drumming di De Palo sui tempi dispari, Lamberti è un valido frontman. Presentano una serie di canzoni ben scritte e ben arrangiate, che in versione live rendono molto: grazie al cielo c’è ancora chi ama il rock. I Messer Davil dedicano la serata a Patrizio Di Fazio, bravo bluesman locale scomparso troppo precocemente.

La serata, presentata dall’elegantissima Nicoletta Ghilino con Alberto “Il Cala” Calandriello e Fabio Vosilla, prosegue con I miei migliori complimenti, progetto di Walter Ferrari. Pop elettronico, qualche rimando agli anni ’80 nei giri di basso e chitarra minimali e reiterati, testi improntati a una visione disincantata del quotidiano. Che dire, per chi come il vostro affezionatissimo cronista ha scoperto la musica quando le novità si chiamavano Led Zeppelin o Genesis, non proprio il piatto preferito. Però almeno sono allegri, non hanno l’insopportabile retorica populista della trap o il piagnisteo autoreferenziale (ma “ironico”) del cosiddetto indie italiano. Ma un batterista in carne e ossa non guasterebbe.

Gran finale con Maria Gadù, ennesimo talento da quel Brasile che non finisce mai di sfornarne. Dopo le capitali europee ha scelto Albenga prima di tornare in patria; si presenta da sola sul palco, voce (che voce!) e chitarra, che suona benissimo, ma il suo talento e il suo carisma fanno sì che tenga la scena divinamente senza bisogno di accompagnatori. Militante attiva per il diritti degli indios, delle donne, dell’ambiente, attacca frontalmente il regime di Bolsonaro, chiamandolo senza peli sulla lingua dittatura. Ma non pensate che l’impegno faccia passare in secondo piano la musica, tutt’altro. Maria rinnova la tradizione brasiliana mescolandola col blues, col reggae, con lo swing, quando omaggia Chico Barque. I ritmi cullanti della bossa nova, punto di riferimento di tutta la musica brasiliana, fanno capolino qui e là. Un accenno a “Bella ciao” in versione blues è il saluto ai ribelli di tutto il mondo, non solo dell’America Latina, che pare tornata indietro di quarant’anni, dopo decenni di democrazia. Un’artista eccezionale, intensa, carismatica, che ci ha donato un momento indimenticabile.

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Oggi seconda giornata col Pomeriggio a Palazzo Scotto Niccolari, con l’esposizione dell’artista genovese Melkio presentato da Francesca Bogliolo, i monologhi di Giorgio Olmoti e la musica di Ginez, e poi serata con Mr. Puma, Giancane, Ivan Talarico e Awa Ly.

*Foto cortesia di Su La Testa staff