Bambini bruciati d’America: tendenze nella letteratura U.S.A.

scrittrice Donna Tartt

di Alfredo Sgarlato – Una trentina di anni fa divenne di gran moda anche in Italia un filone di giovani scrittori americani (giovani per davvero, non ultraquarantenni), che colpirono con le loro descrizioni di un mondo di rampanti, senza taboo di sesso e droga, con un linguaggio che ricalcava quello delle canzoni rock, persino usando la seconda persona. Erano Bret Easton Ellis, Jay McInerney, Tama Janowitz, Jayne Anne Phillips ed altri. Si identificò come loro padre nobile Raymond Carver, ancora sconosciuto da noi. Vennero chiamati “minimalisti”, per la semplicità delle storie narrate e dello stile usato. Quasi nessuno di loro superò la prova del secondo libro: solo Easton Ellis è sopravvissuto, anche per le capacità mediatiche del personaggio, e per i suoi giudizi, snob e risentiti secondo alcuni, anticonformisti e politicamente scorretti secondo altri, in ogni caso sempre riferendosi al mondo dei letterati, non a quello reale. Alla fine i minimalisti (escluso Carver, ovviamente) riletti oggi appaiono autoreferenziali, con pochissimo da dire e poco talento nel dirlo, problema che affligge la stragrande maggioranza della letteratura contemporanea, specie in Italia.


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Tama Janowitz

Negli anni ’90 invece scoprimmo finalmente una corrente opposta della letteratura americana, in realtà nata già negli anni ’50, i cosiddetti “postmoderni”, Don De Lillo, Donald Barthelme, John Barth, e i geni assoluti Thomas Pynchon e David Foster Wallace. Caso opposto: le loro opere sono monumentali, complesse, piene di citazioni dal coltissimo al pop. Non sono autori di facile lettura: se la singola frase, il singolo paragrafo di Pynchon o Foster Wallace incantano per bellezza e perfezione stilistica, come l’acuto del tenore o la giocata del fuoriclasse, un intero romanzo appare irrisolto quando non incomprensibile. Nessuno di questi scrittori ha mai avuto un vero successo, un interesse maggiore si è avuto per Wallace e Pynchon, per via delle loro vite private che meriterebbero un romanzo a sè e non solo un paragrafo.

Aimee Bender

Col nuovo millennio una nuova generazione di scrittori americani arriva in Italia, grazie alla casa editrice Minimum Fax, che pubblica l’antologia “Burned children of America“, e numerose prove dei vari autori. Si dice che questa nuova ondata tenti di conciliare il minimalismo di Carver e il massimalismo di Pynchon: sembra impossibile ma spesso ci riescono. La forma narrativa prescelta è il racconto o il romanzo breve, lo stile semplice, ma i contenuti sono spesso inventivi alla massima potenza. Troviamo autori più canonici come David Means o Kevin Canty, ma spiccano autori inclassificabili come Shirley Jackson e le sue variazioni sul tema del corpo, Sam Lipsyte, Chris Bachelder con lo straordinario “Orso contro squalo“, le favole crudeli di Aimee Bender, e molti altri. Anche nel loro caso alcuni si perdono un po’ per strada, pensiamo al deludente “L’inconfondibile tristezza della torta al limone“, in cui la Bender non riesce a sftuttare fino in fondo un idea geniale; c’è chi invece cresce moltissimo, come George Saunders, che con “Dieci dicembre” scrive il più bel racconto del nuovo millennio, o Colson Witehead, che lasciando il surrealismo degli esordi per il romanzo storico vince il Pulitzer con l’ottimo “La ferrovia sotterranea“.

Ma un’altra corrente ancora opposta si fa strada in America, e Inghilterra. I fanatici delle definizioni la chiamano “realismo isterico”. Sono scrittori che scrivono opere monstre, lunghissime, zeppe di personaggi e fatti, molto politicamente impegnate, ma al contrario dei postmoderni da cui sono fatti derivare, non sperimentano sui generi e sul linguaggio, ma strutturano le trame con una gran felicità narrativa. Si tratta di Jonathan Franzen, Zadie Smith, Donna Tartt, Robert Powers. “Le correzioni“, “Libertà“, “Il cardellino“, “Denti bianchi“, sono tra i romanzi più appassionanti che mi sia capitato di leggere in questi anni e sono leggibili con gran divertimento. Molta critica li snobba, forse perchè non li ha scoperti, forse perché ha la concezione punitiva della cultura che ci viene tramandata da generazioni: ma voi lettori sapete bene chi seguire per i consigli per le letture.