A proposito di scrittori e personaggi

di Alfredo Sgarlato Leggevo poco tempo fa il romanzo autobiografico di Amos Oz “Una storia d’amore e di tenebra”, in cui lo scrittore in un capitolo si lamenta di come spesso il cattivo lettore, e il cattivo critico, tendano a identificare totalmente autore e personaggio. Oz cita il caso dell’intervistatore che chiese a Nabokov se davvero gli piacessero così tanto le ragazzine, aggiungendo che Dostoevskij non uccise mai un’usuraia (ma fu davvero un cospiratore), Kafka non era perseguitato dalla giustizia (ma ebbe davvero un rapporto pessimo col padre), e così via. A questi esempi chiunque aggiungerebbe che nessun autore di gialli è un assassino, tantomeno Simenon, che però era un maniaco sessuale, caratteristica raramente presente nei suoi personaggi.

Amos Oz

In breve, dalla tentazione di identificare scrittore e personaggio bisogna fuggire, eppure, conferma Oz, un fondo di autobiografia c’è sempre. Facevo queste riflessioni quando, tempo fa, ho letto di seguito due romanzi, “Lamento di Portnoy” e “Sottomissione”, di due autori, Philip Roth e Michel Houellebecq, in cui l’ossessione per il sesso dei personaggi è centrale nelle storie narrate. In molti romanzi di Roth è presente un alter ego dichiarato dell’autore, Nathan Zuckerman, ma il personaggio di Portnoy fu quello che provocò più grane allo scrittore. È un uomo ossessionato dal sesso, e questa ossessione deriva dall’essere rifiutato in quanto ebreo dalle donne “wasp” (acronimo per bianche anglosassoni protestanti), che trova più belle e più disinibite. È ossessionato anche dalla religione, con cui ha un rapporto molto più complesso rispetto ai cattolici (perché il Dio dell’Antico Testamento è severissimo, mentre quello del Vangelo è buono e perdona tutti). Confesso che ho trovato Il lamento di Portnoy un testo noioso e piuttosto invecchiato, del resto Roth non è tra i miei cento/duecento scrittori preferiti (ahimè, con questa dichiarazione sarò espulso dalla casta degli intellettuali…) ma le ossessioni sessuali e religiose dei suoi personaggi (e sue?) coinvolgono poco me, nato in Italia trent’anni dopo.

Più interessanti le ossessioni dei personaggi di Michel Houellebecq. Nei suoi libri il protagonista è sempre un uomo ossessionato dal sesso, un uomo mediocre, anaffettivo, privo di talento e di interessi, che non ha successo con le donne e attribuisce i suoi fallimenti alla bruttezza (gli altri elementi da me citati non hanno presa su di lui). In Sottomissione si ipotizza che in Francia un partito islamico vinca le elezioni, e molti francesi, compreso il protagonista, finiscano per aderire all’Islam per poter avere quattro mogli giovani, belle e sottomesse. Da notare che nel romanzo il partito islamico vince anche perché è visto come male minore rispetto al Fronte Nazionale, e perché, se tutte le ideologie dividono il mondo in “noi e loro”, islamico si può sempre diventare, mentre il povero non diventa ricco, il nero bianco, il brutto bello e così via. Strano che queste riflessioni non siano arrivate agli opinionisti snob-populisti, che hanno scambiato Houellebecq per uno di loro. Evidentemente non l’hanno letto.

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Michel Houellebecq

Houellebecq è uno casi letterari più interessanti degli ultimi anni. Non è uno scrittore “bravo”, uno che scrive “bene”, non è un Foster Wallace o un Bolaño. È un provocatore, ma le sue provocazioni colgono nel segno. Nel suo caso veramente le distinzioni destra/sinistra appaiono semplicistiche. Le sue opinioni su famiglia, religione, libertà sessuale* sono spiazzanti. Certo, la forte misoginia e alcuni passaggi al limite del porno possono essere disturbanti, anche per chi non è a favore del politicamente corretto. Ma anche nel suo caso è lecito domandarsi quanto ci sia di davvero suo e quanto interpreti un personaggio al passo coi tempi: per esempio in “Le possibilità di un’isola” è centrale l’ostilità del protagonista per l’intellettuale radical chic Michel Onfray, nella vita ottimo amico di Houellebecq (probabilmente un caso come quello Guccini/Bertoncelli). Quale che sia il giudizio finale sullo scrittore francese, la frustrazione sessuale dei personaggi è l’elemento centrale e il motore della storia in tutti i suoi romanzi.

Mentre elucubravo queste mie riflessioni, mi è capitato di leggere articoli su un fenomeno psicosociale molto inquietante. Si tratta di coloro che si definiscono “INCEL” (acronimo che sta per “costretti al celibato”), ragazzi americani che non hanno vita sessuale e sentimentale poiché, a quanto dicono, rifiutati dalle ragazze perché troppo brutti (come i personaggi di Houellebecq non prendono in considerazione altre ipotesi). Ne consegue che gli “incel” odiano soprattutto le donne, poi i belli, poi chiunque abbia quel qualcosa che li possa rendere appetibili come fidanzati: i ricchi, i simpatici, i primi della classe, quelli che hanno talento artistico o sportivo. Questa carica di odio li porta ad aderire a ideologie di ultradestra: molti dei ragazzi che hanno compiuto stragi nei licei si definiscono “incel”. Un fenomeno molto preoccupante, e poiché dall’America importiamo più spesso il peggio che il meglio non vorrei che arrivasse anche da noi. Come sempre, l’artista ha la capacità di canalizzare e sublimare nell’arte le sue ossessioni, o di cogliere e narrare quelle del suo tempo; la persona limitata intellettivamente e culturalmente le sfoga nella violenza.

*«In situazione economica perfettamente liberale, c’è chi accumula fortune considerevoli; altri marciscono nella disoccupazione e nella miseria. In situazione sessuale perfettamente liberale, c’è chi ha una vita erotica varia ed eccitante; altri sono ridotti alla masturbazione e alla solitudine. Il liberalismo economico è l’estensione del dominio della lotta, la sua estensione a tutte le età della vita e a tutte le classi sociali. Ugualmente, il liberalismo sessuale è l’estensione del dominio della lotta a tutte le età della vita e a tutte le classi sociali. Sul piano economico, Raphaël Tisserand appartiene al clan dei vincitori; sul piano sessuale, a quello dei vinti. Certi guadagnano su entrambi i tavoli; altri, su entrambi perdono. Le imprese si contendono certi giovani diplomati; le donne si contendono certi giovani; gli uomini si contendono certe giovani; il problema e l’agitazione sono considerevoli.»
(da Estensione del dominio della lotta)