Lavoro domestico, contratto nazionale scaduto… nel 2016

Davide Guarini

Roma / Genova. Lavoro domestico settore in espansione in Italia, tra i paesi del mondo al top per longevità, ma fortemente caratterizzato dal lavoro nero e sommerso con 860mila rapporti regolarizzati, stima l’Inps, e oltre 1milione senza alcun tipo di contratto secondo i dati diffusi da un recente rapporto Censis Assindatcolf.

«Un dato che deve far riflettere sulla necessità di mettere in campo azioni volte all’emersione del lavoro irregolare in un settore destinato a crescere esponenzialmente considerate le previsioni di invecchiamento demografico  in Italia dove gli ultrasessantacinquenni nel 2056 saranno oltre il 34% della popolazione» ha dichiarato il segretario generale della Fisascat Cisl Davide Guarini intervenuto oggi alla tavola rotonda promossa a Roma da Cassacolf, la cassa di assistenza sanitaria integrativa di origine contrattuale per colf e badanti.

«Sono necessarie politiche di incentivazione del lavoro regolare anche attraverso politiche fiscali che consentano la deduzione dei costi sostenuti per il lavoro domestico oggi completamente a carico delle famiglie» ha aggiunto Guarini sottolineando che «anche la contrattazione di settore può e deve intervenire su diversi fronti a cominciare da un nuovo assetto contrattuale con la previsione di adeguati percorsi di formazione professionale che valorizzino le professionalità legate al lavoro di cura operato dalle badanti in crescita esponenziale».

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Da qui l’invito rivolto alle associazioni imprenditoriali di settore Fidaldo e Domina presenti alla kermesse sulla necessità di rinnovare il contratto nazionale scaduto del 2016.
«È necessario ristabilire il confronto per il rinnovo contrattuale in un settore sempre più determinante per la tenuta socio-economica» ha esortato il sindacalista sottolineando che «nella piattaforma unitaria presentata alle associazioni di settore abbiamo richiesto espressamente di riqualificare il settore attraverso la bilateralità esistente e la costituzione di un fondo interprofessionale come anche di prevedere il rafforzamento del welfare contrattuale». «La sfida che dovremo affrontare anche attraverso i fondi negoziali e la cassa di assistenza sanitaria integrativa – ha concluso – sarà anche quella di garantire la long term care, la possibilità di accesso alle cure e ai trattamenti per vivere con più certezze la terza età in un Paese che invecchia velocemente».