Confagricoltura, occorre un ‘piano Liguria’ per la messa in sicurezza delle infrastrutture e del territorio

Luca De Michelis

Stamane Confagricoltura Liguria, con i suoi vertici regionali, ha partecipato all’incontro promosso dal Partito Democratico ligure per mettere a fuoco la situazione in essere e raccogliere le proposte per la gestione di quella che, a tutti gli effetti, è un’emergenza nazionale e non solo locale.

Alla presenza di tutti i parlamentari e senatori liguri del PD, compresi i due ex ministri Orlando e Pinotti, si sono confrontati il mondo del commercio, dell’artigianato, dell’industria e dell’agricoltura, individuando non solo una prima mappatura di quello che il crollo del Ponte Morandi determina per l’economia ligure, direttamente o indirettamente, nonchè nel breve lungo periodo, ma per delineare una scaletta delle priorità per affrontare il “dopo”.

“Molto positiva – ha sottolineato il presidente ligure di Confagricoltura, Luca De Michelis – l’unione di intenti sul livello politico cittadino e regionale di tutte le forse politiche, protese ad una soluzione rapida dell’emergenza e ed un rilancio, come deve avvenire dopo tragedie indelebili come questa, verso un futuro migliore anche per onorare chi in questa sciagura ha perduto la vita!”

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“Occorre – prosegue il presidente di Confagricoltura Liguria – dare attuazione immediata ad un ‘piano Liguria’ per la messa in sicurezza delle infrastrutture e del territorio, in quanto nel 2018 non si può morire sulle strade verso la villeggiatura o il proprio posto di lavoro, perdere vite umane per le alluvioni o le frane. Un Piano che da qui parta e sia esteso all’intero Paese”.

È indubitabile, secondo Confagricoltura Liguria, che quello che è successo a Genova ha ripercussioni enormi non solo emotive ma anche economiche, e non solo per Genova e la Liguria, ma per l’intera Italia.

“Va detto con forza – prosegue De Michelis – che la mancanza del Ponte Morandi ha già ora ripercussioni inimmaginabili per l’economia non solo genovese, considerando che su quel ponte transitavano oltre 25 milioni di veicoli l’anno, molti dei quali diretti al primo scalo portuale d’Italia. L’asse tirrenico che passava sul Ponte Morandi – prosegue il presidente ligure di Confagricoltura – era ed è strategico per tutti i commerci provenienti dalla Francia e dalla Spagna, diretti non solo al Porto di Genova ma a tutto il versante tirrenico della Penisola e verso la Pianura Padana”.

“Temiamo molto – continua Luca De Michelis – il contraccolpo anche sull’agroalimentare ligure. Le produzioni del Ponente, infatti, saranno trasportate verso la Toscana ed il litorale tirrenico con un aggravio di 110 chilometri rispetto all’abituale tracciato, dovendo dal 14 agosto deviare il flusso dalla A 10 verso la A 26 e la bretella di Novi Ligure per poi ridiscendere verso il Levante attraverso la ‘camionale’, ovvero la A 7”.

“Il traffico portuale rischia il collasso – continua Confagricoltura Liguria – con danni enormi, se si considera che da Genova parte via nave l’80 % di ciò che esportiamo come agroalimentare via mare”.

In linea con molti interventi, compresi quelli degli armatori, degli spedizionieri portuali e della stessa industria, in primis Ansaldo Energia, la posizione di Confagricoltura “sia sulla necessità di un iter burocratico straordinario per la ricostruzione, sia sul fatto che, al più presto, la nomina del commissario per l’emergenza vada ampliata alla ricostruzione, visto anche il ruolo assolutamente efficace e da tutti riconosciuto, avuto dal Governatore Toti in questa fase”.

“Pensiamo – ha proseguito Luca De Michelis – che occorra dare attuazione immediata anche a strumenti di supporto economico alle imprese quali le zone economiche speciali, le buste paga ‘pesanti’ per i lavoratori delle imprese colpite direttamente o meno dal crollo”.

Molto decisa Confagricoltura Liguria infine, nell’affermare che un “Paese moderno non può prescindere da vie di comunicazione all’altezza ed in primo luogo sicure”. Ecco perché l’Organizzazione agricola afferma, «condannando nel contempo ogni forma di speculazione sul tema vista anche in questi giorni, che occorre dire si e senza indugio a Gronda e anche a Terzo Valico, proprio perché si deve finalmente ragionare anche sul trasporto di merci e persone su ferro oltre che su gomma. Chi è “contro” a prescindere nei confronti di queste infrastrutture, fondamentali non solo per lo sviluppo della Liguria ma per la sua stessa sopravvivenza, è “contro” un Paese moderno e sicuro».