Fra annunci e fatti concreti, spesso, la differenza è notevole e la vicenda della reintroduzione voucher in agricoltura non sfugge a questa pessima regola. Annunciati con squilli di tromba ed attesi dal mondo agricolo in prossimità di campagne di raccolta come la vendemmia e la stagione olivicola, alla lettura della norma abbiamo potuto verificare che, di fatto, si è reintrodotta la condizione già presente nel 2017, inadeguata alle esigenze delle imprese agricole e, se possibile, ulteriormente burocratizzata.
In breve: possono essere regolarizzati con i “Voucher PrestO Inps” – come è stata ribattezzata la nuova procedura – soltanto pensionati; studenti di età inferiore a 25 anni regolarmente iscritti ad un corso di studi; disoccupati; cassaintegrati o percettori del reddito di inclusione. Questi soggetti, inoltre, non devono essere stati iscritti come operai agricoli nell’anno precedente.
I prestatori – termine con il quale vengono definiti i lavoratori – devono iscriversi alla specifica piattaforma predisposta dall’Inps. Il datore di lavoro, ed è questo l’unico elemento positivo, potrà fare un’unica comunicazione valevole per dieci giorni, nella quale indicare, oltre al nominativo del prestatore, il monte orario presunto del periodo. In questo modo il datore acquisterà, in via preventiva, il corrispettivo del valore della paga oraria stabilita contrattualmente, alla quale aggiungere gli oneri previdenziali ed infortunistici senza, peraltro, poter beneficiare delle riduzioni territoriali per le zone montane o svantaggiate.
«Cia-Agricoltori Italiani – ricorda Aldo Alberto, presidente regionale e membro del coordinamento nazionale – ha sempre sostenuto che l’eliminazione dei voucher ha provocato delle conseguenze negative, in particolare per le realtà produttive meno strutturate, che hanno maggiori difficoltà a gestire la programmazione di attività stagionali che richiedano flessibilità e strumenti semplici. Quello reintrodotto non è ciò che serve, essendo uno strumento complesso che non favorisce né le imprese né la tutela di tutti coloro che, in questi anni di crisi economica, grazie ai voucher hanno ottenuto un’utile integrazione al reddito».
«Si tratta, quindi, di una procedura che non ha niente a che fare con i voucher, non determina la semplificazione annunciata e costa pure di più, con buona pace di chi, nel tentativo di accreditarsi con il nuovo governo, si spella le mani in applausi», conclude Alberto. Gli uffici di Cia Liguria sono disponibili a fornire la consulenza necessaria e a consigliare la procedura più semplice e adeguata al tipo di necessità dell’azienda.