di Alfredo Sgarlato – La seconda serata della settima edizione
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Prediletti i temi swinganti, ma c’è subito spazio per un dolente blues come “Baltimore Oriole” di Hoagy Carmichael. Rachel si cimenta nello scat, l’improvvisazione vocale resa celebre da Armstrong ed Ella Fitzgerald, usa la voce come strumento alla pari con i suoi due partner. In “No greater love” (le canzoni d’amore fanno la parte del leone) attacca accompagnata dal solo contrabbasso, i tre solisti si alternano continuamente, il pubblico gratifica con molti applausi le performance.
Tessarollo è un chitarrista dal suono pulito, il fraseggio elegante fatto da frasi concise e sincopate. Zunino in una formazione ridotta ha molto più spazio rispetto alla serata precedente, e fornisce tutta l’impalcatura ritmica dei brani oltre a prodursi in gustosi a solo. Si divaga anche oltre i confini del jazz, con l’omaggio ai Beatles “Here there and everywhere” e con “Sway”, mambo lanciato da Dean Martin e divenuto un nuovo standard. Una leggera brezza scompagina le pagine sui leggii, ma non scompone i musicisti che improvvisano allegri, lodando la bellezza della città e l’ottima organizzazione della serata. Un concerto da camera, intimo, senza mai cadute di interesse, con tre solisti dallo stile ineccepibile.
Due serate di buon jazz, con formazioni adatte alla dimensione della piazza, gradite sia al pubblico specializzato che agli ascoltatori occasionali. Un grazie a tutti i membri dell’Associazione Le Rapalline in Jazz presieduta da Andrea Anfossi, e a tutte le istituzioni e gli sponsor che le hanno rese possibili, sperando in una continua crescita del festival, per esempio portando a tre le serate.
*Foto di Giovanna Cirotto