Chiabrera: anteprima stagione teatrale 2018/19

Teatro Chiabrera a Savona

Come per gli anni scorsi, la Stagione Teatrale viene presentata in estate per il suo legame, per temi ed interpreti, con la rassegna di “Cinema in Fortezza” e per l’opportunità di far conoscere con anticipo la programmazione autunnale al pubblico delle manifestazioni estive. Il programma si compone di tredici titoli con il consueto interscambio tra teatro, cinema e televisione e la “compartecipazione” di molti degli interpreti ai tre mondi, da Alessandro Preziosi a Ennio Fantastichini, da Luca Barbareschi a Lunetta Savino, da Marco Paolini a Giuseppe Cederna e, pur centrato sulla significativa presenza di autori contemporanei, da Stefano Massini a Cristina Comencini, da Marco Paolini a David Mamet, da Jim Jacobs e Warren Casey a Budd Schulberg, risale il secolo scorso con Eduardo De Filippo e Jacques Prévert fino ad arrivare alla grande tradizione russa di fine Ottocento di Cechov e Dostoevskij.

Dichiara, il Sindaco Ilaria Caprioglio: “Il Teatro Comunale presenta ancora una volta, una stagione di eccellente qualità: un ricco programma di ampio respiro con spettacoli che affrontano temi di grande attualità, musical di successo, classici del secolo scorso, in particolare della grande tradizione russa di fine Ottocento. Desidero, come sempre, ringraziare i Cittadini savonesi e gli appassionati di tutta la Liguria che, con il loro continuo sostegno, dimostrano un radicato attaccamento al nostro Teatro, auspicando che la loro forte passione possa trasmettersi alle nuove generazioni”.

Scrive il Direttore del Teatro, Roberto Bosi: “Tocca a Gianfelice Imparato aprire la stagione vestendo con efficacia i panni di Pasquale Lojacono in quell’inestricabile viluppo, così moderno, di arte d’arrangiarsi, fragilità morale e voglia di illusioni, che lascia aperto il finale dell’eduardiano “Questi fantasmi!” in una lodatissima edizione che si è avvalsa della regia di Marco Tullio Giordana in “uscita” dal mondo del cinema che lo ha reso noto. Premio Tondelli Riccione Teatro 2005, il “Van Gogh. L’odore assordante del bianco” di Stefano Massini, trasportandoci in una bianca stanza nel manicomio di St. Remy si interroga sui confini della creatività artistica. Può un artista quale Vincent, un convincente Alessandro Preziosi, vivere senza colori? E parlando di “musical”, quale “hit” più di “Grease”? L’allestimento della Compagnia della Rancia, storica e benemerita compagnia del ramo, ritorna in città avendo doppiato il secondo decennio con oltre 1.750.000 spettatori, tuffandoci nella rock’n’rollin’ America degli anni ’50 e con le macchine decappottabili, le gonne a ruota e i capelli impomatati di brillantina per raccontare l’amore tenero e appassionato di Sandy e Danny. Mancava dal 1999 “Il gabbiano” di Anton Cechov, allora in una edizione con Valeria Moriconi, ed ora affidato a Elisabetta Pozzi autorevolissima “staffetta” della generazione successiva di grandi attrici, una Arkadina in lotta con il tempo che scorre sfaldandosi e che le impedisce di comprendere chi le sta vicino. Una spettacolo realizzato con la consueta cura dal Teatro Nazionale di Genova, e per il quale il regista Marco Sciaccaluga, per la prima volta in Italia, ha scelto la versione del 1895 precedente alla censura zarista. Ancora all’amato Dostoevskij si volgono Glauco Mauri e Roberto Sturno che, dopo “L’Idiota” e “Delitto e Castigo” (che ha iniziato il suo lungo viaggio proprio dal nostro teatro), affrontano il “magma” dei “Fratelli Karamazov”, ultimo romanzo del grande scrittore russo, tra abisso ed esaltazione dei sentimenti, tra “pietas” e incomprensione mortale, con lo sguardo sulla modernità di un testo che non cessa di interrogarci e per cui si sono affidati alla giovane regia di Matteo Tarasco. Legato da anni ad un suo teatro “civile” per i contenuti affrontati, Alessandro Gassmann, dopo il fortunato “Qualcuno volò sul nido del cuculo”, cura la regia di un altro “classico” della cinematografia mondiale, quel “Fronte del Porto” di Budd Schulberg che nel 1955 valse ad Elia Kazan l’Oscar per la migliore regia e a Marlon Brando quello per il miglior attore protagonista. Tradotto ed adattato ad una Napoli anni ’80 da Enrico Iannello e con una compagnia che riprende quella del “Cuculo” imperniata su Daniele Russo, il testo affronta temi ancora così urticanti come il capolarato, i taglieggiamenti, l’incombere della camorra, i soprusi sui luoghi di lavoro, le connivenze, ma anche il desiderio di riscatto e di legalità. Sono “Tempi Nuovi” quelli che Cristina Comencini, tra le principali registe italiane e scrittrice affermata, descrive con fare divertito e disincantato, tempi nuovi per l’intreccio tra sentimenti, relazioni e tecnologia che rende tutto in equilibrio instabile a partire dal rapporto con i figli. Tra “obsoleti” muri di libri e famiglie “arcobaleno” in arrivo, l’eccellente coppia genitoriale di Ennio Fantastichini e Iaia Forte sapranno non soccombere al “nuovo” che avanza? Nel pieno della sua maturità artistica ed umana, Gabriele Lavia affianca alle sue poderose “macchine” teatrali con cui ha investigato, tra gli altri, Pirandello, Strindberg e Brecht, allestimenti “da camera” in cui “legge” Leopardi o incontra con Prévert la sua gioventù (e quella di parte del suo pubblico). E’ così che prende forma “I ragazzi che si amano”, un insolito viaggio che, grazie alle poesie dello scrittore francese e passando per riferimenti artistici da Picasso a Magritte e dalla musica di Presley a quella dei Beatles, disegna un’affettuosa “educazione” sentimentale che, consegnandoci un Lavia davvero insolito, ci riporta alla freschezza ed alla semplicità degli amori giovanili di ciascuno. Agli otto titoli della stagione “maggiore” se ne aggiungono altri cinque assai diversi tra loro per temi e forme espressive. Marco Paolini ha trasportato sul palcoscenico, dopo essere stato libro, “Le avventure di Numero Primo”, una riflessione sull’avanzata delle intelligenze artificiali e sui rischi dell’asservimento della cultura alla “tecnica”, tanto più per le nuovissime generazioni visto l’ “accorciamento” del futuro. Giuseppe Cederna in “Da questa parte del mare”, libro postumo di Gianmaria Testa, affronta il tema delle migrazioni, senza ideologismi, raccontando storie di vita reali e intrecciandole con la ricerca delle radici e di cosa possa dirsi “umano”. E se Vittorio Sgarbi celebra, da par suo, il quinto centenario della scomparsa di Leonardo Da Vinci e Luca Barbareschi, “alfiere” del teatro americano contemporaneo, ci presenta ne “Il penitente”, ultimo lavoro di David Mamet, lo scontro impari tra coscienza individuale e professionale, e mass-media, sono gli Oblivion, sotto la guida garbata e sicura di Giorgio Gallione, a “smontare” e a ricomporre con il sorriso il Libro dei Libri.”

Advertisements