“Un borghese piccolo piccolo”, Massimo Dapporto  al Festival teatrale di Borgio Verezzi

Festival di Borgio Verezzi.  in piazza Sant’Agostino, culla del teatro d’eccellenza, arriva uno degli appuntamenti più attesi della stagione: “Un borghese piccolo piccolo”, con Massimo Dapporto come protagonista. Sarà in scena, in prima nazionale assoluta (in seguito alla trasposizione e all’adattamento del regista Fabrizio Coniglio, perché mai, in precedenza, il celebre romanzo di Vincenzo Cerami era stato portato in palcoscenico), giovedì 20 luglio alle 21,30, con repliche il 21 e 22, sempre alla stessa ora.

Sarà il primo dei due omaggi del Festival a Cerami, lo scrittore candidato all’Oscar per la sceneggiatura de “La vita è bella” di Roberto Benigni (il secondo sarà l’edizione italiana de “La cena delle belve”, commedia francese dell’armeno Vahè Katcha, nella traduzione che Cerami fece pochi mesi prima della morte).

Quarant’anni dopo il celebre film di Monicelli interpretato da Alberto Sordi, sulla scena viene ripercorsa la drammatica vicenda di un impiegato ministeriale, che fa di tutto per lasciare il suo posto al figlio: ma il giorno del concorso il ragazzo è accidentalmente ucciso durante una manifestazione, e la reazione del padre sarà terribile.
Valore aggiunto di “Un borghese piccolo piccolo”, che attraversa tutti i versanti della drammaturgia, dal comico al tragico, e che nell’invernale ha già prenotato quattro mesi di tournée a conferma del grande interesse destato dal progetto, sono le musiche, composte appositamente dal maestro Nicola Piovani, vincitore dell’Oscar proprio per la colonna sonora de “La vita è bella”, e grande amico di Cerami. Accanto a Dapporto, che torna al Festival dopo aver ricevuto il Premio Veretium nel 2003, saranno Susanna Marcomeni (la signora Amalia Vivaldi), Matteo Francomanno (il figlio Mario), Roberto D’Alessandro (il capufficio) e Federico Rubino (lo sparatore).

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Ha raccontato Massimo Dapporto, nella conferenza stampa in Banca Passadore a Roma per la presentazione del Festival: “Ho rivisto il film di Monicelli, ma senza alcuna intenzione di imitare Sordi. Non temo il confronto, e non lo dico per superbia: i personaggi non sono proprietà di un attore, per grande che sia, ma sono abiti che, a film o a commedia finiti, l’interprete ripone in un armadio, con l’augurio che qualcun altro, dopo la sua scomparsa, lo indossi in modo degno”. Ma chi è Giovanni Vivaldi, il suo personaggio? “Un uomo meschino e fragile, che si aderisce alla Massoneria pur di sistemare il figlio, e nel quale trovo note di cattiveria e volgarità”.