Residenza Ramella: la Lista civica Loa Noi presenta interpellanza

Loano. Depositata oggi interpellanza della Lista civica Loa Noi sulla gestione della residenza sanitaria assistenziale Ramella, “per tirare le debite conclusioni dopo due ispezioni e una interrogazione” in Consiglio comunale.

“Rimangono i problemi relativi alla struttura, alla manutenzione e alla sicurezza”, spiegano i consiglieri di minoranza: «In seguito alla nostra interrogazione l’assessore Lettieri ha dichiarato, a mezzo stampa, che “negli ultimi anni sono stati spesi 200 mila euro”, ma dai dati ricevuti si evince che in sei anni ne sono stati spesi circa 51 mila. Gli ultimi lavori fatti, di effettivo miglioramento, sono stati realizzati grazie ai soldi derivanti dal lascito Colombo (19 mila euro per i condizionatori nel corridoio e 11mila per lavori strutturali nella sala da pranzo). La spesa totale per  la gestione del Ramella si aggira annualmente sul milione di euro e solo il 61% è coperto dalle rette. Nel 2014 si decise di cedere il secondo piano (dopo aver speso 151 mila euro per trasformarlo in “un’accogliente struttura alberghiera”) e oggi rimane precluso agli ospiti del primo piano e spesso privo di anche un solo ospite privato. Ad oggi per la struttura pubblica al primo piano abbiamo una lista di attesa di tredici persone (su trentasette degenti) ed è ragionevole pensare che, se fossero attivi entrambi i piani si avrebbe una copertura (con le rette dei tredici pazienti in più) di circa l’80%».

Precisa Patrizia Mel: «Indipendentemente da qualsiasi discorso di maggioranza e minoranza, la questione Ramella mi sta particolarmente a cuore perché il sociale è, per me, di fondamentale importanza.  Vedere coi miei occhi quali siano le condizioni in cui versa la struttura ha destato in me un senso di delusione e di perplessità.  Le notizie che avevo avuto sino ad allora sul Ramella erano i post sempre molto positivi che comparivano su Facebook e facevano pensare, a chi nella struttura non si reca abitualmente, che il Ramella fosse un luogo in cui i nostri anziani potessero trovare un’adeguata sostituzione alla propria dimora, qualora non fossero più in grado di vivere in autonomia e qualora non fossero più autosufficienti. Purtroppo la realtà dei fatti è ben diversa e le condizioni in cui versa il primo piano della struttura fa comprendere subito, anche ad un occhio assolutamente non tecnico e non esperto, che molto c’è da fare per consentire ai nostri concittadini di essere assistiti in modo dignitoso in una struttura adeguata».

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