Liguria verso revisione ddl Commercio ”ora attaccabile da tutti”; Bernini: “Regione non ha fotografato neanche situazione esistente” 

Al di là della possibile illegittimità costituzionale del disegno di legge regionale sulla nuova programmazione commerciale delle grandi strutture di vendita, tra i corridoi dei Palazzi della Regione Liguria si fa sempre più insistente la voce che vedrebbe l’assessore allo Sviluppo economico, Edoardo Rixi, pronto a rivedere la norma in maniera sostanziosa, dopo la pioggia di critiche arrivata sia dalle parti politiche che dai rappresentanti delle associazioni di categoria. Due i principali elementi del contendere, come spiega all’agenzia “Dire” il vicesindaco di Genova, Stefano Bernini, audito questa mattina in commissione Attività produttive.

“Innanzitutto, per legge la programmazione commerciale deve essere fatta attraverso un atto amministrativo che possa essere impugnato per via ordinaria al Tar e non tramite legge regionale su cui, al più, si possono sollevare dubbi di legittimità costituzionale”. Di conseguenza, dal ddl potrebbero quantomeno essere stralciate le 15 aree che hanno ottenuto l’idoneità alla realizzazione di nuovi grandi strutture limitando la normativa a una serie di criteri a cui i Comuni dovrebbero attenersi per dare le autorizzazioni a procedere per nuovi insediamenti. “Anche perché- e qui, secondo Bernini, arriva la seconda criticità- si tratterebbe di una grossa limitazione alla concorrenza che può essere decisa solamente dal parlamento o dal governo e non certo dalla Regione Liguria”.

I più critici vedono nella nuova normativa regionale un tentativo di dare il via libera all’insediamento in Regione a Esselunga, più vicina al presidente Toti di quanto non sia la Coop, accusata invece dai fautori della normativa di voler difendere l’egemonia in città anche grazie agli stretti rapporti con il Comune. Ma nella prima versione del ddl ci sarebbero molteplici incongruenze.

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Ad esempio, la possibilità di insediamento di Esselunga in via Piave, inserita nella aree con bollino verde, ma potenzialmente esclusa da un’altra disposizione che prevede che nei pressi di una struttura urbana di pregio- che a Genova non riguarda solo il centro storico ma tutto l’arco da Punta Vagno a Nervi- non si possano realizzare strutture di vendita superiori ai 1.000 metri quadrati. Oppure il disco rosso dato a nuovi grandi centri commerciali nell’area della Fiera di Genova nonostante la stessa Regione sia tra i firmatari dell’accordo per la riqualificazione della zona, che vede nella ristrutturazione del Palasport, anche attraverso la realizzazione di un distretto commerciale tematico, un punto imprescindibile.

E, ancora, la necessità di siglare un accordo di programma per la realizzazione di qualsiasi nuova attività commerciale, anche di piccole dimensioni, nel raggio di 300 metri da grandi superfici di vendita già esistenti. “Stona anche l’esclusione dell’area di San Biagio- sottolinea Bernini- dove però una grande superficie di vendita c’è già. Vuol dire che se un domani chiedono di allargasi di 200 metri, magari per introdurre uno spazio dedicato ai bambini, dobbiamo dire di no?”. In sostanza, conclude il vicesindaco, “il grave errore della Regione è non aver neppure fotografato la situazione esistente, non aver letto i piani urbanistici comunali da loro stessi approvati, e aver fatto una norma attaccabile da tutti”. (Sid/ Dire)