Commissione infanzia, il “grido di dolore” degli assistenti sociali: “occorrono più risorse e più formazione”

(© DIDA foto): Michela Vittoria Brambilla, presidente della Commissione per l'Infanzia e l'Adolescenza, con Gianmario Gazzi, neo presidente del Consiglio nazionale dell’Ordine degli Assistenti sociali (CNOAS)
(© DIDA foto): Michela Vittoria Brambilla, presidente della Commissione per l’Infanzia e l’Adolescenza, con Gianmario Gazzi, neo presidente del Consiglio nazionale dell’Ordine degli Assistenti sociali (CNOAS)

Roma. Investire sulle infrastrutture e sui professionisti del sociale, sulla perequazione tra i territori, sulla formazione degli assistenti sociali, su un sistema informativo nazionale per monitorare il fenomeno dei minori fuori famiglia. Sono alcune delle proposte contenute nella relazione, un vero e proprio “grido di dolore”, di Gianmario Gazzi, presidente del Consiglio nazionale dell’Ordine degli Assistenti sociali (CNOAS), audito oggi, nell’ambito dell’indagine sui minori “fuori famiglia”, dalla commissione parlamentare per l’infanzia e l’adolescenza, sotto la presidenza dell’on. Michela Vittoria Brambilla. “Occorre – osserva la presidente Brambilla – un profondo ripensamento nel sistema della spesa sociale del nostro Paese. È evidente che non si può fare seriamente prevenzione affidando interi territori ad un assistente sociale precario e senza appoggio”.

L’allontanamento dei minori dalle famiglie, premette Gazzi, è “un evento doloroso, al quale si ricorre dopo aver esperito ogni altra via”, ma nel periodo 2001-2013, sottolinea, il numero degli allontanamenti in strutture residenziali diminuisce del 59,18, aumentano gli affidamenti familiari e soprattutto quello con consenso (+ 71,41 per cento) e circa la metà dei minori fuori famiglia risulta essere in affido familiare e non ospite di strutture (17.586 nel 2013) dove cresce, invece, la presenza dei minori stranieri non accompagnati (38,8 per cento del totale).

In realtà, i tagli alle spese degli enti locali hanno reso sempre più difficile l’esercizio delle professione di assistente sociale, che si svolge per lo più nei Comuni: “Ormai – sottolinea Gazzi – ci sono realtà dove opera un solo assistente sociale, senza risorse, senza l’appoggio di servizi domiciliari. A Caivano, dov’è scoppiato un grave caso di pedofilia, mancavano assistenti sociali. Sono frequentissimi bandi per incarichi di 3-4 mesi, ultimamente, e non è uno scherzo, anche a titolo gratuito, il che, com’è ovvio, non è ammissibile. Inoltre appare inadeguata la formazione imperniata sulla laurea triennale, per una professione che richiede altissima specializzazione ed esperienza. Per non parlare del forte rischio personale, di aggressioni fisiche o verbali, contro figure troppo spesso additate dai media come “nemici” della famiglia. Una rappresentazione scorretta dei servizi – conclude Gazzi – può anche portare ad una fuga dai diritti: non chiedo aiuto perché temo che mi portino via i figli. Chi è in difficoltà, quindi, rischia di ritrovarsi sempre più solo”.

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Di qui l’esigenza di investimenti mirati sui servizi sociali, di una riforma della professione, di costruire un sistema informativo nazionale sui minori fuori famiglia, di favorire l’affidamento familiare anche per i minori stranieri non accompagnati. “Richieste che vanno senz’altro accolte – sottolinea la presidente Brambilla – e di cui il governo dovrebbe tener conto nella formulazione delle sue politiche in materia: la commissione ha già chiesto più volte di rivedere, semplificare e rendere più efficiente la spesa sociale del paese, dispersa in mille rivoli, e non cesserà di incalzare l’esecutivo per ottenere un vero cambiamento”.

*(© DIDA foto): Michela Vittoria Brambilla, presidente della Commissione per l’Infanzia e l’Adolescenza, con Gianmario Gazzi, neo presidente del Consiglio nazionale dell’Ordine degli Assistenti sociali (CNOAS)