Savona,“Fermiamo le trivelle”: le ragioni per votare SÌ al Referendum del 17 aprile

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Savona. In vista del del referendum che si terrà domenica prossima, domani – martedì 12 aprile – alle ore 18 presso la Sala Rossa del Comune di Savona si terrà l’incontro / dibattito “Fermiamo le trivelle. Per una politica energetica basata su produzione efficiente, risparmio energetico e fonti rinnovabili, nel Referendum del 17 aprile vota SÌ”.

L’incontro è a cura delle associazioni WWF, Italia Nostra, Slow Food, Legambiente, Arci, Retenergie, Banca Etica, con il sostegno della Rete savonese fermiamo il carbone.

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«Al referendum sulle trivelle – ricordano gli ambientalisti – dovremo esprimerci per evitare che i permessi già accordati entro le 12 miglia marine dalla costa possano essere prorogati oltre la loro naturale scadenza, per tutta la “durata della vita utile del giacimento”. Perché votare SÌ al referendum? Per almeno sei buoni motivi:

1) In nessun settore dell’economia esistono concessioni a tempo indeterminato; è un principio non rinunciabile per uno stato che voglia esprimere, anche in futuro, il proprio indirizzo di politica del territorio. Il Governo ha legiferato di recente proibendo la realizzazione di nuove trivelle entro i 12 miglia. Coerenza vuole che le trivelle esistenti cessino alla scadenza della concessione.

2) Una perdita di petrolio nei nostri mari sarebbe un disastro. Anche con trivelle offshore, non si può escludere un incidente. Pensate cosa potrebbe accadere in un mare chiuso come il Mediterraneo, quali gravi conseguenze e quali danni irreversibili. Si metterebbero in pericolo le nostre coste, la fauna, il turismo, la pesca sostenibile.

3) Ci guadagnano solo i petrolieri: per trivellare i mari italiani si pagano le royalties più basse al mondo: il 7% del valore di quanto si estrae. Tutto a favore dei petrolieri che avrebbero margini superiori in quanto hanno già ammortizzato il costo di investimento nel periodo della concessione.

4) La ricchezza del nostro Paese non è il petrolio! Le piattaforme impiegano poche decine di persone. Ci vuole tanto a capire che un Paese così bello come il nostro potrebbe campare sul turismo, sulla sua cultura, sulla sua enogastronomia, sulla sua storia e sull’industria adeguata al contesto?

5) Le trivelle non sono una soluzione ai nostri problemi energetici: producono solo il 3% del gas e neanche 1% di petrolio di cui l’Italia ha bisogno. Bucare i fondali non significherà dissolvere la nostra dipendenza energetica dall’estero.

6) infine, è importante smentire democraticamente l’indirizzo energetico del governo, che da due anni a questa parte ha individuato nelle misere riserve nazionali di gas e petrolio l’unico orizzonte di sviluppo energetico per il Paese, penalizzando fortemente il settore delle energie rinnovabili, che ha perso negli ultimi mesi decine di migliaia di posti di lavoro. Siamo sicuri che non ne vale la pena?».