I concerti dell’Associazione Rossini: Martina Romano incanta il San Carlo

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di Alfredo Sgarlato – Dopo l’ottimo Andrea Bacchetti, l’Associazione Musicale G. Rossini ha presentato ai musicofili ingauni un altro talento straordinario, Martina Romano, savonese, diplomata da soli tre anni e già concertista di livello assoluto. La violoncellista esegue tre delle sei suites che Bach compose per quello strumento; a Valleggia sarà eseguito, in due parti, il programma completo. Bach scrisse queste partiture tra il 1717 e il 1723, mentre era maestro di corte a Köthen, in Sassonia.

Sono composizioni di un tipo molto diffuso nella musica barocca, basate su una serie di danze tradizionali, spesso in tempi dispari, che nella versione cameristica sono però scarnificate, e portate ad un’astrazione inconsueta per quei tempi. Col ‘900 la suite tornerà di moda ma con una costruzione totalmente diversa. Le tre suites scelte per la serate, accanto al preludio e alle danze tipiche, allemanda, corrente, sarabanda e giga, presentano ognuna una danza di tipo più cortigiano, minuetto, bourrèe, gavotta, ciascuna raddoppiata.

La prima suite, in sol maggiore, si apre con un preludio che è tra i brani celeberrimi della musica classica; inizia su tempi quieti per divenire poi più incalzante. Il senso geometrico di Bach qui lascia spazio a un maggiore intimismo. Segue la terza delle tre suites, in do maggiore, che si apre con un tema fortemente ritmico: non siamo lontani dal minimalismo di fine ‘900 (in realtà è il contrario, sappiamo quanto Nyman o Mertens amino il barocco).

È la composizione più fortemente ritmata, molto vicina al gusto contemporaneo: non sorprende sapere che Bach sia considerato da molti musicisti rock e jazz come il primo dei loro precursori. La terza suite, la sesta nel catalogo, è in do minore, e necessita di accordare il violoncello in una tonalità più bassa, sol invece del la. È più cupa ma non meno brillante delle precedenti. Sebbene sia in minore non è su ritmi lenti, i temi sono molto aspri e dissonanti, è incredibile pensare che una composizione così moderna sia stata ideata ai primi del ‘700. È il brano più virtuosistico nell’esecuzione, ma Martina Romano lo esegue con la massima naturalezza.

Da quanto ho scritto si potrebbe forse pensare ad una serata musicalmente difficile, impegnativa. Invece no, il tempo è volato, la bravura di Martina Romano ha stregato gli ascoltatori presenti. Ha saputo interpretare alla perfezione tutti gli aspetti musicali delle suites, che sono ricchissime di contenuti.

A suo agio nei momenti più intimisti come nei più incalzanti, Martina Romano conosce perfettamente lo strumento ma non è mai schiava di un virtuosismo fine a sé stesso. Si esce dalla sala soddisfatti per aver partecipato a una serata di grande musica e per aver conosciuto una solista di valore eccezionale.