di Alfredo Sgarlato – La compagnia Kronoteatro ha ripreso la messa in scena dei propri spettacoli, accanto alla proposta di testi eseguite dalle compagnie più interessanti in circolazione. Dopo la novità “Cannibali”, ecco la riproposta di “Pater familias – Dentro le mura”, secondo episodio della trilogia scritta da Fiammetta Carena. Cinque figure stanno al buio davanti a cinque tavole di legno. Inizia a parlare il padre, con voce atona. Racconta di aver costruito un labirinto. Quindi parla il figlio, che disprezza il padre. Poi i tre amici del figlio, inizialmente figure marginali, via via sempre più motori della vicenda. Le tavole vengono ribaltate, diventando di volta in volta palco, gabbia, labirinto, casa.
Il padre è grigio, sciatto. I giovani hanno un elegante look da teppisti (“tra Grease e Arancia Meccanica”, commenta la mia amica Giorgia). Cambiano continuamente la disposizione della scena, con lo stile ipercinetico a cui Kronoteatro ci ha abituato, accompagnati da incessante musica elettronica. Ma tutto questo movimento è concentrato in un universo chiuso. I discorsi sono vuoti. Non c’è trasmissione generazionale, ma neppure rivolta contro la figura paterna, disprezzata solo in quanto “sfigato”, non perché portatrice di istanze o valori diversi. I ragazzi hanno una disperata vitalità, ma fine a sé stessa, che ne fa dei razzisti, degli stupratori.
È interessante notare come lo spettacolo sia scritto da una donna, eppure mostri un universo solamente maschile. Non essendoci femminilità non esistono gentilezza, creatività, dono. Si torna all’orda primordiale ipotizzata da Freud in “Totem e tabù”, di bestie in lotta per la soddisfazione immediata del desiderio. Non mancano i riferimenti al Mito, il padre è il Minotauro, ma è lui ad essere divorato dai figli, nessuno dei quali è Icaro, in grado di volare. Uno spettacolo intenso, molto forte, conciso (circa cinquanta minuti). La tensione creata è notevole, anche se non estrema come nel precedente capitolo della trilogia, “Orfani – La nostra casa”.
Rispetto alle precedenti edizioni la compagnia è cambiata, accanto a Maurizio Sguotti, il padre, anche regista, e Tommaso Bianco, il figlio, troviamo i nuovi Federico Benvenuto, Riccardo Balestra, Diego Giannettoni, tutti molto efficaci. Scene e costumi di Francesca Marsella, alla consolle Alex Nesti, musiche e luci di Enzo Monteverde, movimenti coreografici di Davide Frangioni. Adesso aspettiamo con grandissimo interesse il terzo capitolo “Hi mom- frutto del ventre tuo”. Intanto “Pater familias” si replica fino al 20 novembre allo Spazio Bruno.
*Foto di Kronoteatro