Incendio nella villa di Loano confiscata ad Antonio Fameli, Libera Liguria: “si faccia chiarezza, tutti si assumano le proprie responsabilità”

Sull’incendio nella villa di Loano confiscata ad Antonio Fameli Liberainterviene Libera Liguria: “si faccia chiarezza, tutti si assumano le proprie responsabilità per sottrarre al degrado e all’abbandono i beni confiscati alle mafie”, dichiarano in una nota i rappresentanti di Libera Liguria.

«Con le notizie degli ultimi sequestri di beni confiscati la Liguria si conferma terra di mafie e di beni confiscati alle mafie. Il lungo elenco dei beni e dei valori sequestrati si infittisce quotidianamente, anche grazie al lavoro della magistratura e delle forze dell’ordine. A Levante, desta attenzione e inquietudine la notizia di un nuovo sequestro di beni – per oltre venti milioni di euro – proposto e ottenuto dalla Direzione Investigativa Antimafia ai danni di tre soggetti, tutti già indagati e sottoposti a misura cautelare, considerati prossimi alle ramificazioni locali della ‘ndrangheta: in particolare, al clan Romeo tradizionalmente radicato alla Spezia e in Valdimagra».

«Ancora maggiore preoccupazione nasce da un recente episodio che a Loano ha interessato uno dei beni confiscati ad Antonio Fameli, pregiudicato ed esponente di spicco – secondo le ricostruzioni degli inquirenti – della ‘ndrangheta nel Savonese. La sontuosa palazzina sull’Aurelia, sigillata da anni, è stata coinvolta da un incendio, sulla cui natura le autorità stanno facendo chiarezza, ma per cui si ipotizza un’origine dolosa. Le cronache riferiscono di accessi e spostamenti di oggetti all’interno dello stesso immobile, sottoposto da anni ad amministrazione giudiziaria».

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«In attesa che la magistratura faccia chiarezza, Libera Liguria esprime inquietudine e preoccupazione e chiede la necessità oggi più che mai di una nuova e radicale assunzione di responsabilità da parte delle istituzioni e della società tutta: le decine di beni confiscati in Liguria abbandonati al degrado e ancora più spesso occupati abusivamente, sono il migliore biglietto da visita delle organizzazioni criminali che da anni mettono radici nelle economie e nelle comunità locali. Attivare intorno a questi beni una filiera positiva, partendo dai comuni più piccoli fino allo stesso ente regionale, è indubbiamente un’urgenza, per assicurarne l’utilità sociale e pubblica, attraverso un riutilizzo effettivo e orientato ai bisogni della collettività».