Esclusiva, intervista a Massimo Caleo (Pd): “far rispettare la legalità sul tema dell’ambiente per uno sviluppo sostenibile”

Massimo Caleo, capogruppo Pd alla comissione Ambiente del Senato, Massimo Caleoha una lunga storia politica che ha visto al centro delle sua attività il legame con il territorio e l’ambiente. Da assessore al Comune di Sarzana a Sindaco, a senatore, con le elezioni del 2013. È stato uno dei protagonisti principali della nuova legge sugli ecoreati approvata lo scorso maggio e proprio sul tema ambiente e legalità si è sviluppato il nostro colloquio.

D.: La recente approvazione delle legge sugli ecoreati è un traguardo che mancava all’Italia e che si aspettava da qualche decennio. Come considera la nuova legge?

Massimo Caleo: L’ambiente è un bene comune da difendere e non una risorsa da sfruttare senza limiti. Finalmente, dopo tanti anni di battaglie, abbiamo approvato un provvedimento che costruisce un quadro normativo moderno a tutela dell’ambiente e soprattutto della salute dei cittadini. La novità consiste nel fatto che l’obiettivo principale di questa legge non è solo l’intervento con sanzioni penali a cose fatte, ma la prevenzione dei danni alla salute e all’ambiente prima che le cose (dannose) accadano. Certo, nessun provvedimento è mai esaustivo e ogni riforma è perfettibile. Ci siamo già impegnati, come legislatori, a valutare con attenzione gli effetti che l’applicazione di questa legge produrrà e, se necessario, a intervenire tempestivamente.

Advertisements

D.: La legge sugli ecoreati è una delle poche che ha visto una maggioranza allargata votarla in Senato. Forza Italia ha votato contro e la Lega si è astenuta. Secondo lei perché?

R.: Come capogruppo del partito democratico in commissione ambiente al Senato, ho lavorato fino all’ultimo affinchè la legge fosse approvata con il più largo consenso possibile, scongiurando l’apposizione della questione di fiducia e, sembrava quasi che ci fossimo riusciti. Alla fine altre logiche e motivazioni hanno spinto FI e Lega a non votare con noi, ritengo che abbiano sprecato un’occasione.

D.: Fatta una legge occorre farla applicare. Un problema non indifferente per il nostro Paese. C’è la questione della criminalità organizzata che fa affari sull’ inquinamento. La legge prevede anche aggravanti per mafia e raddoppio della prescrizione per delitti ambientali. Ma non solo, omessa bonifica, impedimento del controllo, traffico e abbandono di materiale ad alta radioattività, inquinamento ambientale e disastro ambientale, Come ci si organizza per il contrasto dei reati ambientali? Cosa ci dobbiamo aspettare dall’applicazione della legge?

R.: Il Rapporto Ecomafie 2015 di Legambiente, presentato lo scorso 30 giugno, ha registrato una situazione di aumento degli illeciti ambientali, con i settori dei rifiuti e del cemento al top della classifica e con le regioni del Sud che da sole si spartiscono più della metà dei 22 miliardi della’torta’ degli ecoreati. Prima era molto complicato dimostrare il danno ambientale: tra perizie e contro perizie, lunghe indagini e battaglie in tribunale le responsabilità venivano polverizzate dalla prescrizione. Con questa legge gli inquirenti e le forze dell’ordine potranno effettuare indagini più approfondite, anche attraverso l’utilizzo delle intercettazioni. L’introduzione di 5 fattispecie di reati ambientali nel codice penale ci fa ben sperare di riuscire a stroncare l’illegalità, a recuperare risorse e a innescare comportamenti virtuosi.

D.: In Italia ci sono stati molti casi eclatanti, a partire dal “processo eternit” fino alla terra dei fuochi”. Come sarebbe andata se ci fosse stata questa legge?

R.: Procedimenti penali storici come quello di Casale Monferrato, Porto Marghera, Bussi, Cogoleto, Pioltello Rodano, la Terra dei fuochi con le norme previste da questo provvedimento avrebbero avuto sicuramente esiti giudiziari differenti. Gli ‘eco-processi’, prima dell’approvazione di questa legge, erano trattati come semplici contravvenzioni al codice civile, con pene minime, tempi di prescrizione veloci, strumenti di indagine inadeguati. Questa legge è una risposta ai delitti rimasti impuniti; una risposta alle imprese virtuose che vedono costantemente leso il principio di concorrenza da quegli imprenditori senza scrupolo che pensano che chi inquina alla fine non paga. Una risposta, anche, al continuo dispendio di soldi pubblici correlato a indagini complesse che alla fine vengono rese vane dalla prescrizione, e ai costi altissimi del risanamento ambientale. Non abbiamo però voluto inviare esclusivamente un messaggio punitivo. Abbiamo previsto un sistema premiale per cui, nei casi più lievi, quelli che prevedono contravvenzioni si può operare un ravvedimento, bonificando l’ambiente, e cosi estinguendo il reato; nei casi di danno grave come l’inquinamento o peggio il disastro ambientale, chi si ravvede potrà godere di uno sconto di pena.

D.: La tutela dell’ambiente passa attraverso una legge efficace sugli ecoreati ma anche dall’applicazione delle leggi esistenti. Prendiamo un caso “apparentemente minore” ma dagli effetti sicuramente molto negativi. La plastica e in particolare gli shopper hanno visto una legge che indirizzava verso l’utilizzo del biodegradabile – compostabile. A tutt’oggi sono in circolazione ancora più di 50mila tonnellate di shopper non compostabili e il presidente di un’importante associazione alla domanda “perché non intervenite?” ha risposto “non siamo mica poliziotti”. La protezione delle vecchie filiere produttrici vale un danno ambientale?

R.: Il messaggio culturale che, anche con l’approvazione della legge sugli ecoreati, vogliamo veicolare è questo: sviluppo sostenibile. Soprattutto in una situazione di grave crisi economica, la via dello sviluppo in Italia non può che essere quella della qualità, della green economy, dell’innovazione. Per questo siamo contro la protezione delle filiere produttive non rispettose di questi principi. L’Italia, grazie al Pd, ha fatto da battistrada vietando l’uso degli shopper non biodegradabili già dal 2011, con una campagna che ha avuto successo tra i consumatori del nostro Paese. Con un successivo mio emendamento, abbiamo anche agevolato l’uso dei bioshopper e previsto l’immediata entrata in vigore della sanzione pecuniaria (da 2500 a 25 mila euro, che si moltiplica in caso di quantità ingenti) per i ‘furbetti’ che, in barba al divieto, continuano a commercializzare sacchetti di plastica o falsi bioshopper, non biodegrabili e non compostabili secondo lo specifico standard europeo. Recentemente il Parlamento europeo ha finalmente adottato una direttiva europea per dimezzare, nei Paesi membri, l’uso dei sacchetti più inquinanti entro il 2019. La Commissione europea dovrà inoltre proporre l’etichettatura e la marcatura per i sacchetti di plastica bio e compostabili entro il 2017 e questo sarà decisivo per l’ulteriore messa al bando dei sacchetti inquinanti.

D.: Le forze dell’ordine sono sottodimensionate. sapranno esercitare un controllo efficace in questo campo. E quanto e come i cittadini potranno aiutarli?

R.: Sono diverse le proposte di riorganizzazione sia delle forze dell’ordine sia dei sistemi di controllo all’esame del parlamento. Anche se sottodimensionate, i dati che ci arrivano ogni anno sugli interventi compiuti e sulle operazioni portate a termine dai vari corpi militari e di polizia mi permettono di affermare che sono in grado di esercitare un controllo efficace. Di contro tutti noi dobbiamo fare la nostra parte, sicuramente la sensibilità ambientale che, in questi ultimi anni, è accresciuta nella popolazione aiuta. Sono sempre più i comitati, le associazioni di cittadini che vigilano il territorio e denunciano le attività illecite ai danni dell’ambiente.

D.: Quali sono i prossimi passi da fare per la protezione dell’ambiente in Italia?

R.: Oggi con la legge sugli ecoreati inquinare sarà sempre più dura. Ma non basta, ora è necessario approvare subito la legge sulle Agenzie ambientali, ormai in dirittura di arrivo al Senato, e il provvedimento a favore della green economy, anche questo all’esame del Senato. L’ambiente assume oggi un’ulteriore valenza, non solo è il vero bene comune da tutelare ma è un’importante opportunità per un vero sviluppo industriale. Il lavoro del domani non può che venire che da imprese di qualità, ed è nostro compito costruire un quadro legislativo che favorisca questo percorso.

(Intervista a c. di Dario Tiengo)

** Intervista in esclusiva per tribunapoliticaweb.it – affaritaliani.it / Media partner Albenga Corsara – albengacorsara.it – Retewebitalia.net