Regionali Liguria, sguardi a sinistra Pd: vittoria di Paita ma crollo di consensi rispetto alle europee?

(Agenzia DIRE) – Dopo l’endorsement dell’ex sottosegretario Stefano Punti interrogativiFassina nei confronti di Luca Pastorino per le regionali del 31 maggio e altre dichiarazioni analoghe fatte in questi giorni da esponenti nazionali della minoranza Pd, le elezioni liguri sembrano destinate a diventare sempre di più un caso politico.

Non è un segreto, infatti, che questo voto – più di altri – viene vissuto a Roma come un test nazionale, visto che sia a destra sia a sinistra, in Liguria, si scontrano due diversi esperimenti: da una parte il centrodestra unito con un’alleanza quasi inedita che va dalla Lega a Ncd; dall’altra un Pd spaccato tra renziani e non renziani. Luca Pastorino, civatiano uscito dal Partito democratico prima di Civati che ha messo insieme una coalizione che incorpora Sel e Prc, si contrappone alla vincitrice delle primarie di gennaio Raffaella Paita, che punta a un Pd a vocazione maggioritaria.

E se a livello locale lo scontro è soprattutto tra due sistemi di potere, quello legato al governatore uscente Claudio Burlando (quindi il “vecchio”) e una nuova classe dirigente del Pd che vuole azzerare i legami col passato (il “nuovo”), è anche vero che, a livello nazionale, la situazione si ribalta completamente, visto che i renziani (il “nuovo”) appoggiano proprio Paita e la minoranza Pd (legata a Bersani e D’Alema, volendo semplificare) sta con Pastorino.

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   Anche per questo la vittoria della candidata del Partito democratico oggi è molto meno scontata rispetto a cinque mesi fa. A gennaio si pensava che il vincitore o la vincitrice delle primarie avrebbero poi, di fatto, governato la Regione.

Ma lo strappo dentro il Pd – soprattutto a Genova, dove si giocano le elezioni – e la ritrovata unità a destra, grazie al lavoro di cucitura del candidato Giovanni Toti, hanno messo in discussione quello che tutti davano ormai per certo. Anche nei sondaggi la parola d’orine resta “incertezza”. Lo dimostrano le ultime rilevazioni fatte Scenaripolitici.it e Scenarieconomici. It che danno Paita e Toti a un’incollatura: 30,5% contro 30%. Mentre Pastorino sarebbe al 14,5% e Alice Salvatore del Movimento 5 Stelle al 21,5%.

   Ma se il deputato “civatiano” non ha alcuna chance di vincere – come dicono anche i sostenitori di Paita che lo accusano di lanciare la volata a Toti – cosa spinge una fetta – ancora da quantificare con precisione – di Pd genovese a sostenerlo, pur restando dentro il partito? Già perché Genova resta, ancora oggi, a tre settimane dalle elezioni, un punto debole per la corsa di Paita alla Regione. La “ferita” delle primarie non si è ancora rimarginata e a meno di un mese dal documento firmato da 200 tra dirigenti e militanti (tra cui il vicepresidente della Giunta ligure Claudio Montaldo) in cui si annuncia un “voto secondo coscienza” (tradotto: non per Paita) la situazione non sembra per nulla mutata. Nel capoluogo ligure, più che nel resto della regione, la fronda contro la candidata renziana risulta assai compatta e determinata.

Molti dei “ribelli” stanno facendo campagna elettorale attiva per Pastorino (promuovendo il voto disgiunto), altri intendono disertare le urne e qualcuno giura persino che voterà scheda bianca. Uno “scherzetto” che al Pd genovese potrebbe costare oltre 10 punti rispetto alle europee 2014, quando il Partito democratico, nel capoluogo ligure, prese il 47% (in tutta la Regione invece arrivò al 42). Oggi il partito – non la candidata Paita – secondo la stessa minoranza Pd potrebbe raggiungere al massimo il 33% (e il dato non è così lontano da quanto dicono i sondaggi).

L’obiettivo di chi sostiene Pastorino in protesta contro l’ala renziana, quindi, non è portare il deputato civatiano alla poltrona di governatore ligure, ma, come confidano alcuni esponenti di spicco della minoranza genovese, erodere il consenso di Paita per costringerla ad allearsi con Rete a sinistra una volta eletta.

Che Toti possa vincere, secondo gli stessi anti-Paita del Pd, è praticamente impossibile (mentre i renziani hanno più volte messo in guardia gli elettori dal sottrarre voti al Pd). E così il tentativo è provare a depotenziare il “probabile” trionfo della candidata del Partito democratico, obbligandola ad allearsi con una sinistra forte e sbilanciando in quella direzione un Partito democratico vissuto come troppo di “centro”. Ma questo è solo uno degli obiettivi. A livello nazionale la tentazione più grande è provare a minare la leadership di Renzi. (Dic/ Dire)