La sconfinata giovinezza di Manoel de Oliveira

di Alfredo Sgarlato – È mancato ieri Manoel de Oliveira, il regista più anziano in circolazione: era nato a Oporto l’11 dicembre 1908, ma secondo alcuni si toglieva qualche anno. Carriera molto singolare la sua: rampollo di una famiglia di possidenti, fin da bambino mostrò interesse per la “nuova” settima arte; nel 1931 girò il primo film, ancora muto, il documentario “Douro, faina fluvial”, e nel 1942 il primo film a soggetto “Aniki-Bobo”, molto simile al lavoro che faceva in quegli anni De Sica. Ma l’avvento della dittatura fascista di Salazàr, a cui de Oliveira era ostile, gli impedì a lungo di lavorare nel cinema. Fu anche incarcerato, si diede all’automobilismo, solo negli anni ’60 poté girare un paio di documentari, per tornare al cinema narrativo negli anni ’70, dopo la morte del dittatore. È con l’uscita in tutta Europa di “Francisca” (1981) che viene acclamato come autore, e da allora, all’età in cui molti si ritirano o non trovano più fondi per girare, divenne presenza costante ai festival, girando film regolarmente, fino all’anno scorso.


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Va detto che il cinema di de Oliveira, non è di facile visione, non è per tutti i gusti. È un cinema molto letterario e teatrale, spesso i suoi film sono lenti e verbosi. A volte è stato accostato a Buñuel, per film come “Benilde o la vergine madre” o “Specchio magico”, in cui affronta temi religiosi in maniera paradossale, ma è un paragone molto superficiale. Semmai la sua fonte di ispirazione era la letteratura, sia autori portoghesi da noi poco noti come Agustina Bessa-Luís o Eҫa de Queiros, che quella europea, come Claudel e Dostoevskij. Lavorava spesso con un cast di attori fissi, tra cui Leonor Silveira e Luís Miguel Cintra, ma attori di fama internazionale come Mastroianni, Deneuve, Piccoli, Malkovich, hanno lavorato volentieri con lui. Chi scrive ha amato particolarmente “La Divina Commedia”, film ambientato in un manicomio, dove ognuno dei ricoverati crede di essere il protagonista di un capolavoro della letteratura.

Si diceva che fosse culturalmente un uomo dell’ 800, ma era ironico e amante degli scherzi. Uno dei suoi ultimi cortometraggi racconta di due vecchi amici che si ritrovano dopo molti anni, ma non riescono a parlarsi perché continuamente interrotti dalle telefonate: allora sono costretti a telefonarsi per poter chiacchierare. Mario Monicelli, il regista più cattivo del mondo, affermava che non vedeva l’ora che de Oliveira morisse per essere lui il regista più vecchio del mondo. Manoel gli ha fatto un bello scherzo, ma il regista di “Amici miei” l’avrà apprezzato.