Andora, arte moderna: si inaugura la mostra “Il tempo nel tempio”

L’arte moderna trasforma la suggestiva chiesa romanica dei SS Giacomo e 2 - Antonio Murgia - operaFilippo di Andora in uno spazio espositivo aperto ai nuovi fermenti contemporanei. Si tratta della mostra “Il tempo nel tempio”, che sarà inaugurata il venerdì 20 febbraio, alle ore 18.30 e che fino al 20 marzo 2015 proporrà al pubblico le opere di Francesco Dau, Antonio Murgia e Raffaella Maron. Artisti apprezzati a livello nazionale ed internazionale, le cui opere sono state selezionate dal professor dottor Giorgio Grasso, storico e critico d’arte italiano, fra i più stretti collaboratori di Vittorio Sgarbi e già coordinatore del Padiglione Italia a Milano, Torino e Viterbo della 54° Biennale di Venezia, da Groundzero e dal critico d’arte dottoressa Mattea Micello, con la direzione artistica di Pierluigi Luise. La mostra sarà aperta, ad ingresso libero, dal venerdì alla domenica, dalle 15 alle 19.

Il “Tempo nel tempio”, ha il patrocinio del Comune di Andora ed apre al pubblico una delle chiese più belle della Liguria, uno spazio antico, di suggestiva bellezza che farà esaltare, anche per contrasto cromatico, le opere di ispirazione pop, astratta e le innovative sculture proposte. La chiesa è ubicata in Borgata Castello, nucleo antico di Andora, zona panoramica fra gli ulivi, dominata dai resti del Paraxo.

“Un evento artistico importante realizzato da un critico affermato come Giorgio Grasso, sempre alla ricerca di spazi dove presentare nuovi ed affermati artisti Italiani e che apprezziamo per il costante lavoro di ricerca sull’arte contemporanea, già dimostrato con i progetti realizzati per la 54° Biennale di Venezia – ha spiegato Maria Teresa Nasi, Assessore alla Cultura del Comune di Andora – L’evento presenta in Liguria, tre artisti affermati come Raffaella Maron, Francesco Dau e Antonio Murgia, operanti da anni a livello nazionale ed internazionale, che con le loro opere hanno conquistato l’attenzione delle critica e del pubblico”.

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La scelta dello spazio espositivo, la splendida chiesa Romanica dei SS. Giacomo e Filippo, non è causale. L’edificio romanico aveva conquistato con la sua architettura anche Vittorio Sgarbi che l’aveva visitata nel dicembre scorso.

“La chiesa dei SS Giacomo e Filippo ci è sembrato uno spazio straordinario per rendere il significato profondo che sta alla base del lavoro degli artisti presentati – spiega Pierluigi Luise – Quando l’artista elabora l’opera con un meccanismo di perfezionamento che va dalla forma grezza fino alla forma perfetta, simbolica ed universale, di fatto travalica i criteri tradizionali del tempo, non partecipa più alla sua durata. Esce fuori dagli schemi tradizionali e focalizza l’idea, la sviluppa la rende universale ed immortale. L’artista, come questo luogo suggestivo e bellissimo, dall’architettura forte e nuda, non appartiene a nessuna epoca ed a nessun luogo: al di fuori del Tempo del tempio e dello Spazio, il suo essere spirituale vive la sua eterna esistenza come succede alle opere d’arte quando sono la sintesi dell’esistenza e raggiungono immortalità”.

** Note sugli artisti a cura del Critico d’arte Mattea Micello

Antonio Murgia – «Quella di Antonio Murgia è un’arte di ispirazione Pop. 2 - Antonio Murgia - operaNel linguaggio della Pop art oggetti e figure della vita quotidiana vengono enfatizzati subendo un’operazione di isolamento e straniamento dal contesto originale. Murgia però, a questo processo, incanala nelle sue opere un’intensità espressiva del tutto eccezionale di carattere romantico. A dominare nello spazio compositivo è il viso. La presenza del solo volto, concentrato nella scena in un fondale senza referenti naturali paesaggistici, enfatizza maggiormente la dinamica della rappresentazione per diventare il volto stesso espressione di un particolare. La materia è mossa, la pennellata vibrante e il colore si impone in tutta la sua potenza sensuale e frenetica. I molteplici cromatismi, sembrano parlare, agire, registrare le tonalità delle emozioni per essere fautori di un’espressività intima e profonda».

Francesco Dau – «La pittura di Dau esprime passioni, sensazioni e, 3 - Francesco Dau - operasvincolandosi da particolari regole sintattiche, sviluppa una forma di espressione visiva libera da qualsiasi rappresentazione mimetica del reale per andare alla ricerca di energie pure. Forze intense che vivono nelle sue tele attraverso il colore, concepito come una vibrazione dell’anima. Il flusso dei colori, esteso sulla tela direttamente con le mani, scorre con naturalezza tra armonia ed estro fascinoso all’interno di uno straordinario caleidoscopio di forze vibranti, filtrati entro un’aura mistica. Con l’artista Francesco Dau, l’arte palpita di irrefrenabile anelito verso orizzonti poetici emozionali sempre più vasti. Il mondo poetico dell’artista appare in tutta la sua stupefacente cromia, la quale si cala nei recessi più profondi dell’animo umano. I colori si susseguono incessantemente con contrasti continui, dove ne ritroviamo nell’essenza oasi di quiete a cui fanno seguito momenti di forte tensione».

Raffaella Maron – «Da una straordinaria fusione di forme e simboli, 1 - Raffaella Maron - operamodellati mediante l’intuizione fantastica e un’assoluta libertà di pensiero, nasce l’arte di Raffaella Maron, scultrice e pittrice . Le opere presentano una rivoluzionaria struttura formale nelle quali si respirano remote tradizioni di civiltà antiche, vitalizzate all’interno di una visione estetica del tutto attuale. Sia nei lavori scultorei che in quelli pittorici, l’artista plasma e nutre le forme con incantevoli simboli che divengono, mediante il loro fascino congenito, elemento per conoscere la vera entità della natura universale. Dalle sculture, tese in uno slancio eroico ed enfatico ne emerge una proporzionale euritmia tra l’uomo e il cosmo. Quando a essere rappresentati sono dei volti o dei corpi, il modellato di essi si allunga, si assottiglia e, vestiti solo da simboli e segni enigmatici, paiono rivelare di essere entità divine interplanetarie ancora a noi sconosciute. Tutte le sue opere sono il risultato di una metamorfosi delle forme, incentrata all’interno di una mimica segnica altamente ancestrale e spaziale, nel quale respiriamo una realtà universale indeterminata e illimitata».