Torterolo: “La promozione dell’entroterra passa anche per il riconoscimento delle tipicità delle produzioni”

«Pensare che la valorizzazione delle nostre produzioni artigiane Maurizio Torterolo 02nell’agroalimentare ligure possa ridursi a eventi-spot con l’esposizione di qualche pecora in piazzale Kennedy o al Porto Antico a Genova non è la strada più efficace per promuovere le nostre imprese dell’entroterra che, con grande fatica, ogni giorno, conservano e garantiscono la continuità alle nostre tradizioni agroalimentari e presidiano il nostro entroterra dallo spopolamento, prima causa dell’abbandono del suolo con tutto quello che il fenomeno sappiamo comporta».


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Così Maurizio Torterolo, capogruppo della Lega Nord in Regione Liguria che questa mattina ha presentato un’interrogazione urgente agli assessori Guccinelli e Barbagallo sulla produzione lattiero-casearia ligure.

«Ritengo che le istituzioni possano fare molto di più – dice Torterolo – penso sarebbe loro compito attivarsi concretamente presso le Camere di Commercio per il riconoscimento degli operatori di questo settore oggi quasi invisivibile. In queste terribili settimane in cui si sono susseguite alluvioni che hanno colpito duramente, da ponente a levante, tutta la nostra regione, spesso abbiamo evocato la necessità di rivalorizzare l’entroterra per difendere dall’abbandono le nostre campagne e far sì che la prevenzione ritorni a essere, come già era per i nostri padri e per i nostri nonni, un lavoro quotidiano, continuo, fatto di manutenzione e difesa del suolo».

«È fuori di dubbio che per arrivare a risultati concreti la condizione di partenza sia la tutela e la promozione di tutte quelle attività legate alla campagna: dall’agricoltura all’allevamento e di conseguenza tutte le produzioni ad esse collegate. In Liguria abbiamo circa 25 tipologie casearie di eccellenza, pressoché sconosciute, che abbracciano tutto il territorio ligure, in prevalenza nelle vallate interne del genovesato, ma anche dello spezzino e del ponente della Liguria. Purtroppo, a oggi, non ci risulta che esista una classificazione ufficiale di queste tipicità dell’agroalimentare ligure che, in gran parte, sono addirittura assenti nei portali ufficiali dedicati all’agricoltura e alla zootecnia della Regione Liguria».

«Le aziende produttrici del settore nonostante siano di dimensioni molto piccole, con una dotazione di bestiame spesso inferiore ai dieci capi, in prevalenza bovini, ma anche ovini e caprini, svolgono un ruolo fondamentale nella difesa e nella vitalizzazione delle nostre vallate. Non solo: le tipicità casearie sono molto apprezzate come produzioni di nicchia da esperti del settore e dal crescente movimento turistico enogastronomico che, com’è noto, attira molti stranieri alla riscoperta anche del nostro entroterra. Ci risulta che la zootecnia da latte sia concentrata prevalentemente nelle vallate interne della provincia di Genova (valle Stura, valle Scrivia, val Trebbia, val d’Aveto, val Fontanabuona), della Spezia (val di Vara), di Savona (Val Bormida, Stella e Quiliano) e di Imperia (valli Arroscia, Argentina e Roja). Peccato che sul portale ufficiale Agriligurianet alla voce “prodotti tipici-latte e latticini” le produzioni del Ponente Ligure (valli Arroscia, Argentina, Roja, Bormida e Stella) non siano neppure citate».

«Eppure, il settore, da quanto risulta dalle statistiche ufficiali, risulta in espansione. Secondo quanto si legge sul sito ufficiale dell’Agricoltura della Regione Liguria la consistenza media degli allevamenti liguri ha registrato un aumento negli ultimi anni e che “il latte prodotto e commercializzato in Liguria ha registrato nel quinquennio 1998-2002 un incremento del 4% passando da 93 mila quintali della campagna 1997-1997 a 97.136 quintali della campagna 2001-2002. Pur mancando una classificazione precisa – che rende quindi praticamente impossibile ai produttori di fare rete e autopromuoversi attraverso iniziative di valorizzazione – secondo la classificazione di Movimprese-Unioncamere, in Liguria alla categoria “coltivazioni agricole e produzioni animali”, al primo trimestre 2014, sono registrate, oltre 10 mila imprese di cui 122 artigiane: impossibile, però, risalire al numero dei produttori caseari╗.

«Un microuniverso ancora tutto da scoprire e valorizzare che, se adeguatamente promosso nel contesto più ampio delle eccellenze agroalimentari del territorio, può rappresentare una risorsa per l’economia delle nostre vallate e un’opportunità di occupazione per le nuove generazioni, sempre più propense a un “ritorno alla terra”. Tra qualche mese, inoltre, si aprirà l’Expo 2015, dove la Liguria avrà spazi nel padiglione ad essa dedicato: sarebbe un peccato non ritagliare una vetrina per i nostri produttori caseari e precludere loro l’opportunità, imperdibile e unica, di farsi conoscere anche fuori dai confini regionali», conclude Torterolo.