Legambiente: il dissesto idrogeologico mette in ginocchio la Liguria

Si preannuncia un nuovo bollettino alluvionale tragico per la Liguria, con i Depuratore ingauno panoramica costa1 xG00vigili del fuoco alla ricerca di un disperso, centinaia di sfollati e un territorio stravolto. A quanto ammonteranno i danni subiti questa volta? Le dichiarazioni del Ministro Galletti “Non sappiamo quanti fondi avremo a disposizione per la Liguria” quali scenari aprono per la nostra regione, quando alla richiesta di 200 milioni per le alluvioni pregresse viene data questa risposta?, si chiede Legambiente Liguria.


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Le carte che descrivono il territorio soggetto ad alluvioni e frane dovranno certamente essere riviste, aggiornate, riscritte. Vi sono zone assolutamente insospettabili che sono finite sott’acqua e si sono trasformate in torrenti che scorrono su un letto di asfalto. Così per le frane. L’ordine ligure dei geologi registra più di 7000 movimenti franosi, il cui numero è sicuramente in aumento, dalla costa all’entroterra. Nel territorio regionale la superficie considerata ad elevata criticità idrogeologica è di 471 kmq; in quest’area sono residenti poco meno di 122mila persone, 59mila nuclei famigliari, 21.888 edifici residenziali e 2.851 edifici non residenziali. Riscrivendo queste carte scopriremo che i numeri aumenteranno, con una maggior esposizione al rischio per la popolazione.

Per mettere in sicurezza cittadini e territorio la nostra regione ha fondi limitati, altri non immediatamente spendibili per quanti se ne possano recuperare dai fondi comunitari, come il Fondo Economico di Sviluppo Regionale (che ha un obiettivo specifico sui cambiamenti climatici e il dissesto idrogeologico) e il Piano di Sviluppo rurale. I comuni ne hanno ancor meno e quei pochi sono bloccati dal Patto di stabilità. In futuro si potrà contare sui Fondi di Coesione Sociale, ma questi non saranno certo sufficienti e rappresenteranno solo una quota parte delle reali necessità. È evidente sia necessario un intervento economico governativo a livello nazionale, ma anche questo non potrà che essere limitato rispetto all’entità dei danni.

«È urgente creare una nuova cultura nella gestione del territorio e una economia che permetta di operare in condizione preventive e non in continua emergenza. Come Legambiente Liguria – commenta il presidente regionale, Santo Grammatico – ci siamo opposti alle ipotesi di costruzione di grandi opere non solo per i danni che possono procurare alla stabilità del territorio ma anche perché queste drenano fondi che dovrebbero essere dedicati alla sicurezza dei cittadini e delle infrastrutture esistenti».
«Gli investimenti previsti ad esempio dalla Legge Obiettivo per l’area di Genova parlano solo di grandi infrastrutture: tre miliardi per la seconda autostrada di Genova “Gronda di ponente”, sei miliardi per il Terzo valico ferroviario, la linea ad alta velocità Milano-Genova in gestazione da oltre 20 anni. È a questi fondi che bisogna cominciare a fare riferimento, rivedendo la loro allocazione e la necessità di riorientarne la spesa».
«Politici coraggiosi dovrebbero battere i pugni per ottenere che quota parte dei pedaggi autostradali, che ognuno di noi già paga percorrendo la Liguria e che producono enormi profitti, siano dirottati su un Fondo per la messa in sicurezza del territorio, la formazione per l’autoprotezione dei cittadini, il sostegno ai commercianti, artigiani e agricoltori. Siamo di fronte ad un fenomeno, per quanto noto, assolutamente nuovo, la continua emergenza meteorologica. Purtroppo la politica ci sembra sorda e cieca di fronte a queste proposte. L’isolamento e impoverimento della nostra regione – conclude Santo Grammatico – dipende dal dissesto idrogeologico, come dimostra la perturbazione che ha attraversato la Liguria in queste ore e ha prodotto gravissime conseguenze al suolo. Chi non comprende che le priorità sugli interventi da sviluppare vanno invertite contribuisce a mettere in ginocchio la nostra regione».