Anniversari: Alberto Lattuada, un regista da riscoprire

di Alfredo Sgarlato – C’è stato un periodo, tra gli anni ’50 e i primi ’70, in cui il cinema italiano era davvero il migliore del mondo. C’erano i giganti del cinema d’autore, come Fellini, Antonioni, Visconti, Rossellini, De Sica, Pasolini. C’erano i maestri del cinema di genere, come Leone, Bava, Monicelli. E poi c’erano registi che possiamo considerare grandi artigiani, che a periodi la critica tende a sottovalutare. Tra questi Alberto Lattuada, nato a Vaprio d’Adda il 14 novembre 1914. Dopo gli inizi come critico d’arte e scenografo Lattuada si dedicò alla sceneggiatura e alla regia, inizialmente con film tratti da romanzi, da Verga, D’Annunzio, Gogol (“Il cappotto”, con la migliore prova di Renato Rascel sullo schermo), alternando opere ispirate dal neorealismo a opere di grande raffinatezza formale; per queste ultime all’epoca si parlò di “calligrafismo”, ma era una scelta stilistica che nasceva come opposizione alla magniloquente retorica fascista. Ma Lattuada è noto soprattutto per i melodrammi, centrati su figure femminili magnificamente disegnate. La citazione contenuta in “Caro diario” di Nanni Moretti ha fatto riscoprire il bellissimo “Anna”, dove una grande Silvana Mangano è una ballerina che si fa suora. E chi scrive queste righe non può dimenticare l’impatto che ebbero all’epoca “Così come sei”, con Nastassja Kinski accanto a Mastroianni, o “La cicala”, con Virna Lisi e le debuttanti Barbara De Rossi e Clio Goldsmith. Già, perché Lattuada è uno dei registi noti per la passione per le fanciulle in fiore.


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guendalina-alberto-lattuada-1957-i-raffae---iunwuaqunwwiu Si appostava davanti ai licei per cercare facce interessanti: fu così che scopri Carla Dal Poggio, che sposò, e Jacqueline Sassard, bellissima, che interpretò il suo capolavoro, “Guendalina” (scritto da un altro grande sottovalutato, Zurlini) per poi lavorare con molti altri grandi registi, Chabrol e Losey su tutti. Lattuada ha anche a che vedere con la Liguria: “La spiaggia”, scritto da Rodolfo Sonego e interpretato da Martine Carol (la “Lola Montes” di Max Ophuls, uno dei capolavori assoluti nella storia del cinema), è ispirato ad un fatto avvenuto ad Alassio ed è stato girato tra Finale, Spotorno e Varigotti, con persone del luogo in ruoli minori.

spiaggia_martine_carol_alberto_lattuada_006_jpg_sbmjUno dei primi film italiani a colori, ebbe gravi problemi di censura, non passa mai in tv e, per chi ama la musica, ha una splendida colonna sonora di Piero Piccioni, che il gruppo avant-pop Stereolab ha usato come spunto per i propri arrangiamenti. Direi che ci sono abbastanza motivi per amarlo e riscoprirlo.