di Alfredo Sgarlato – Finalmente una vera serata estiva e Piazza San Michele è gremita di folla. Ed è già quando si presenta a salutare il pubblico Franco Cerri, che il suo compagno d’arte Alberto Gurrisi definirà “un pezzo di storia italiana, non solo musicale”, che un mare di applausi scatta per alcuni minuti. Permettetemi un ricordo personale. Non sono più un ragazzo e ricordo bene quella pubblicità in cui un signore elegante e simpatico si immergeva vestito per smacchiarsi, e i miei familiari mi spiegavano: “quello è uno dei più grandi chitarristi in Italia”. Ma Cerri sembrava divertirsi, come si diverte a suonare, e questo è probabilmente il segreto della longevità artistica sua o, per esempio, di Gianni Coscia che abbiamo ammirato alla scorsa edizione dell’Albenga Jazz Festival.
Accompagnato da due ottimi musicisti, il già citato Gurrisi all’organo e Alfred Kramer alla batteria, il trio di Franco Cerri esegue una serie di classici spaziando tra i più grandi compositori del’900, da Ellington a Jobim, con “Corcovado”, da Morricone, il tema da “C’era una volta in America” ad altri temi da film, da “Someday my prince will come” a “Parlami d’amore Mariù”. Tra un brano e l’altro la presentazione di Cerri, sempre spiritosa e garbata, come quando cita Platone come un vecchio amico. Lo stile di Cerri è quello più classico della chitarra jazz, frasi semplici e pulite intervallate da break di accordi sincopati; certamente Jim Hall o Barney Kessel, i giganti americani, gli devono qualcosa. Funziona bene l’abbinamento con l’organo, che funge anche da basso: Gurrisi è musicista gustoso, dal timbro caldo e dal bel fraseggio sensuale. Alfred Kramer dà lo swing usando soprattutto le spazzole. Fin dalle prime note, a tempo di bossa, siamo proiettati in un altro mondo, in un film in bianco e nero di quello dove tutti i personaggi sono affascinati ed eleganti e i buoni vincono. Ma niente nostalgia, semmai classicità. Nel finale si aggiunge un allievo dei corsi tenuti da Cerri, Alessandro Usai, chitarrista di bel talento, e i quattro improvvisano una lunga jam sulle note di “Take the A train”.
La serata si era aperta col saluto del Sindaco Giorgio Cangiano e coi ringraziamenti del Direttore Artistico Alessandro Collina alle grandi donne che gli stanno accanto, Presidente e Vicepresidente di Le Rapalline in Jazz Barbara Locci e Giorgia Grossi, e a tutti coloro che hanno reso possibile il festival. Il pubblico vorrebbe che Franco Cerri e il suo trio suonassero tutta la notte, ma il chitarrista saluta con un ultima battuta, afferma di non sapere altre canzoni, ma si fermerà a lungo a chiacchierare coi fan. Parafrasando Ellington e suoi adepti, possiamo dire che Albenga il treno del jazz l’ha preso e speriamo che sia un viaggio lunghissimo.
(*Prima foto in alto di Sandro Immordino)