Albenga, apre la quinta edizione di Terreni Creativi

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di Alfredo Sgarlato Albenga. Quinta edizione per il Festival ideato da Kornoteatro, la più originale manifestazione che si può apprezzare nelle nostre lande, e forse anche altrove. Sede della prima serata è l’impresa Terra Alta, in regione Filuse. Il pubblico è accolto dalle allieve dello stage di danza di Nicoletta Bernardini, che ballano nelle serre.

A fare da avanspettacolo Gli omini, Luca Zacchini e Nicolò Bellini, che mettono in scena “La lunga asta del Santo”. Dopo aver distribuito denari al pubblico e aver installato, con modi imbranati, un banchetto da banditore, iniziano a raccontare le vite, in parte filologicamente corrette, in parte inventate, dei santi più e meno noti. Quindi le figure dei santi sono messe all’asta, rigorosamente in lire, e il pubblico, tra le matte risate, si scatena nelle offerte. Una signora che non è in grado di pagare la somma offerta è creativi1condannata a genuflettersi di fronte a San Calimero. Qualcuno dietro di me commenta: “è un po’ blasfemo; è un capolavoro”. Risate, allegria, e un miracolo finale.

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Dopo la cena al ritmo lounge e reggae delle ottime musiche missate da MaNu Dj, spettacolo clou della serata: “Primi passi sulla luna”, di e con Andrea Cosentino. La luna è lo spunto di un lavoro teatrale e metateatrale, un vero e proprio saggio sul postmodernismo. In un continuo gioco di connessioni la Pimpa si lega a Kubrick, e Kubrick alla teoria del complotto, fondamento della letteratura postmoderna da Pynchon a De Lillo.

Cosentino entra ed esce dallo spettacolo, di volta in volta è un personaggio, è un finto critico che spiega il lavoro di Cosentino (o di Kubrick), è se stesso che racconta come nasce, e non finisce, lo spettacolo. Narrazione e vita vera, comico e drammatico, cappelli rosa si legano a Nick Drake, “Pink moon” ovviamente, e questi a Fred Buscaglione, con l’autore/attore che cambia voci e accenti a seconda dei personaggi. Un testo geniale, che pubblico sottolinea con risate e applausi nei momenti più intensi.

Un po’ lungo forse; infatti è mezzanotte passata quando sale sul palco il trio di Fabio Giachino, e molti spettatori se ne sono già andati via. Sbagliando, perché i tre musicisti sono molto bravi. Eseguono un jazz molto moderno e ritmato, tutte composizione proprie tranne la conclusiva “You taught to my heart to sing” di Mc Coy Tyner. Giachino è un interessante pianista, con un bel senso della frase, che non perde la melodia nemmeno sui tempi più veloci; validi i due accompagnatori, il contrabbassista Davide Liberti e l’ottimo batteristacraetvi3 Ruben Bellavia, a suo agio su tempi molto particolari, quasi da rock o da drum’n’bass, che tiene con stile geometrico. I pochi fortunati rimasti apprezzano molto. Davvero una bella serata, in cui abbiamo riso molto, ci siamo commossi, abbiamo mangiato bene e ascoltato grande musica. Stasera un’altra scoppiettante serata al CeRSAA di regione Rollo.

* Foto di Sandro Immordino e Giorgio Barbera