Arte, Pellerano: “Bilancio col buco e case popolari che cadono a pezzi”

«Abbiamo centinaia di famiglie che da anni attendono la casa popolare già Lorenzo Pelleranoassegnata e migliaia di inquilini liguri che vivono in appartamenti di edilizia pubblica fatiscenti e aspettano, come un miraggio, interventi di manutenzione. E questa giunta che fa? Invece di attivarsi in difesa del diritto alla casa per i cittadini in difficoltà, scarica i propri debiti su Arte, il ente strumentale di Regione Liguria per l’edilizia pubblica, e continua a difendere un’operazione vergognosa, dal punto di vista politico e discutibile dal punto di vista contabile, senza dimostrare alcuna volontà di porre rimedio alle osservazioni sollevate dalla Corte dei Conti». Così Lorenzo Pellerano, consigliere regionale della Lista Biasotti, è intervenuto durante la discussione questa mattina in aula del ddl 353 Legge Finanziaria 2014 al vaglio dell’assemblea.

Pellerano, che per primo a fine 2011 aveva denunciato più volte dubbi e perplessità nel merito dell’operazione di cartolarizzazione degli immobili regionali – tra i quali l’ex ospedale psichiatrico di Genova Quarto – ha oggi ripercorso le tappe salienti della vicenda che si è conclusa, due settimane fa, con il giudizio di parifica della magistratura contabile che ha individuato, nel bilancio regionale, come voce passiva – anziché attiva – i 103 milioni di euro della vendita ad ARTE di un pacchetto di immobili della Regione.

«Dai verbali di Arte di due riunioni di novembre 2011, emerge come si sia consumata una triangolazione che ha visto la Giunta Burlando come regista inequivocabile, a esclusivo danno delle casse dell’azienda che non aveva alcuna intenzione di comprare beni dalla Regione né di indebitarsi per farlo. Da quanto dichiarato nei verbali dall’amministratore unico di ARTE Genova Vladimiro Augusti l’azienda aveva un bilancio in equilibrio: comprare beni delle aziende sanitarie liguri, per tappare un buco di bilancio, con un investimento tra i 65 e i 70 milioni e conseguente indebitamento con un istituto bancario avrebbe costituito “grave pregiudizio per il bilancio di Arte oltre a responsabilità personali dell’amministratore unico’”. Insomma: se ARTE non fosse stata coinvolta in questa scellerata operazione di “finanza creativa” dalla Regione è molto probabile che oggi avrebbe maggiori risorse per compiere opere di manutenzione ordinaria negli immobili di proprietà e per realizzarne di nuovi per le famiglie liguri in difficoltà economica».

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«Purtroppo, però, oggi sappiamo com’è andata a finire. Arte ha dovuto chiedere un’apertura di credito per oltre 100 milioni di euro con spread al 6%, il debito è cresciuto del 373%, gli ispettori del ministero dell’Economia prima e la Corte dei conti poi hanno passato alla lente d’ingrandimento questa situazione che finalmente è uscita allo scoperto. Purtroppo a farne le spese sono oggi tutti gli inquilini di ARTE che, come evidenziano alcuni alcuni sopralluoghi fatti di recente e documentati con foto (in allegato), sono spesso costretti a vivere in situazioni ai limiti della decenza e delle condizioni igieniche primarie. Sarebbe un atto di buon senso se finalmente la giunta iniziasse a rimediare ai propri errori e, con un’apertura ai contributi della minoranza che per prima ha denunciato quanto la Corte dei Conti oggi conferma, desse il proprio sostegno ad ARTE, accompagnandola fuori dalle sabbie mobili dove l’ha spinta tre anni fa», conclude Pellerano.