Bilancio regionale, Pellerano: “Basta con l’illusionismo contabile e i silenzi imbarazzati”

«La bocciatura dell’operazione di vendita degli immobili della regione ad Arte contenuta nel giudizio di parifica della Corte dei Conti sul bilancio Lorenzo Pelleranodella Regione è l’atto definitivo che attesta, nero su bianco, quanto per primo ho denunciato dal dicembre 2011 fino a oggi. Le mie periodiche richieste di chiarimenti sulle svendite degli immobili, per esempio di Quarto, sono sempre state liquidate da questa giunta con poche parole, rivendicando la bontà di un’operazione che, come ho più volte evidenziato, di buono non aveva proprio nulla. Ora le mie convinzioni trovano conferma nelle decisioni dell’organo di controllo».

Così Lorenzo Pellerano, consigliere regionale della Lista Biasotti, interviene in merito alle osservazioni della Corte dei Conti sul bilancio della Regione Liguria, in particolare sull’operazione che ha visto l’indebitamento per 104 milioni di euro dell’ex Istituto delle case popolari, oggi Agenzia regionale per l’edilizia residenziale pubblica.

«La puzza di bruciato dello scarica-debito dalla Regione all’ente strumentale ARTE si sentiva da lontano – commenta Pellerano – Solo la maggioranza non la sentiva o non la voleva sentire. A marzo di quest’anno sono stato invitato dai Comitati di Quartiere ad un confronto pubblico sui conti di ARTE, ma la Giunta non si è presentata e non si è neppure fatta rappresentare da un dirigente di ARTE. E già tre anni fa avevo sollevato forti dubbi sull’ultima cartolarizzazione regionale: gli elenchi degli immobili “in vendita” furono incredibilmente tenuti nascosti fino alla presentazione in aula della delibera e quando furono presentati, notai che la vendita dell’ex manicomio di Quarto rischiava di comportare costi milionari per ricollocare i servizi sociosanitari in altre sedi. Dubbio anche l’interesse da parte di privati all’acquisto di un area già venduta – sempre da giunte Burlando – a macchia di leopardo, negli anni precedenti».

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«Nel tempo le mie perplessità sono state confermate dalla Asl 3, dal Comune di Genova, dal municipio Levante, dai Comitati di quartiere ed anche dagli ispettori del ministero delle Finanze, fino alla “certificazione” recente da parte della Corte dei Conti.  I dati contenuti nell’ultimo bilancio di ARTE – di cui avevo ottenuto copia – erano davvero allarmanti. Il rosso del debito come ha fatto a lasciare tranquilli o indifferenti i principali attori della scena politica regionale? Come potevano #staresereni gli assessori Paita, Rossetti e Montaldo che oggi si candidano a “nuovo che avanza” o “novelli rottamatori” e che sono i principali registi, insieme a Burlando, della voragine nelle casse della Regione? Una voragine che questa giunta, con scelte approssimative quanto dannose, era quasi riuscita a scaricare sulle spalle di ARTE, l’azienda che dovrebbe garantire il diritto alla casa per le famiglie liguri in difficoltà e che invece, senza scrupolo alcuno né fondamento contabile, è stata usata in questi anni come finanziaria, svuotandone le casse e riempiendole di debiti nei confronti di Banca Carige».

«Nel bilancio 2012 di ARTE-Genova si leggevano debiti per 173 milioni di euro, di cui l’83% derivante proprio dalla cartolarizzazione di immobili della Regione. Ricordo che nel 2011 la Regione aveva imposto all’ex Istituto Case Popolari di acquistare suoi immobili per un valore di 104.759.368. ARTE avrebbe dovuto poi rivenderli a ipotetici privati, ma – a fronte di un quadro drammatico del mercato immobiliare che la maggioranza non poteva non conoscere – non c’è riuscita e non sono bastate né le millantate spedizioni in Russia né la leggina ad Regionem, legittimamente contestata dalle associazioni dei costruttori edili liguri. Per comprendere l’utilizzo dissennato dell’Agenzia come scarica-debiti da parte della Regione, basta osservare come l’indebitamento sia cresciuto dal 2009 a oggi passando dai 21 milioni di euro ai 102 del 2011 (+373% in due anni!) sino a toccare quota 173 milioni di euro del 2012».

«Purtroppo, non mi consola poter affermare oggi “io lo avevo detto”. Tuttavia, è scontata una riflessione: come possiamo fidarci delle capacità amministrative di assessori – chi più o chi meno apertamente in aria di ricandidatura alle prossime Regionali per guidare la Liguria – che hanno aperto voragini di bilancio nelle casse dell’azienda che dovrebbe dare risposta alle famiglie in difficoltà, tentando di nascondere alla meno peggio i buchi della Regione? Le operazioni di “contabilità creativa” non sono più accettabili. Ora che il trucco delle “tre carte” per nascondere i debiti della Regione è stato scoperto, è indispensabile un atto di grande responsabilità da parte di questa giunta: ammetta i propri errori, eviti ulteriori forzature o scelte azzardate e si apra al contributo fattivo di chi, anche dai banchi della minoranza, vuole attraverso critiche fondate trovare una soluzione a questo immenso pasticcio. Ai liguri, poi, il compito di giudicare l’operato dei partiti che hanno governato per nove anni questa Regione», conclude Pellerano.