Albenga, in vendita pescespada di 190 chili ma l’Enpa invita al boicottaggio: “specie è in via di estinzione”

«Il corpo squartato di un grande animale marino giace in questi giorni, in pescespadaesposizione per la curiosità dei passanti e pronto per la vendita, tra i banchi di una nota pescheria di Albenga. È un immenso pescespada di 190 chili, ucciso da un peschereccio imperiese». Ed è polemica da parte degli animalisti: «La Protezione Animali savonese invita i cittadini, che pur si nutrono di carne e pesce, a non comprare la sua carne, per rispetto a questo grande animale la cui specie è in via di estinzione. Sarebbe un grande segnale di attenzione ed amore verso il mare e le sue creature e verso una specie che, è dimostrato non solo dalla struggente canzone di Modugno, è dotata di sensibilità, sentimenti e vita sociale simili ai cetacei. Da anni ENPA chiede inutilmente al ministero dell’ambiente di vietare la cattura di grandi esemplari con obbligo di rimetterli in mare se ancora vivi».

«È tempo di dichiarare la pace ai pesci del mare e, per fortuna, qualche primo tentativo sta finalmente nascendo», sostengono: «La Protezione Animali savonese ringrazia l’Assessore all’Ambiente e la Lega Navale del Comune di Finale ligure per l’iniziativa “il sentiero blu“, ovvero l’attrezzamento di un tratto di mare lungo Capo San Donato dove si potrà nuotare a pochi metri dalla riva ed osservare gli animali marini senza ucciderli. Ed esprime soddisfazione per le manifestazioni ed i percorsi guidati in mare organizzati ad Andora e ad Albenga e, a cura del Centro di Educazione Ambientale della Riviera del Beigua, tra Albissola a Varazze; ma non può che criticare i ben diversi e purtroppo numerosissimi eventi di pesca cosiddetta sportiva e che sempre più spesso sono indirizzati a bambini e disabili, persone sensibili portate all’empatia verso ogni essere vivente ed a cui viene invece insegnato ad uccidere animali per passatempo. Un esempio di cattivo uso del mare viene dal Comune di Bergeggi, che gestisce l’omonima area marina protetta – si fa per dire – in cui da un lato si ostina a non occuparsi della fauna selvatica ferita o in difficoltà negando aiuto all’ENPA, che d’estate interviene ogni giorno a recuperare animali, e dall’altro ha speso chissà quanto per stampare un calendario in cui sono riportate le ricette tipiche per cucinare i pesci e crostacei che vivono nell’area».

L’ENPA savonese ha un sogno: «quello di una fascia costiera in buona parte proibita ad ogni attività di prelievo ed uccisione della fauna marina, come già avviene in molte nazioni meno “civili” della nostra, in cui i pesci hanno imparato a non temere l’uomo, si lasciano avvicinare ed osservare, ed invece di finire infilzati o in padella producono molta più ricchezza, per le economie locali, sotto forma di turismo responsabile. Ciò servirebbe anche a trattenere i gabbiani su spiagge e scogliere invece di spingerli, per mancanza di pesci, a colonizzare le città in cerca di cibo. Ed aiuterebbe il mare, le cui creature, come recitano inascoltati da anni tutti gli organismi scientifici mondiali, sono per il 75% in netta diminuzione a causa di una pesca professionale ipertecnologica e di un’attività dilettantesca con un impatto non più trascurabile a causa dell’enorme numero di praticanti; la recente ennesima presenza di meduse sulle coste liguri è infatti la prova che il mare è vuoto, non pulito».

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