Romanzo americano e letteratura europea

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di Alfredo Sgarlato – Quand’ero ragazzo sognavo di diventare un grande scrittore o un bravo psicologo. Perché vi faccio questa confidenza? Perché è funzionale all’argomento che andiamo a trattare.

Se leggete un romanzo europeo del ‘900, anche un’opera fondamentale come “L’insostenibile leggerezza dell’essere” o “Se una notte d’inverno un viaggiatore”, libri che hanno rischiarato i foschi anni ’80, vi viene da pensare che sia il prodotto di un uomo eccezionale in quanto a intelligenza, cultura e sensibilità, che ha saputo metterle a frutto, e che come è stato un grande scrittore poteva essere un bravo psicologo o architetto. Se invece leggete “Tenera è la notte” o “L’urlo e furore”, vi rendete conto che il suo autore, se non fosse riuscito a pubblicare il suo romanzo, si sarebbe ucciso.

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In breve, la differenza che passa tra un intellettuale che fa un lavoro al suo meglio, pur rimanendo un allievo, anche quando è il migliore degli allievi, e una persona che ha fatto dello scrivere una ragione di vita. Leggendo un romanzo europeo, soprattutto italiano, che rarissimamente non mi deludono, mi viene da pensare che manchino carne e sangue. Quelle che si trovano nei romanzi americani, anche in quelli di epigoni, pur bravi, come Lansdale o Ellroy. Certo, ognuno può (deve) poter leggere e scrivere quello che vuole, e queste sono solo elucubrazioni di un opinionista insonne. Ma anche l’autobiografismo, così noioso in un italiano, in Scott Fitzgerald o Kerouac diventa epica. Se a raccontare un adolescente nevrotico è Nicola Lagioia (che è bravo, per carità) scatta inevitabile il “questo lo scrivevo anch’io”. Se lo fa Salinger diventa paradigma di un mondo.

tender_is_the_nightDifficile indagare sulle cause, potremmo indagare su la storia e la geografia, la religione e la psicoanalisi, il male di vivere e la felicità, la strada contro l’accademia, ma allora perché un Celine che avrebbe tutto per essere come gli americani è la massima incarnazione della noia?

Poi arrivano i sud americani a scompigliare tutto, a raccontarci di una biblioteca che è l’universo o di un uomo che ha la più bizzarra delle malattie. E questo non col senso di angoscia e claustrofobia di Kafka ma con la bellezza dell’infinito, che è la fantasia. Allora non rimane che augurarvi buona lettura, possibilmente sotto l’ombrellone.

* il trend dei desideri: la rubrica Corsara di Alfredo Sgarlato